
Quanto non sopporto avere un punto di domanda nella mia mente, che gira e rigira nel mio cervello, poi scende fino al cuore, che è per sua natura irrazionale, e che rifiuta le risposte più logiche, più realistiche.
E allora dedico a me stessa questa poesia.....
“Attesa” di Vincenzo Cardarelli
“Oggi che t’aspettavo
non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s’annuncia e poi s’allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L’amore, sul nascere,
ha di questi improvvisi pentimenti.
Silenziosamente
ci siamo intesi.
Amore, amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d’insulti”.
Attesa e speranza
Nella sua bellissima poesia, Vincenzo Cardarelli racconta l’attesa che si avvinghia come un parassita al cuore del poeta, che aspetta invano il ritorno dell’amante, e nel frattempo si nutre di desideri, dubbi e speranze sui sentimenti e su quanto questi siano ricambiati dalla persona amata.
Quante volte ci è capitato, e quante volte ancora ci capiterà, di rimanere ad aspettare incerti un segnale, una manifestazione, un simbolo che ci faccia capire che l’amore esiste anche dall’altro capo del filo, che non ce lo siamo immaginato, che vive tanto in noi quanto nel destinatario dei nostri sentimenti:
“[La tua assenza] Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
s’annuncia e poi s’allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L’amore, sul nascere,
ha di questi improvvisi pentimenti”.
L’amore è una cosa difficile. Ci fa sentire su un’altalena precaria, e noi dondoliamo spaventati, divertiti, felici e un po’ preoccupati. Il più delle volte, continuiamo a dondolare sull’altalena consapevoli del dolore che proveremmo dopo una caduta.
Ma si sa, l’emozione e la felicità che scaturiscono da questo gesto di primordiale libertà valgono più di tutte le ferite che ci procureremmo con una caduta.
E allora amiamo, attendiamo e amiamo, nonostante tutto.