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Il mediatore

Il mediatore
(reuters)
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La prima cosa bella di mercoledì 11 maggio 2022 è il mediatore in tempo di guerra. Ce ne vorrebbe uno adesso, tra Russia, Ucraina e tutto il resto.

Uno come il professor Maggini. Mi aggiravo per un piccolo, splendido borgo toscano chiamato Quota (e in quota situato), quando ho visto la targa in memoria di quest'uomo e della sua mediazione in occasione di una rappresaglia nazifascista.

I testi ricordano che, oltre a lui, intervenne l'insegnante del paese, la maestra Giovannuzzi. I tedeschi volevano vendicare l'uccisione di due soldati. Qualcuno in zona rivelò che il commando partigiano era sceso da Quota. Furono rastrellati trenta uomini, destinati alla fucilazione. La negoziazione, dialogando con il nemico, portò il numero a cinque.

 

Non fu una vittoria, ma evitò una sconfitta peggiore. La mediazione serve a ottenere il migliore dei risultati possibili date le circostanze. Vallo a dire alle famiglie di quei cinque. Certo, ma lo puoi dire anche agli altri venticinque, e alle loro famiglie. Il migliore dei mondi possibili è un risultato aritmetico: quello più alto raggiungibile. Poi ci sarebbe la storia di Amedeo, ma domani.  

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Newton e l’impenetrabilità dei “corpi” …

 
 
 

Ucraina, Russia e USA: si corre tutti dietro al “topo” mentre il “gatto”, sornione, se la ride

Ogni qualvolta accusiamo mal di stomaco, come causa, diamo la colpa all’ultimo cibo ingerito. Il cibo non avariato se è stato ingerito con parsimonia, equilibrio, necessità di fame, non vedo come possa causare simili accidenti. Orbene può essere che se ne sia fatto uso errato, oppure che ci sia stata una forma di rigetto, d’incompatibilità: un’allergia al prodotto o indisponibilità del corpo in un dato momento, ad assumerne.

Si sa che il nostro organismo è soggetto a certi vincoli educativi, pedagogici per cui certi comportamenti scorretti nell’alimentarlo possono creare non solo disturbi momentanei ma altrettanti e più gravi problemi nel tempo.

Newton spiega, attraverso la sua legge che chiama “Impenetrabilità dei corpi”, dove enuncia che lo spazio occupato da un corpo non può essere, allo stesso tempo, occupato da un altro corpo; non ci dice altro che quando un recipiente e zeppo il di più rimane fuori dal suo spazio.

Vabbè ma se noi parliamo di uno spazio dilatabile, come quello dello stomaco? Allora bisogna che alla legge di Newton si applichi quella del buon senso, oltre quello del buon gusto. Non fare dello stomaco, insomma, né una “discarica” a cielo aperto né un “silos” vero e proprio, ma tener ben conto che lo stomaco è un organo contenitore “provvisorio” di alimenti ingeriti. Questi, con un processo fisiologico che avviene già nella cavità orale, poi nello stomaco e infine nella prima parte dell’intestino, mediato da una serie di trasformazioni chimico-fisiche, porta l’organismo a mutare gli alimenti in sostanze atte ad essere assorbite ed assimilate dal corpo.

E se parlassimo di notizie a non finire, dove per contenitore usiamo la memoria? Qualcuno direbbe che la similitudine non si porrebbe in quanto la memoria, se funziona bene, può assimilare dati a non finire, o quasi. Allora perché si afferma che la memoria va in tilt ogni qualvolta è martellata da molteplici informazioni a cui non si può starci dietro? Forse per il travaso contemporaneo di moltissime nozioni, oppure per le contrastanti logicità delle stesse?  O essendo non lineari vengono inconfutabilmente male accettate da una ragione, refrattaria, di base, insita nel soggetto ricettivo?

Le ragioni di due opposti sono proprio quelle che non han bisogno di ulteriori, causidici consigli di terzi, per essere affermate oppure sconfessate. Altrimenti, sai che confusione…!

Esse vanno sottoposte a regole prestabilite, conformate a degli impegni, serenamente presi in precedenza. Per questo vanno discusse in modo da scioglierne i nodi pretestuali dei pretendenti, in modo da riportarle ad amalgama di saggezza su di un unico binario, in coerenza a ciò che si sera stabilito prima.

Lo scontro anomalo che la Russia s’è inventato contro l’Ucraina con la scusa della NATO che le stava soffiando sul collo, e l’America di Biden, col mantice sempre attivo e che attizza la sua fucina delle armi: il mal di pancia iniziale, è divenuto una cancrena. Anche lui, Zelensky, non la conta giusta: vuol vincere, ma che cosa? Si trova nel pantano e chi gli sta dando una mano rischia di essere tirato dentro. Si parla che, ancor prima che tutto iniziasse, molte magagne siano state taciute tra lui e gli americani. Ed è così che si corre tutti dietro al “topo” mentre il “gatto”, sornione, resta quieto e se la ride: c’è sempre il “padrone” che penserà ai suoi pasti, da gourmet.

Dacché al posto di costruire granai e riempirli di grano si sono costruiti depositi di bombe a non finire e, non avendo più spazio per mantenerli in deposito, l’unico modo per liberarsene dei “vecchi” per quelli più innovativi, “micidiali”: è sempre quello d’inventarsi delle scuse per innescare guerre.

Ma non sono le guerre le medicine per risolvere i mali degli uomini: ne sono sempre la causa di ulteriori, dannatissimi mali. Se uno ti molla uno schiaffo e tu vuoi stare al Vangelo, ti tieni lo schiaffo e basta; al secondo gli mostri l’altra guancia, ma al terzo schiaffo ché gli poni?

Se vogliamo dar retta ai guerrafondai e ai lavaggi di testa che ci fanno: si lotta per la pace; la guerra, coi suoi danni e le paure fa tornare la ragione…sarà forse così? Però non dicono mai chi ne subirà le spese: chi prende schiaffi e se li tiene? E con quale ragione darli? Con quale sentimento prenderli? Torniamo coi piedi per terra poiché l’oltraggio provoca sempre, Vangelo o non Vangelo, delle ritorsioni più o meno bilanciate o maggiorate in brutalità, arrivano sempre: è cosa fisiologica, istintiva nell’uomo.

Ché le spese le pagano i deboli, i poveri che non c’entrano nulla e che non lo dice mai nessuno, è cosa assodata: ce le fanno pagare e basta. E qui che la legge di Newton, sull’impenetrabilità dei corpi la si potrebbe leggere in senso ambiguo: se le banche prendono soldi a non finire, senza mai riempirsi… e gli stomaci degli ingordi, col cibo, pure: come mai chi non ha nulla da mangiare ne accusa sempre, i malori più gravi?

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Newton e l’impenetrabilità dei “corpi” …

 
 
 

Ucraina, Russia e USA: si corre tutti dietro al “topo” mentre il “gatto”, sornione, se la ride

Ogni qualvolta accusiamo mal di stomaco, come causa, diamo la colpa all’ultimo cibo ingerito. Il cibo non avariato se è stato ingerito con parsimonia, equilibrio, necessità di fame, non vedo come possa causare simili accidenti. Orbene può essere che se ne sia fatto uso errato, oppure che ci sia stata una forma di rigetto, d’incompatibilità: un’allergia al prodotto o indisponibilità del corpo in un dato momento, ad assumerne.

Si sa che il nostro organismo è soggetto a certi vincoli educativi, pedagogici per cui certi comportamenti scorretti nell’alimentarlo possono creare non solo disturbi momentanei ma altrettanti e più gravi problemi nel tempo.

Newton spiega, attraverso la sua legge che chiama “Impenetrabilità dei corpi”, dove enuncia che lo spazio occupato da un corpo non può essere, allo stesso tempo, occupato da un altro corpo; non ci dice altro che quando un recipiente e zeppo il di più rimane fuori dal suo spazio.

Vabbè ma se noi parliamo di uno spazio dilatabile, come quello dello stomaco? Allora bisogna che alla legge di Newton si applichi quella del buon senso, oltre quello del buon gusto. Non fare dello stomaco, insomma, né una “discarica” a cielo aperto né un “silos” vero e proprio, ma tener ben conto che lo stomaco è un organo contenitore “provvisorio” di alimenti ingeriti. Questi, con un processo fisiologico che avviene già nella cavità orale, poi nello stomaco e infine nella prima parte dell’intestino, mediato da una serie di trasformazioni chimico-fisiche, porta l’organismo a mutare gli alimenti in sostanze atte ad essere assorbite ed assimilate dal corpo.

E se parlassimo di notizie a non finire, dove per contenitore usiamo la memoria? Qualcuno direbbe che la similitudine non si porrebbe in quanto la memoria, se funziona bene, può assimilare dati a non finire, o quasi. Allora perché si afferma che la memoria va in tilt ogni qualvolta è martellata da molteplici informazioni a cui non si può starci dietro? Forse per il travaso contemporaneo di moltissime nozioni, oppure per le contrastanti logicità delle stesse?  O essendo non lineari vengono inconfutabilmente male accettate da una ragione, refrattaria, di base, insita nel soggetto ricettivo?

Le ragioni di due opposti sono proprio quelle che non han bisogno di ulteriori, causidici consigli di terzi, per essere affermate oppure sconfessate. Altrimenti, sai che confusione…!

Esse vanno sottoposte a regole prestabilite, conformate a degli impegni, serenamente presi in precedenza. Per questo vanno discusse in modo da scioglierne i nodi pretestuali dei pretendenti, in modo da riportarle ad amalgama di saggezza su di un unico binario, in coerenza a ciò che si sera stabilito prima.

Lo scontro anomalo che la Russia s’è inventato contro l’Ucraina con la scusa della NATO che le stava soffiando sul collo, e l’America di Biden, col mantice sempre attivo e che attizza la sua fucina delle armi: il mal di pancia iniziale, è divenuto una cancrena. Anche lui, Zelensky, non la conta giusta: vuol vincere, ma che cosa? Si trova nel pantano e chi gli sta dando una mano rischia di essere tirato dentro. Si parla che, ancor prima che tutto iniziasse, molte magagne siano state taciute tra lui e gli americani. Ed è così che si corre tutti dietro al “topo” mentre il “gatto”, sornione, resta quieto e se la ride: c’è sempre il “padrone” che penserà ai suoi pasti, da gourmet.

Dacché al posto di costruire granai e riempirli di grano si sono costruiti depositi di bombe a non finire e, non avendo più spazio per mantenerli in deposito, l’unico modo per liberarsene dei “vecchi” per quelli più innovativi, “micidiali”: è sempre quello d’inventarsi delle scuse per innescare guerre.

Ma non sono le guerre le medicine per risolvere i mali degli uomini: ne sono sempre la causa di ulteriori, dannatissimi mali. Se uno ti molla uno schiaffo e tu vuoi stare al Vangelo, ti tieni lo schiaffo e basta; al secondo gli mostri l’altra guancia, ma al terzo schiaffo ché gli poni?

Se vogliamo dar retta ai guerrafondai e ai lavaggi di testa che ci fanno: si lotta per la pace; la guerra, coi suoi danni e le paure fa tornare la ragione…sarà forse così? Però non dicono mai chi ne subirà le spese: chi prende schiaffi e se li tiene? E con quale ragione darli? Con quale sentimento prenderli? Torniamo coi piedi per terra poiché l’oltraggio provoca sempre, Vangelo o non Vangelo, delle ritorsioni più o meno bilanciate o maggiorate in brutalità, arrivano sempre: è cosa fisiologica, istintiva nell’uomo.

Ché le spese le pagano i deboli, i poveri che non c’entrano nulla e che non lo dice mai nessuno, è cosa assodata: ce le fanno pagare e basta. E qui che la legge di Newton, sull’impenetrabilità dei corpi la si potrebbe leggere in senso ambiguo: se le banche prendono soldi a non finire, senza mai riempirsi… e gli stomaci degli ingordi, col cibo, pure: come mai chi non ha nulla da mangiare ne accusa sempre, i malori più gravi?

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Swappie, scopri le differenze

Swappie, scopri le differenze
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Fino a pochissimo tempo fa, ogni volta che usciva un nuovo smartphone in molti di noi sentivano un irresistibile impulso a cambiare quello che avevamo che ci appariva ormai inesorabilmente obsoleto. Un po’ era che davvero il sistema operativo iniziava a rallentare a causa di una pratica commerciale scorretta e da poco abolita; ma molto dipendeva dal fatto che il nuovo modello sembrava davvero molto migliore anche se le differenze effettive erano minime.

 

Cambiare uno smartphone all’anno è stata una ubriacatura collettiva da cui stiamo iniziando a guarire. Epperò anche il fatto di prendere per forza uno smartphone nuovo è insensato: ci sono modelli di uno, due o anche tre anni fa, con prestazione eccellenti. Anche se usati. Sono i cosiddetti smartphone ricondizionati, cioè usati ma rigenerati e garantiti. Partendo da questa considerazione in Europa sono nate diverse startup: una di queste, Swappie, è addirittura l’azienda che è cresciuta di più nell’Unione Europea nell’ultimo anno (+ 477 per cento). Si dedica solo al mercato degli iPhone, è stata fondata in Finlandia nel 2016 da una una giovane coppia, Sami Marttinen & Emma Lehikoinen, che punta moltissimo, giustamente, sull’economia circolare, sugli impatti nocivi di uno stile di vita basato sull’usa e getta, e sui benefici per tutti del mercato dell’usato.

L’idea di Swappie in sé non è geniale: anche in Italia ci sono alcuni che si sono dedicati al mercato degli iPhone usati, per dire. E’ geniale però aver pensato di farne una piattaforma globale, già presente in 24 paesi europei. Non essersi accontentati di gestire un negozietto nel proprio quartiere. Ed è clamorosa la differenza di opportunità con l’Italia: mentre le nostre startup, con qualche eccezione, si arrabattano fra finanziamenti risicatissimi, Swappie in tre anni ha raccolto quasi 150 milioni di euro di investimenti.
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L'ultima volta dell'unanimità

 
La tedesca Ursula von der Leyen, 63 anni, è la presidente della Commissione Europea, il governo dell'Europa

La tedesca Ursula von der Leyen, 63 anni, è la presidente della Commissione Europea, il governo dell'Europa

Sto per scrivere qualcosa di davvero banale, però a volte serve anche ripassare le tabelline. La qualità di una democrazia dipende dalla qualità delle persone che la incarnano. Essa qualità – delle persone – è mutevole. Può accadere, in certi periodi storici, che le persone elette per rappresentarne molte altre, votate da costoro, abbiano competenze modeste ed esperienze fragili. Succede per esempio quando si radica il principio dell’incompetenza come valore: se passa l’epica dell’uomo del popolo, uno vale uno, che bellezza eleggere in Parlamento il benzinaio  dell’angolo che è proprio uno di noi, mica quei burocrati quella casta di sapientoni, lui sì che è simpatico, ecco che nel giro di qualche anno la qualità della democrazia si livella al grado zero.

Esagero, ma non troppo. In generale l’uguaglianza a cui tendere dovrebbe essere verso l’alto, non verso il basso: è un discorso lungo e impopolare. Ora si dibatte, in Europa, sul voto all’unanimità. E’ la discussione indicata come “la riforma dei Trattati”. In poche parole: se la regola è che dobbiamo essere tutti d’accordo non si riesce a far niente. E’ vero, ma anche questo dipende. Dalle intenzioni, dalle competenze, dagli interessi.

L’ultimo voto all’unanimità di cui ho esperienza diretta fu in prima elementare, quando la maestra chiese se volevamo fare lezione in classe o in cortile. Da quella volta non mi è mai più successo di vivere né di vedere che più di sei persone fossero d’accordo. L’Europa di oggi non è quella del 1950, non parliamo della classe politica italiana. Perciò sì: o si cambia il modo di procedere, o si cambia la qualità della rappresentanza. Più rapida la prima opzione, più saggia e difficile la seconda.

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Punta sul 37

Punta sul 37
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La prima cosa bella di martedì 10 maggio 2022 è continuare a credere nelle cose che i più considerano impossibili, come giocare alla roulette e puntare sul numero 37. Come saprete sulla ruota si va da 0 a 36. Il croupier perciò rimase esterrefatto quando si vide porgere una pila di fiches  e la domanda: “Me le punta sul 37, per favore?”. I giocatori si bloccarono, tutti fissaromo l’uomo che voleva fare quell’assurda scommessa: smoking blu oltremare, niente papillon, completamente calvo, occhi trasparenti. Spuntato per un gioco di prestigio.

Protendeva irregolari gettoni dorati. Il croupier esitava. Il responsabile del tavolo decise: “Il signore chiede di giocare il 37. Sia accontentato”. Le fiches vennero posate in una zona neutra. Il giocatore, compiaciuto, aggiunse: “Vorrei giocarmi tutto, anche queste”. Estrasse dalla tasca diamanti e sorrisi, lacrime e perle, occhi di bambola, denti di tigre, barlumi di saggezza e scintille si speranza. Creò una piccola piramide luccicante. Nessun altro giocò: gli altri erano lì per imparare che esiste sempre un’altra possibilità. “Rien ne va plus”.

La pallina corse impazzita dietro la sua causa persa. Schizzò dalla roulette e rotolò sul pavimento della sala. Una donna sulla soglia la fermò con la punta della sua elegante scarpa bianca. “Scusi madame, che numero di piede ha?”, domandò il croupier. “37”, rispose lei. “Trente-sept, blanche”, annunciò lui. Il giocatore incassò la vincita.

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(Leggo)

«Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio» Gv 10,22-30.

 

Gesù è davvero il Figlio di Dio? I Giudei l’accusano di proclamarsi Dio. La verità è però un’altra. La verità è che in Gesù, Dio si fa uomo.

 

(Prego)

O Padre, tu sei buono verso tutti e la tua tenerezza si espande su ogni creatura: guarda e ascolta il tuo popolo che esulta per la rinnovata speranza donatagli dal Cristo risorto.

 

(Agisco)

Alimento i miei amori tenendo in principio l'amore di Dio per me e la profonda unjione di gesù cristo con Dio Padre.

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Da Odessa un messaggio di pace con ‘O sole mio

 
 
 

È probabilmente la canzone più coverizzata di sempre, ma la versione che Gianluca Cannone (in arte Giaka) e Francesco Narducci offrono di ’O sole mio tocca le corde dell’anima con un sound rock che fa da ponte per la pace. Pare infatti che l’intramontabile classico napoletano sia nato proprio ad Odessa più di un secolo fa.

Ciao Gianluca. Perché avete deciso di performare “’O sole mio”?

L’idea mi è venuta leggendo un articolo di giornale in cui si ricordava che questo brano è stato composto proprio in Ucraina, nella città di Odessa: il compositore Eduardo Di Capua scrisse la musica di questo brano nel 1898, mentre si trovava in quella città, all’epoca parte dell’impero russo. Già diversi anni fa ne avevo realizzato una versione simile a quella proposta su Youtube, che eseguo ancora adesso con il mio gruppo, ma il collegamento con la guerra l’ha reso improvvisamente molto attuale. Ho utilizzato questo spunto per costruire un messaggio di pace, con la metafora del sole splendente che spazza via le nubi della guerra.

Cosa differenzia questa cover dall’originale di Giovanni Capurro ed Eduardo di Capua del 1898?
L’originale è un classico immortale che è stato eseguito da tenori e cantanti di ogni tempo. La mia versione, con un arrangiamento elettronico con venature rock, vuole sottolineare un po’ di più quelle sfumature nostalgiche e malinconiche contenute nel testo. Poi la collaborazione con il mio amico Francesco Narducci mi ha consentito di inserire quell’impronta rock in più, data dalla sua chitarra elettrica e in particolare dall’assolo che sentite nella parte finale, che a me piace davvero molto. Ho fatto anche delle piccole variazioni nella melodia vocale in modo da costruire un crescendo tra la prima  e la seconda strofa.
Allora come oggi, quale ruolo può assumere la musica nel tentativo di dirimere conflitti?

Questa è una domanda difficile! La musica può essere di ispirazione per coloro che hanno una sensibilità tale da essere capaci di ascoltare il messaggio che trasmette. L’auspicio è che piccole iniziative come la nostra, nate da semplici appassionati di musica, possano far arrivare un messaggio chiaro a chi ha responsabilità politiche: la guerra è la follia più grande che l’essere umano possa concepire.

Progetti futuri?

Attualmente sto lavorando ad un brano inedito col mio gruppo e spero entro l’estate di riuscire a realizzare anche un video musicale. Non escludo anche altre collaborazioni con Francesco, che oltre ad essere un ottimo chitarrista mi aiuta a districarmi nel mondo social, di cui non sono un grande esperto.

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