La prima cosa bella di lunedì 23 maggio 2022 sono le buone maniere. Le mamme, almeno un tempo lo facevano, regalano libretti che le insegnano ai loro bambini. Non so quante copie circolino. Poche, immagino, guardando gli highlight dei talk show; l’unica cosa che il giorno dopo ne resti: le liti. Penso che le madri di certi ospiti, professori universitari, parlamentari della Repubblica, si sintonizzino con orgoglio, magari in compagnia: “Vede, quello è mio figlio, sta in Commissione esteri, insegna a Roma, sa tutto di geopolitica, è uno scienziato, è il direttore del quotidiano X”. Ci sono cenni d’assenso, vocali d’ammirazione. Il figlio comincia a parlare, chi conduce lo guarda in tralice, aspettando. Poi l’altro figlio s’inserisce. Il dialogo diventa un duello, sale di tono. Il professore offende, l’altro insulta. Le mamme sussultano. L’ultima volta li videro così in cortile e li chiamarono su, in casa. Di corsa. Ora vorrebbero, ma chi conduce non aspettava altro, fa finta di separarli, ma conta i secondi, sa che lo share sta salendo e domani di questo si parlerà. Nessuno sa più perché si stiano insultando, tranne le loro mamme, che volevano farsi spiegare il mondo da quei figli. Cfr. Il mio primo libro delle buone maniere. Gallucci Editore. Ci sono anche le figure.
L'inverno delle startup
di Riccardo Luna1 MINUTI DI LETTURA
Qualche giorno fa, uno dei più importanti investitori della Silicon Valley ha detto che per il settore tecnologico e in particolare per le criptovalute, è iniziato l’inverno; ma ha aggiunto di non spaventarsi perché, come è arrivato, l’inverno finirà. Per dimostrarlo, un altro ha annunciato di aver creato un nuovo fondo da 4,5 miliardi per investire nel settore.
L'immagine da Trono di Spade, questo "inverno delle startup", rende bene l’idea di quello che sta capitando a causa della guerra e della crisi finanziaria. In altri tempi, guardando i titoli azionari andare in picchiata verso il basso, avremmo detto che la bolla speculativa si sta sgonfiando, come accadde nel 2000. Ma rispetto a quel drammatico crollo, questa volta la speranza è che i fondamentali del settore siano più solidi; se così fosse saremmo davanti soltanto a una trasformazione esemplificata da una espressione mitologica: “Stanno sparendo gli unicorni, è il momento dei centauri”.
Gli unicorni sono le startup con una valutazione superiore al miliardo di dollari, una definizione coniata nel 2013 da un investitore che aveva creato una specie di classifica di tutte le startup del decennio che avevano raggiunto quel traguardo: erano 39, una media di 4 ogni anno. Qualche mese fa erano diventate più di mille, risultato di un'economia che per anni, con i tassi di interesse azzerati, ha iniettato denaro facendo schizzare le valutazioni delle startup destinatarie di investimenti importanti. Se prima i membri del club degli unicorni stavano in una stanza, adesso hanno bisogno di un teatro. Lo status di unicorno è diventato il sinonimo di successo, anche se quei valori sono slegati dal fatturato e dai profitti (molte startup di successo non fanno profitti per anni).
Ora quella stagione è finita, dicono: quello che conta è il fatturato sicuro, basato su contratti e abbonamenti. Con 100 milioni di dollari di fatturato una startup può definirsi un centauro. Ed è un ritorno ai fondamentali: come per qualunque attività economica, conta quanto vendi e non quanto si pensa che venderai.