Se ne può far buon uso o cattivo uso. Alda Merini disse: “Esistono mani fatate che possono diventare fatali”. Aveva regione.
Io le mie le ho, sempre, usate per creare le più disparate forme, per trasformare le idee in materia viva.
Come ho scritto vorrei condividere cose belle, cose che possono suscitare un sorriso. Conoscendomi, però, so che non è semplicissimo.
Le mani, mi danno gioia. Senza, la magia della creazione, cesserebbe d’esistere.
Questo è il mio omaggio alle mani.
Credo mi prenderò una pausa.
Noto che tornare sempre sugli stessi argomenti (tormenti), non mi sta più dando serenità.
Per il momento abbandono i post personali.
Se riesco (vorrei continuare a esser presente nel mio spazio) cerco di limitarmi a piccole condivisioni, semplici frasi, anche solo parole, che possano riuscire a creare serenità e distacco per il mio cuore.
L’ho scritto spesso, ho ringraziato, spesso, per il privilegio. Lo ribadisco.
Un grazie per il tempo e la sensibilità a:
Giuliana, Rosy, Simo, Rossella, Ely, Rita, Stella e Alf.
Mi ha, sempre, messo di buon umore, con intelligenza e ritmo. L’ha condivido:
Come capita spesso, non so di cosa scrivere o meglio lo saprei, ma rischio d’esser ripetitivo o peggio ossessivo.
Ieri, ho descritto una delle tecniche creative più ecologiche e a mio parere suggestive dell’arte giapponese.
Il kintsugi, l’arte di dare una seconda vita alle ceramiche ridotte in frantumi.
Questa antica tecnica, metaforicamente parlando, rievoca riflessioni sulla vita e gli errori.
A questo punto, continuo la riflessione e do voce agli errori, non mi viene in mente altro. 🙂
Ne ho fatti tanti nella mia vita, tanti e di ogni natura.
L’ultimo riguarda la colorazione di una foglia in ceramica.
La peculiarità dell’errore è che esso si palese solo alla fine, spesso, molto dopo la fine.
Il guaio è, che non lo poi evitare, puoi solo porvi rimedio, trasformandolo. Ad esempio, in parte di te. Chi non riesce ad accettarlo, accettarsi, può: Bandirlo. Ma è un’illusione, perché esso è sempre presente.
A volte non sai neanche d’averlo commesso, te lo ritrovi, lì, che ti guarda con quell’aria supponente.
Così è successo, anche, in questo ultimo errore. Non ho idea del perché? Nè quale azione abbia generato l’anomalia? So solo che la foglia doveva avere un altro colore. 🙂
L'errore
Tra le certezze che lascia l’errore, la più importante è: Che si deve accettare così com’è.
Anche se un pò di lavoro si deve fare al che l’accettazione avvenga in armonia. Perché si sa, siamo esseri in perenne contrasto e conflitto.
Ora, quel che ho scritto, l’ho scritto quasi con la consapevolezza di commettere un’errore, senza, forse, ed è brutto da scrivere, convinzione, come se si fosse esaurito il carburante, l’ispirazione.
Potrei prendermi una pausa, ma so che se interrompo, potrebbero passare altri sei anni prima di ritrovare la voglia di scrivere, di nuovo, in questo spazio. Potrebbe, quindi, esser un’errore.
Una sensibile amica, mi ha (con sorpresa) chiesto: Come stai?
Le ho risposto bene, chissà, forse, ho mentito. Altro errore.
Sono sincero, sto bene con me stesso. Dopo anni e anni, sono riuscito ad abbracciare me stesso e a star bene in mia compagnia.
Non sto bene con gli altri, questo potrebbe esser il problema, questo è il problema, l’errore.
Lo è poi?
Ieri girando tra i profili e tra quelli che casualmente mi visitato, ho letto alcune, le solite esternazione, su quanto maiale e disgustoso sia l’uomo che gira in questa comunità. So!!! Che è vero. Alcuni elementi farebbero storcere il naso persino a Hannibal Lecter per depravazione. Ma pure io giro in rete e l’ottusità a volte mi da fastidio, un altro mio errore.
Non ho risposto, non invio mai, se non in rarissimi casi, messaggi. La voglia di rispondere, ammetto, c’era.
Tante che ho scritto un pensiero in un box, a perenne visione di chi mi visita, chissà anche questo, forse un’errore.
Ho scritto questo:
“A volte la voglia di rispondere a certe esternazioni c’è.
Ed esce brutale e cinico il pensiero.
Il vecchio natodallatempesta0 sarebbe sceso agli inferi e da lì sproloquiato. E sì! Quello è il luogo giusto per trovare termini e paragoni, degni di certi utenti.
Questa seconda vita è, però, lontana dalla battaglia all’ignoranza e all’ottusità.
La voglia, però, viene di rispondere a certi utenti, che facilmente buttano escrementi ai maiali, senza rendersi conto che sguazzano loro stesse, tra maiali e porci (che poi son la stessa cosa, ma suona bene).
E sì, Stesse! Con profili privi di vita, la vita fatta d’esperienza, quella che rende il virtuale sano e riconoscibile. Si intrufolano nelle chat, l’anonimo bidone dei rifiuti e si lamentano del perché, poi escono sporche.
Perché è saggio e lungimirante cercare educazione, in un luogo dove per natura non puoi associare azione a nome, offesa a provocatore, molestia a molestatore?
Ricordate! Se un uomo nasconde se stesso, ha necessità, disperato bisogno di nascondere se stesso, per relazionarsi sessualmente e, perché no, anche, sentimentalmente, un minuto di problemi (fisici e probabilmente, anche, caratteriali) questo tizio ce l’ha e care fanciulle ce l’avete anche voi. 🙂 Non pensate d’esser su un altro barcone, è lo stesso, la stessa necessità di nascondervi.
Create una fondamenta fatta di poesia, di arte, di pensieri, semplici pensieri vissuti e poi lasciate che lo scambio, la condivisione, sia l’unica aspirazione.
L’amore e anche sì, il sesso, sono questioni serie, sono questioni reali.”
L’amore, il sesso, sono questioni serie, sono reali.
La vita è una questione seria, una questione reale.
Una predica forse fuori luogo, alla fine gli errori sono compagni personali e vanno vissuti e pianti senza subire critiche da sconosciuti, forse ho commesso un errore nell’esternare questo pensiero.
Il detto dice: S’impara dagli errori. Se si reiterano vuol dire che, forse, non sono poi così errori.
Ho la sensazione di star scrivendo cose che non hanno, tanta, logica. Scrivere tanto per scrivere.
Che stupidaggine. 😀
Alla fine per riprendere una giornata iniziata così, così. Iniziata così, poi, per colpa di chi?
I pensieri sono miei, io l’autore.
Basta ascoltare un pò di musica. Per chi può: Uscire a far una passeggiata, magari, sotto un bel sole.
Quando ebbe finito di scrivere, si voltò verso la classe. Tutti gli alunni stavano ridendo per l’evidente errore fatto nella prima riga. L’insegnante attese qualche istante poi disse: “Ho scritto la prima operazione sbagliata di proposito. Voglio che impariate una lezione molto importante. Questo è per spiegarvi come il mondo là fuori, vi tratterà. Tutti avete visto che ho scritto nove operazioni corrette. Ma nessuno mi ha detto che sono stata brava. Tutti però avete notato subito e riso per l’unico errore che ho fatto, focalizzandovi su quello. Questa è la lezione: Il mondo non apprezzerà le tante cose giuste che farete. Tutti saranno pronti a criticare l’unica cosa sbagliata che farete”.
L’ispirazione giunge dalle fonti più inattese. A volte basta solo guardarsi attorno o in mezzo ai libri. :-)
Vi è mai capitato di rompere, un piatto o una ciotola? Immagino di sì.
L’istinto moderno è quello di buttare via i cocci.
Il valore di un prodotto, oggi, è così povero che non merita una seconda vita.
E in linea di massima per molti prodotti, è così.
In Giappone, esiste una tecnica, che ha il dono di dare una seconda possibile a ciò che è, irrimediabilmente perso.
Quel che accade è: Magico. Frantumandosi, la ceramica prende nuova vita attraverso le linee di frattura. Grazie alle sue cicatrici, l’oggetto rivive e le ferite, le cicatrici, diventano: Simbolo. Simbolo del coraggio, del non vergognarsi dei segni che si hanno (filosofia Zen). Una bellissima lezione che l’arte ci ha tramandato attraverso il kintsugi, letteralmente oro (kin) e riunire (tsugi).
Quest’arte, infatti, prevede l’uso di un metallo prezioso (oro o argento) unito a lacca o resina per riunire i pezzi di un oggetto di ceramica rotto.
Ogni pezzo riparato diventa unico e irripetibile, ed è unico e irripetibile, grazie alla casualità con cui la ceramica si frantuma.
Se ci pensate la metafora nascosta in questa tecnica, è la metafora della vita.
Nella vita ognuno di noi, in un modo o nell’altro, cerca di superare i propri eventi traumatici, di crescere attraverso le proprie esperienze dolorose. Le valorizza, persino l'esibisce e attraverso la consapevolezza del valore di sé, ci convinciamo che sono proprio queste ferite, queste cicatrice, che rendono ogni persona unica e preziosa e quindi ci rendono unici e preziosi.
Le feste sono finite. Per chi ovviamente le ha iniziate, per il resto nulla è cambiato.
Non ho molto da scrivere, le pause, gli intermezzi, hanno, purtroppo, un pericoloso effetto, affievoliscono l’interesse.
Potrei scrivere di letteratura.
Ieri, siamo stati (io e la mia compagna) al cinema. “La stranezza”, il film visto.
Un omaggio del duo siciliano Ficarra e Picone all’opera e alla vita dell’illustre mio e loro conterraneo: Luigi Pirandello.
Film insolito per la coppia, beh neanche tanto, il loro amore per il teatro è risaputo. Gli ho visti recitare sul palcoscenico e a mio parere personale, danno molto di più.
Ho apprezzato, comunque, il film e la voce data all’opera teatrale: “Sei personaggi in cerca d’autore”.
Il teatro da' una moltitudine di spunti per riflettere.
“La vita è un palcoscenico” o “bisogna essere i protagonisti e non gli spettatori della propria vita”, sono solo alcune delle frasi più ricorrenti legate alla metafora del teatro, come simbolica trasposizione della vita.
Che dire? È vero.
La vita è un palcoscenico e spesso recito una parte. Un momento, mi accorgo che sul tavolo i copioni sono assai :-). Tante, dunque, sono le parti che recito, non una, né due.
Recito, spesso, la parte del tollerante, del buono, a volte dello sciocco, colui che può esser preso in giro.
Perché? Perché il copione dice questo. Perché in fondo, la verità è, che quel copione l’ho scritto io, annotandogli tutto quello che ho visto e appreso nella vita: massime e insegnanti, inclusi.
“È nel perdonare, che siamo perdonati.” San Francesco D’Assisi
Insegnamenti, come questo.
Via auguro una buona e serena giornata, dal più sciocco degli attori. :-)
L’intermezzo come ho scritto nel precedente pensiero è una pausa.
Ed una pausa c’è stata.
Cinque ore di macchina per raggiungere una delle valli più suggestive della mia terra. L’avevo scritto, così è stato. Il 6 l’abbiamo (io e la mia compagna) passato fuori e viste le tante ore, si è fatta, poi, notte. Si è rimasti a dormire. Evito di scrivervi i dettagli di questa piccola gita, credo, non interessino e interesseranno a nessuno.
Condivido solo un'immagine. L’immagine del tramonto che abbiamo trovato.
Tempo fa, scrissi che nelle foglie che cadono, si può cogliere la voce del romanticismo. Beh!!! Direi che la si può cogliere anche nel sole che va a dormire:
Le isole che vedete ai margini dell’orizzonte sono le meravigliose Egadi.
Un giorno un uomo ricco consegnò un cesto di spazzatura ad un uomo povero. L'uomo povero gli sorrise e se ne andò col cesto, poi lo svuotò, lo lavò e lo riempì di fiori bellissimi. Ritornò dall'uomo ricco e glielo diede. L'uomo ricco si stupì e gli disse: «Perché mi hai donato fiori bellissimi se io ti ho dato la spazzatura?». E l'uomo povero disse: «Ogni persona dà ciò che ha nel cuore».
L’intermezzo è un intervallo nel corso di uno spettacolo. Una pausa.
Finora non ho scritto nulla che non fosse legato a me, alle mie emozioni e alle mie esperienze. Agli inizi, giusto qualche appunto sugli eventi più significativi, pensieri tra un episodio e l’altro.
Oggi, sento il bisogno di parlare di qualcos’altro, qualcosa di diverso dalla poesia e dall’amore (ci provo).
La situazione per molti italiani non è affatto bellissima e con il nuovo governo (personalmente totalmente lontano dai miei ideali) le cose sembrano prendere una piega non affatto positiva. Quello che questo governo ha messo sul tavolo fa prospettare un biennio pesante per molte, beh alcune fasce.
Stranamente, sempre, le fasce più deboli. Ma che vuoi!!! Un povero non ha risorse per comprare un partito o un singolo individuo, un ricco, invece, può corrompere. Ma attenzione!!! Mai chiamarla corruzione, oggi si usa definirla: finanziamento personale. :-D
Hai tempi, forse, sarebbe stato meglio non lasciare ingegneria, avrei avuto, forse, più fortuna.
Ma che volete non avevo l’anima da matematico, ho scelto e preferito studi umanistici, il cuore mi portava lì, mi ha sempre portato lì. Agli inizii, ho usato la logica e pensato al lavoro che potevo ottenere terminati gli studi, che al mio bisogno interiore. Con il senno di poi, forse, era meglio continuare ingegneria.
Non me ne pento, mai pentito della scelta, è più una delusione per quel che ho trovato o non trovato negli anni, una smorfia di stizza credo, oggi, sia legittima.
In questo periodo sono dal punto di vista professionale in un intermezzo.
Non avrei tutto questo tempo per scrivere, se no. :-)
La crisi del 2003 ha messo a dura prova tante azienda e alla fine anche quella in cui lavoravo, ha chiuso. Ha resistito finche ha potuto e comunque non avrebbe superato la pandemia.
Lo scorso anno ho concluso l’ultimo concorso. I posti in palio erano 2, su centinaia di candidati, era in probabile, non era, poi, proprio, il mio campo e l’esperienza conta.
Alla mia età non è facile trovare lavoro, poi al sud (non ne parliamo), ma neanche al nord è facile oggigiorno. Una situazione comune a tanti laureati e non. Chi poi non ha studi e competenze si ritrova in un limbo, con puntate contro, tante canne da fuoco, fatte d’offerte al limite della denuncia e sommersi che affogherebbero anche l’anima più vogliosa di lavorare.
Personalmente, oggi non ho tante strade da seguire, praticamente, forse, solo una, mettermi in proprio (libero professionista) ed è quello che sto cercando di fare.
Nel corso degli anni, mi è capitati di fare piccoli lavoretti creativi e non, per via traverse più che altro, tramite conoscenze ed amici. Oggi, credo sia l’unica strada, per chi come me ha tanta competenza e tanti anni sulle spalle. Nella società moderna il lavoro si sa’ privilegia contributivamente i giovani.
Nelle mie mani, ho un talento che molti reputano unico, io direi non unico, solo capace di dare forma all’emozione, come tante altre anime creative.
La mia speranza è che il mio talento mi salvi ancora una volta, così come ha fatto quand’ero bambino e poi ragazzo. :-)
“Si è detto sovente che un artista deve lavorare per se stesso, per l'amore dell'arte e fregarsene del successo; è falso. Un artista ha bisogno del successo. E non soltanto per vivere, ma, soprattutto per realizzare la sua opera.” Pablo Picasso
Per un’artista, la vita e l’opera sono legate da un filo invisibile. L’opera esiste per far vivere l’artista e l’artista esiste per dare forma e luce all’opera.
Nell’era in cui il pane ha lo stesso valore di un proiettile, l’arte è incatenata, isolata dalla pandemica ossessione che pancia e corpo sono le uniche fonti da nutrire.
Ma ahimè quando l’arte, la poesia e la filosofia sono in catene, la mano si arma e il corpo diventa cibo per i vermi. Allora vivere perde il suo significato e diventa sopravvivere.
Il mio pensiero va alle ragazze iraniane, non è la prima volte e non sarà l’unica, perché loro sono l’esempio della decadenza dell’era moderna.
Impedite ad un essere umano di leggere, di scrivere, di creare e contemplare la bellezza e non piegherete solo il corpo, piegherete la sua volontà di vivere, piegherete la sua capacità di sognare e avere fede.
Trilussa
Ammetto che negli anni sono dovuto scendere a molti compromessi per riempire la pancia, fare scelte che hanno messo a dura prova la mia anima. Un’anima ferita, lacerate è contemplabile, accettabile, un corpo affamato no.