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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Un’attenta commentatrice dalla spiccata sensibilità ha evidenziato come ci sia tristezza in quel che scrivo e come questa tristezza sia specchio dell’emozioni che vivo. Emozioni che mi rendono scontento.

 

Probabilmente ha ragione. Per come interpreto la comunicazione, si hanno sempre più verità di un pensiero: Il mio, il tuo, il suo, il loro.

 

A volte tra la verità originale e quelle surrogate non c’è poi tanta differenza, alcune volte coincidono al millimetro.

 

Se si potesse parlare con se stessi!?
E perché no!!!

 

“Ciao me stesso.
Come va oggi?”

 

“Ciao io esteriore.
Un pò assonato, non ho dormito bene stanotte.”

 

“Oh mi dispiace. Come mai?
Qualcuno ti ha disturbato?”

 

“Fai lo spiritoso!”
Lo sai benissimo come mai.
Tu, mi hai disturbato!!!

 

“Io?”

 

“Sì, sì, tu!”
Non fai altro che lamentarti, chiuderti in te stesso e rimuginare, rimuginare e rimuginare.
Guarda che dentro te stesso, ci sono io.
E sono stanco di sentirti far rumore.

 

“Ma che dici!
Ma se non dico, mai, nulla, sto sempre in silenzio.”

 

“Pensi di stare in silenzio, in realtà fai tanto rumore.
Vuoi degli esempi? Esci con la nostra G. e che fai?
Invece di rilassarti e divertirti, ti guardi attorno, quasi, infastidito, ti muovi, sempre, nervosamente e poi se qualcuno capita ti sorride: che fai? Abbassi la testa e accenni un timido sorriso, per giunta non subito ma dopo aver fatto passare qualche secondo. E poi ci tocca subire le esternazione e i rimproveri di G. che giustamente ti vorrebbe più social che virtual social. Queste so tutte cose che, qui dentro, fanno un sacco di rumore.”

 

“Adesso non esagerare.
Lo sai che siamo riservati, dare confidenza non è facile per noi. Ci serve tempo”

 

“Tempo, tempo, sempre, tempo. E, poi, parla per te. Io la confidenza la darei subito, a me mi frena questo muro interiore, che non posso valicare, se no sai le capriole che farei?
Chi credi ti aiuti quando, capita, sei nel panico e ti viene quella forza, che irrompe travolgendo tutti e tutto? Io sono bello mio.”

 

“Certo!!!
Adesso le cose belle che faccio sono merito tuo.
E quelle brutte solo colpa mia!
Guarda che è, anche, colpa tua se sono un naufrago.”

Colpa tua, colpa mia.
Visto! Ancora a lamentarti.
E che sarà mai?
Sei in gamba, intelligente, sensibile, perché credi G. continui a stare con te. Perché sa quanto valore ha il nostro cuore. Le donne sono risolute e decise, fattelo dire da uno che le capisce - Come no! - mica sono uomini. Se non amato più, non ci pensano due volte a voltare pagina.
Poi sei un animo capace di prendere il nulla e dal nulla creare emozioni e questo acchiappa tanto :-D
Quindi smetti di far rumore, ascolta invece il silenzio e trasformalo in melodia, in melodia del cuore.
Vivi la vita a ritmo di musica e se ogni tanto, capita di prendere una stecca, fa niente.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, disse la grande anima, io ti dico, sii il cambiamento che non vuoi essere, sii quello che gli altri non si aspettano, e se vuoi essere, sempre e comunque, te stesso e diamine, sii te stesso con il bene e il male.
Io ci sarò sempre con o senza rumore.”

 

Ecco questo potrebbe essere un dialogo tra me ed io. Non so se è veritiero, se si può esser bugiardi (fino in fondo) anche con noi stessi, son convinto di sì. Ma alla fine è questo quello che nel nostro profondo alterna tempesta a sereno, un conflitto di pensieri subliminali che a volte ci tirano su altre ci buttano giù, così banalmente.

 

Non so che post è, oggi uscito fuori, strano forse, non che io sia, poi tanto, normale :-)

 

Buon fine settimana.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Oggi son entrato varie volte, con l’intento di scrivere un pensiero, ma il pensiero non voleva e non vuol sbocciare. E così, ti ritrovi al mattino a scrivere e la sera a cancellare quel che hai scritto.

 

Si scrive, sempre, per un motivo. E la spinta dietro a quel motivo nella maggior parte dei casi è mettersi a nudo.

 

Qui, in verità, suona strana la frase appena scritta, perché nel profondo chi legge non è chi vorresti, ma chi ti capita. Occhi senza voce e volto che sbirciano un angolino esposto della mia anima.

 

Un angolo non segreto, perché non c’è volontà di tener nascosto, niente, al compiacimento, che mi stuzzica la mente.

 

I segreti, quelli veri, non li condivido, al massimo li accenno.

 

Sono le 00:10, non ho scritto nulla e nulla credo, oggi, scriverò. O forse no! Se mi metto d’impegno qualche aforisma si trova sempre. Amore, guerra, arte, musica, i sempre verdi, sono muse che non lasciano senza argomenti nessuno.

 

Che vi devo dire, anche questo fa parte del pacchetto. E se devo esser sincero, va bene così, la notte è perfetta per non dire nulla, per non avere interlocutori o commentatori, niente attese o rincorse.

 

Domani, sarà un nuovo giorno e con esso ci sarà un nuovo post e nuove intenzioni.

 

Ora scrivo solo della notte e nella notte.

 

L’amica di mille tormenti, la placida accompagnatrice di interminabile veglie.

 

A parte la mia amata, l’unica a cui dedicherei una poesia è lei: la notte con il suo disco pallido.

 

Con le sue lunghe attesa a volte nevrotiche a volte

orgasmiche.

 

Con quella prima luce che anticipa il primo sole. L’alba romantica, l’alba artistica.

 

Ecco questo è quanto ho scritto e scriverò in questa notte. Passate oltre perché, oggi, non ho nulla da dire, nulla da chiedere o forse quel che ho da dire è un racconto, che solo il silenzio può narrare.

 

Buona notte.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Durante l’intera mia vita, ho spesso dubitato di me stesso. Ancora oggi ci sono momenti che mettono in crisi le mie forze e fan cadere in un cupo grigio ogni visione di colore. C’è, però, un pensiero ancor più angosciante, ed è dubitare degli altri, dell’amore degli altri.

 

Gli altri, ovviamente, non sono tutti. Gli altri (in questo caso) sono i pochi, chi è importante.
Da bambino e poi ragazzo, per inesperienza e incoscienza, quell’incoscienza infantile che rende egoisti, ho dubitato dell’amore dei miei genitori, ma si era bambini, un’età che non da’, ma prende. Da giovani adulti, non si prende più solamente, si da’ anche, e il dare richiede fiducia.

 

Da quando ho l’amore accanto, l’amore che completa, anche di esso ho dubitato.
Quante volte ho pensato, in quei momenti di turbolenza e conflitto: Ma mi ama davvero?
Come può dire o pensare, certe cose se mi ama?

 

Ho imparato che la bocca a volte è: dispettosa, capricciosa, nemica del cuore.

 

Per questo si passa gran parte della vita a cercare il perdono, a dimostrare con gesti di ordinario amore, che siamo parte di un’insieme.

 

Ieri, sono stato d’umore grigio per tutta la giornata, come ho scritto senza sapere il perché o per qual è motivo, una giornata storta alcuni direbbero, capita.

 

Un gesto inaspettato e cercato, può cambiare tutto. La mia compagna, già dal pranzo, come ho scritto, se n’era accorta. Ieri sera, mentre io ero seduto pensieroso, guardando distrattamente la Tv, si avvicina, si siede accanto a me, poggia la testa sulla mia spalla e, semplicemente, mi accarezza tenendomi la mano.

 

L’amore è un piccolo inaspettato gesto, donato quando lo senti lontano.
È bastata quella dolce presenza a spazzare via dal cielo le nuvole grigie, che violentemente tempestavano la mia anima. E anche se il mare sotto il cielo è, sempre, tumultuoso, furioso, oltre l’orizzonte vedo un cielo limpido, che s’illumina ai primi raggi del sole.

 

È il sole è: Lei, è sempre stata lei.

 

Piccoli gesti di ordinario amore. Trovati non nei canti, nella poesia, nella bellezza delle rose o nella passione più morbosa, ma in una testa che dolcemente si poggia su una spalla.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Un’anziana donna aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato era in imbarazzo per via del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:
Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa
La vecchia sorrise:
Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho Sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

In una precedente riflessione ho accennato che stavo ridistribuendo gli spazi nel mio studio.
Nel sistemare gli oggetti, oggi, ho notato un vecchio amico:

 

Vecchio amico

 

I ricordi legati a questo manichino sono tantissimi. Oggi, che la sua funzione è stata ahimè, abbandonata per esser retrocesso a semplice oggetto d’esposizione, mi da spunto per un nuovo pensiero, legato al corpo.

 

Molti delle insicurezza che ci portiamo dietro, hanno un forte legame con la percezione del nostro corpo, percezione suscettibile al limite del tormento alle opinioni altrui.

 

Ho sempre ritenuto superficiale il pensiero che sminuisce il problema. Cuore di mamma ti porta sempre nel petto sia tu bello o brutto, poi diventi adolescente e la mamma non è più l’unica voce che ascolti e scopri che, poi, così bello come diceva non eri.

 

Da adulti, molto adulti, si perde, per fortuna, questa percezione, si è concentrati su altre priorità che hanno scadenze che alleggeriscono pensieri e pressioni.

 

Ma d’adolescenti, da giovani uomini e donne, il problema esiste ed è ben radicato dentro e fuori.
Facile dire:
“La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall'aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore…” o “Gli altri uomini vedono in te una bellezza che dileguerà più veloce dei loro anni. Ma io vedo in te una bellezza che non svanirà, e nell'autunno dei tuoi giorni quella bellezza non avrà timore di guardarsi nello specchio, e non ne riceverà offesa." il buon Gibran.
Caro Gibran, dalle vette della tua saggezza, la retorica muta in poesia e l’emozione diventa un capriccio per dare forma ad un'espressione eterea che è più una preghiera che un t’amo.
Per me che sono un povero mortale, le cose son molto diverse.

 

L’aspetto condiziona la crescita interiore, perché le relazioni si reggono prima di ogni altra percezione, sul contatto.
E da ragazzi: il contatto, l’interazione, il gioco, sono i principali canale di comunicazione. L’ideale intellettuale cresce e nasce con una certa maturità, prima c’è l’energia dalla fisicità. Iniziare il cammino verso la maturità, con la traumatica consapevolezza che chi ti guarda non vede bellezza, ma qualcosa che può esser deriso e offeso, lascia ferite che si trascinano per lungo tempo, ferite che ritornano quando poi l’ombra ti prende il cuore e l’anima.

 

Questa riflessione nasce, in verità, per condividere un brano, che recentemente è stato ripresentato dall’artista che l’ha portato al successo.
Brano significativo, dal messaggio importante ieri come oggi.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Lunedì!
Ecco che inizia una nuova settimana. Il lunedì è sempre stato un dì, capace di suscitare (altalenanti) emozioni, fin dai tempi della scuola.

 

Emozioni che alternavano fastidio a gioia. Fastidio per l’interruzione di quella attesa libertà concessa la domenica. Gioia! Perché il nuovo iniziava.
Anche, ora, le novità sono attese, anche qui dove la riflessione diventa una riva su cui sedersi in attesa delle onde, che nel vai e vieni lasciano, sempre, qualcosa.

 

Finora ho registrato, solo, un paio di volte opinioni su eventi e scenari esterni alla mia persona e fatto salvo alcune eccezioni, continuerò a tenere lontano da questo spazio: Guerra, violenza e dibattiti sociali.

 

L’istinto di parlare d’Arte c’è!
È sempre stata presente nella mia vita, fin da quando ho iniziato a camminare, ma devo confessare che dopo gli anni passati a scrivere di artisti e opere, oggi, l’arte la lascio divulgare o sproloquiare ad altri utenti. Io con lei, adesso, faccio all’amore e quante creature prendon vita da quell’atto creativo.

 

Proprio ieri, quel ieri senza ispirazione d’inchiostro, senza idea da scrivere, ha portato a rimettere, letteralmente, mano ad una vecchia forma lasciata in disparte, ma mai dimenticata, nessuna forma è, mai, abbandonata. Perbacco e perdindirindina 🙂

 

Oibò

L’arte è stata, amica, compagna e come accennato, nel precedente pensiero: salvatrice. Persino nell’amore mi è stata suggeritrice. Quante volte ho creato un pensiero, per esprimere quell’emozione che banalmente, a volte, si trasforma in un acquisto non convinto.
I fiori, le rose, in particolare, sono stupendi pensieri che accompagnano egregiamente un dono alla propria amata. Una volta, un mazzo di rose rosse lo creai dal nulla, un dono che ancora oggi la mia compagna tiene conservato.

 

Basta il pensiero

 

Tempo fa scrissi: A volte mi sento solo in mezzo alla gente. La solitudine, quindi, è stata un’emozione presente nel corso della mia vita. Ma la vera solitudine non lascia fiato, non lascia luce. Devo correggere quella frase, perché solo non lo sono mai stato, l’arte mi è sempre stata vicina.
Quindi, a volte ci sentiamo (io e l’arte) soli in mezzo ad un oceano di gente. 🙂

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natodallatempesta0 più di un mese fa

Sono più o meno le 10:00 quando accendo il PC ed entro nel mio profilo, pronto a condividere un pensiero.

 

Beh non sapevo di che scrivere.

 

Tornare sempre sullo stesso pensiero interiore, non mi dava ispirazione, ed ho chiuso.

 

Ho riacceso il PC e rientrato in Libero alle più o meno: 13:30. Controllato le attività, mi sono preparato o meglio ho provato a scrivere un pensiero, non che sia obbligatorio scrivere.
Quel che conta è la spinta che da sempre mi porta a scrivere, di cosa viene di solito da se.
Avevo pensato di raccontare di ieri. Insieme alla mia compagna, sono sceso in città. Dalle 10:45 fino più o meno alle 16:00, con pausa pranzo nel mezzo, abbiamo girato o meglio ha girato, perché è lei che più si diverte, per il mercato o fiera della città.
Il mercato più antico e folcloristico, risalente al XIX secolo da quel che so.

 

Una giornata al mercato – 12 Novembre 2022

 

Ma neanche questo è, oggi, nelle mi corde.

Quando scrivere non è in sintonia, faccio altro. La provvidenza non mi ha concesso il dono di un animo guascone, l’animo di chi sa attirare gli occhi degli altri. Non ho, quindi, amici, veri amici. Anche lei, l’amicizia, ha mille sfumature, per quel che per me significa amicizia, non né ho. Ho, però, tanti talenti donati da un destino che ha un senso dello humour, alquanto, ironico.

Disegnare, è il primo talento che ho scoperto, quello che mi ha trovato per primo, quello che negli anni mi ha coccolato, protetto e salvato.

 

Buona domenica cari utenti di Libero. Un saluto speciale alle anime, poche, molto, molto poche, che hanno deciso nonostante l’inerzia mentale della comunità di restare (e spesso tornare), quelle stesse anime, che mi danno ogni tanto il privilegio della visita e dell’interazione.

 

“Un giorno senza sorriso è un giorno perso.” semplice e diretta citazione di Charlie Chaplin, usata come pretesto per donarvi un mio disegno. 🙂

 

Il sorriso del vagabondo.

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa
Puppy blocking its ears and looking up
 

L’ultimo post inserito oltre a raccontare una parte importante della mia vita, conteneva un messaggio per me importante.

 

La Prevenzione.

 

Oggi, non racconterò di me, condividerò, invece, un messaggio, un altro messaggio, per me importante.

 

Nel blog c'è un bel video.

 

 

La cucciola che vedete, ha un solo bisogno ed è: donare amore. E lo fa senza condizioni e filtri. Si dona anima e corpo a me e alla mia famiglia, come nessun essere umano abbia mai fatto e farà mai.

 

C’è ne sono tanti in giro, come lei. Cucciole e cuccioli che danno amore senza, mai, chiedere nulla.

 

Ricordarlo non è una scelta, ma un dovere.

 

Abbandonarli non è una scelta, ma un atto criminale senza perdono (e sì, qui non lo congedo).

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Ieri in un messaggio ho scritto:

 

Una mia congiunta intima a 43 anni ha scoperto di avere il cancro […].

 

Il resto del messaggio non è importante per quel che devo raccontare ora. È, però, a dir poco curioso come a volte si condividono confidenze, candidamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Confidenza nata, poi, da un contesto che capita abitualmente a tutti (beh la parte sana di tutti), qui, ringraziare per un apprezzamento. Poi, una frase dopo l’altra si arriva a confidare parte della propria vita, magari per dare un sostegno.
Con la natura dei miei post è, naturale, spontaneo, ricevere confidenze, perché sono confidenze, racconti personali a loro volta, già, i miei pensieri. Nei commenti ricevuti in queste settimane, reciprocamente, ci siamo confidati pensieri e dato sostegno. Sostegno la cui natura si palesa proprio nel descrivere le proprie emozioni, le proprie difficoltà e gioie.

 

Quel che descriverò e condividerò, ora, mi ha toccato e tocca profondamente. Come per molti post precedenti lo faccio per me. È questa la libertà che permette la rete.

 

La congiunta intima è, mia sorella.
Come capita molte volte tra fratelli e sorelle, i caratteri si alternano, quasi a voler bilanciare una naturale predisposizione al contatto, al dialogo e alla convivenza.
Uno riservato o riservata, l’altra estroversa o estroverso. Io sono il carattere riservato, mia sorella invece è il carattere estroverso. Per capire la natura del nostro rapporto, non dissimile da tanti altri.
Devo, per forza di concetto, descrivere la nostra infanzia.
Come ho scritto quando ho parlato del rapporto con mio padre, lui non è stato quello che convenzionalmente si potrebbe definire un buon padre. Non entro nei dettagli non è il caso, mi limito a d’esprimere con una parola quel che è stato. Che è quel serve sapere in questo contesto: Assente.
Mia madre si è, come molte madri dovuta mettere sulle spalle tutto. Purtroppo, dovendo lavorare anche lei a volte solo lei, per gran parte delle nostre giornate: Siamo stati ed eravamo soli.

 

La differenza di età non è tanta, solo 3 anni, abbastanza breve da renderci, quasi, coetanei e questo ha agevolato la costruzione del rapporto.
Potrei raccontarvi tanti episodi, il punto fondamentale era ed è che spesso tutto si concentrava solo su noi due.
La mattina, nostra madre ci preparava per andare a scuola. Come ogni madre amorevole, ci preparava lo spuntino, lo zainetto, il grembiule e ci accompagnava lasciandoci all’ingresso della scuola. La rivedevamo solo la sera quando, lei, ormai stanca si ritirava dal lavoro.

 

Cosa facevamo nelle ore precedenti?

 

Finita la scuola, prendevo per mano mia sorella e da soli tornavamo a casa.
Giunti a casa, preparavamo il pranzo e da soli pranzavamo con la sola compagnia della TV e i cartoni. Io avevo tra i 10 e 11 anni, mia sorella tra i 7 e 8 anni.
Capitava a volte che nel pomeriggio annoiati uscivamo e andavamo nella piazzetta del quartiere. Mia sorella amata pattinare, non sul ghiaccio ovviamento, ma per strada con i pattini a rotelle. Per accontentarla, la portavo in piazza e la facevo giocare. Ricordo che c’era una discesa o salita (fate voi) dove non passavano macchine. Lei si lanciava dalla cima della discesa e arrivata alla fine, io, la prendevo.
Così passava il pomeriggio! Così sono passati gli anni!
Questo è come siamo cresciuti. Poi, ovviamente, ci siamo separati per iniziare ognuno la propria vita personale, ma quel rapporto non si è mai spezzato, non si è mai opacizzato, è sempre presente nei miei silenzi e nelle sue parole.
A volte quando passo, a piedi o in macchina quella piazzetta, i ricordi riaffiorano. Oggi, è diversa, caotica, rumorosa, pericolosa. A volte non la riconosco.

 

Oggi è così e non la riconosco.

 

La scoperta del cancro ha messo a dura prova mia sorella, la battaglia è vinta, ma ancora, oggi, lotta per tenere lontano il mostro, per resistere ai trattamenti, alle forze che mancano, al sostegno, all’equilibrio che ogni tanto viene meno, alle tante visite che hanno trasformato i medici in figure amichevoli e gli ospedali a delle seconde case.
In questi anni, perché orami sono passati anni da quella terribile notizia, è capitato, le volte che mia cognato non poteva, di accompagnarla e riprenderla da un controllo.
E come un tempo per pochi momenti, ho sentito nel cuore rivivere, quei due bambini, che da soli si aiutavano ad affrontare la quotidianità.
Tutti, naturalmente, vicini e lontani, hanno speso una parola di incoraggiamento, non che mia sorella né avesse bisogno, lei è sempre stata forte, all’apparenza una roccia, ma io che per lungo tempo, ho raccolto le sue confidenze, i suoi malumore, le sue intemperanze, conosco le sue fragilità e le sue paure. Non lo direbbe mai, neanche se fosse vitale dirlo, ma ha paura. Beh chi non ne avrebbe, non è semplice capirlo per chi hai accanto, se si fa di tutto per apparire serena, forte, incrollabile, i figli e i mariti, questo devono vedere.

 

A mio modo ho detto, le ho detto: Coraggio, passerà, ti siamo tutti vicini.
Senza, però, mai esprimere il dolore, mai esprimere palesemente il dispiacere, perché, io, sono questo per tutti, l’inafferrabile, l’insondabile. Ma in cuor mio so: non per lei. Perché, forse, lei è l’unica che davvero mi conosce e sa cosa c’è dietro i miei silenzi e il mio modo di fare. La mia compagna mi conosce abbastanza bene, sta piano piano comprendendo come sono, ma credo non capirà mai fino in fondo, chi sono, come io non capirò mai, lei, fino in fondo, perché non abbiamo vissuto e conosciuto il bambino e la bambina che eravamo e siamo stati.

 

Voglio concludere ricordando l’importanza della prevenzione.

 

PREVENZIONE

 

Non è importante solo per la donna, ma anche per l’uomo. La paura è un piccolo mostro che se lasciato libero di crescere può mutare e diventare qualcosa di terribile. Non aver paura, in questo caso, è la strada per vivere la vita.

 

 

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natodallatempesta0 più di un mese fa

 

Immagino capiti anche a voi di destarvi dal sonno e, poi, rimanere a letto, ad ascoltare i rumori che attorno si alternano, c’è ne uno che assiduamente è sempre presente:

 

 

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

 

Il tempo! Torna sempre, perché è sempre presente.

 

Ogni frazione di tempo è importante e va sfruttata al meglio. Ecco un esempio di frase fatta.

Durante il giorno ci sono tante cose da fare, tante o poche, secondo i casi e la natura intima, persone da incontrare.

 

In questi giorni sto ricollocando, ridistribuendo gli spazi nel mio studio.
La matematica dice: Che il volume, ossia la misura dello spazio occupato da un corpo, non può variare una volta occupato per intero. Ergo: per qualcosa di nuovo che entra, qualcosa di vecchio deve uscire.

 

Le novità.

 

A detta di chi mi conosce non le so gestire se sono impreviste e imprevedibile. L’essere messo in dubbio è stata una costante fin da piccolo e continua ancora oggi ad esserlo. E non è facile, perché poi tutto questo, rimane rinchiuso, l’armatura non la togli più. E ciò che ti porti come una catena, sempre, sono le domande. Domande a volte folli.

 

Il volume della nostra anima è infinito?
Quante informazioni, emozioni, sensazioni, afflizioni, incomprensioni, quanti oni può sopportare la nostra anima, prima che lo spazio, il volume, imploda?
Perché comincio a dubitare di quell’infinità, se mi guardo attorno.
Ma anche, solo, se mi guardo dentro.
C’è un disequilibrio evidente tra i volumi che riempio io, con la comprensione e il perdono a volte e i sensi di colpa e i rimpianti altre e i volumi che riempiono gli altri e per quanto vecchio faccio uscire, quello spazio è sempre colmo.

 

Il tempo come ho scritto deve essere speso bene.
Anche quello che si dedica qui, se no si sminuisce ogni cose che si scrive, ogni citazione rubata ai saggi, ogni poesia, canzone e immagine sottratta, spesa per comprare un’inafferrabile valore.

 

Si arriva prima o poi a dover scegliere, se sorridere o piangere.
Se esser felice della vita che ho o rassegnarmi a esser triste, perché la vita fa schifo.
Può esserci, anche, di peggio! O forse meglio.
Far finta di esser felice, ma dentro esser spezzati, ci sono momenti in cui prendo ago e filo e cucio, rimetto insiemi i pezzi e mi convinco che tutto va bene. L’auto condizione è una strada come le altre.

 

Cari amici, vi sembra sia troppo pessimista (che non sono) o disfattista o banale, questo ora sono e di certo non sarò solo questo. Perché esser felici significa amare ciò che di brutto e di doloroso c’è dentro di noi.
Un mare in tempesta.

 

 

C'era una volta un filo di cotone che si sentiva inutile. «Sono troppo debole per fare una corda» si lamentava. «E sono troppo corto per fare una maglietta. Sono troppo sgraziato per un Aquilone e non servo neppure per un ricamo da quattro soldi. Sono scolorito e ho le doppie punte... Ah, se fossi un filo d'oro, ornerei una stola, starei sulle spalle di un prelato! Non servo proprio a niente. Sono un fallito! Nessuno ha bisogno di me. Non piaccio a nessuno, neanche a me stesso!». Si raggomitolava sulla sua poltrona, ascoltava musica triste e se ne stava sempre solo. Lo udì un giorno un mucchietto di cera e gli disse: «Non ti abbattere in questo modo, piccolo filo di cotone. Ho un'idea: facciamo qualcosa noi due, insieme!
Certo non possiamo diventare un cero da altare o da salotto: tu sei troppo corto e io sono una quantità troppo scarsa. Possiamo diventare un lumino, e donare un po' di calore e un po' di luce. È meglio illuminare e scaldare un po' piuttosto che stare nel buio a brontolare».
Il filo di cotone accettò di buon grado. Unito alla cera, divenne un lumino, brillò nell'oscurità ed emanò calore. E fu felice.

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