Libero

donmichelangelotondo

  • Uomo
  • 50
  • Andria
Leone

Mi trovi anche qui

ultimo accesso: 22 ore fa

Profilo BACHECA 2300

donmichelangelotondo più di un mese fa

Una vecchia amica e quello che conta

 

la tenda

Sono stata a far visita a una vecchia amica, ha più di ottant’anni e mi aveva detto, per telefono: “Sarebbe così bello vederci ma so che hai tanto da fare: senza fretta, quando potrai”. Senza fretta, ha detto, e si sentiva dentro un sorriso. Il tempo corre in modo disuguale nelle stazioni della vita. Così ho preso il treno, una mattina, e sono andata. Mi ha accolta nella sua casa piccola davanti al mare, piena di luce e di tende che volano, di sculture di legno che ha dipinto negli anni, di cuscini e di bicchieri diversi.

Era scalza e aveva indosso una tunica rosa scuro, mi ha offerto un succo di frutta e ha cominciato a dire e domandare: dei russi, degli ucraini, dei libri candidati al premio Strega (“uno, consigliami, ma che sia da non restarci male”) di un film che non ha visto né vedrà (“non esco, troppa folla”), di politica e di referendum, sa tutto, dei referendum, di come cambia il tempo e di bellezza, che poca ce n’è. E’ stata – è ancora – una donna irresistibile. “Ho usato ogni secondo della vita, li ho vissuti tutti. Anche quelli che sembravano vuoti sono stati pieni, invece. Poi un giorno a ottant’anni, all’improvviso, ho capito che non potevo far più i tuffi a mare come prima. Così ho smesso, ma non di innamorarmi. Ci puoi credere? Di innamorarsi non si smette mai. Non ci si stanca”.

Ho fatto obiezione, timidamente, lei ha sorriso: “Che ne vuoi sapere tu che sei una ragazzina”. Abbiamo ricominciato a discutere di politica, ne ha fatta tanta, ne sa tanto, mi ha spiegato alcune cose scure. Poi al momento di congedarsi, sulla porta, ha detto “lascia che gli altri si avvicinino, non difenderti, non serve. La sincerità dei sentimenti, ascolta solo quella. Vai, e torna presto”.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

The Duffer Lesson

The Duffer Lesson
1 minuti di lettura
 
 

La prima cosa bella di venerdì 10 giugno 2022 è la cosa migliore della serie televisiva Stranger Things: la storia dei suoi creatori, i gemelli Duffer. La quarta stagione è il più grande successo per una serie in lingua inglese, ne parla tutto il mondo. Non ci vado matto, ma per i Duffer sì. E’ il film nel film. Due gemelli che non riescono a fare niente se non insieme. Frequentano solo scuole dove possono andare entrambi, se li vogliono separati vanno altrove. Progettano film fin da bambini. Ne girano uno che va direttamente in dvd. Non si scoraggiano. Scrivono questa Stranger things e vanno a proporla. Si sentono dire 15 volte no. “Se volete protagonisti bambini, non dovrebbe far paura” “Riscrivetela dal punto di vista dello sceriffo” “Bella, ma per quale pubblico?” “Mah” “No” “No” “No”. Adesso li pagano 100mila dollari a testa per tenere conferenze motivazionali di 50 minuti. In una hanno detto: “Chi ce la fa? Chi ama così tanto quel che fa da non riuscire a immaginare di fare altro”. E’ Rocky. E’ un deja vu. E la cosa più strana è che è la realtà. 

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo)

«...dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elìa si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna» 1Re 19,9.11-16.

 

Altro che visioni, miracoli ovunque o altro...delicatezza e profondità ci chiede i lSignore!

(Prego)

Dio è amore; chi rimane nell'amore,
rimane in Dio e Dio rimane in lui. (1Gv 4,16)

(Agisco)

Sensibilità nel rispettare la donna e nel contrastare ogni dipendenza (gioco, alcol, droga).

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

La bellezza del matrimonio “per sempre”

 
 
 

“Un’alleanza davanti a Dio che esige fedeltà” (AL 123)

«La famiglia è la “cellula fondamentale della società” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 66). Il matrimonio è realmente un progetto di costruzione della “cultura dell’incontro” (Enc. Fratelli tutti, 216). È per questo che alle famiglie spetta la sfida di gettare ponti tra le generazioni per trasmettere i valori che costruiscono l’umanità. C’è bisogno di una nuova creatività per esprimere nelle sfide attuali i valori che ci costituiscono come popolo nelle nostre società e nella Chiesa, Popolo di Dio. […] permettetemi di rivolgere una parola ai giovani che si preparano al matrimonio. Se prima della pandemia per i fidanzati era difficile progettare un futuro essendo arduo trovare un lavoro stabile, adesso l’incertezza lavorativa è ancora più grande. Perciò invito i fidanzati a non scoraggiarsi, ad avere il “coraggio creativo” che ebbe san Giuseppe, Così anche voi, quando si tratta di affrontare il cammino del matrimonio, pur avendo pochi mezzi, confidate sempre nella Provvidenza, perché “sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere” (Lett. ap. Patris corde, 5). Non esitate ad appoggiarvi alle vostre famiglie e alle vostre amicizie, alla comunità ecclesiale, alla parrocchia, per vivere la futura vita coniugale e familiare imparando da coloro che sono già passati per la strada che voi state iniziando a percorrere».

Queste significative parole sulla famiglia sono estratte dalla lettera scritta da Papa Francesco agli sposi e fidanzati il 26 dicembre 2021 in occasione dell’anno Famiglia Amoris laetitia. Anno che terminerà tra qualche settimana con il X incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Roma in questo mese di giugno dal 22 al 26 giugno. In questa lettera il Papa, col tono di un padre, offre un incoraggiamento, un segno di vicinanza e un’occasione di meditazione sull’importanza di una pastorale familiare in uscita, sul rapporto genitori e figli, sul cammino dei fidanzati verso le nozze e sul significato del sacramento del matrimonio quale “cellula fondamentale della società” e reale progetto di costruzione della “cultura dell’incontro”, così urgente per superare le avversità e i contrasti che oscurano il nostro tempo.  Pertanto, a partire da questa lettera, il servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ha chiesto una testimonianza a una coppia di sposi Vito e Marina, impegnati da diversi anni nella pastorale famigliare dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni nell’accompagnamento di futuri sposi, sulla bellezza del matrimonio “per sempre” in questo tempo storico complesso. Si offre di seguito ai lettori e alle lettrici la testimonianza dei coniugi Colaianni.

 ***

Un matrimonio tra due battezzati è prezioso, perché Gesù ha un posto speciale nella loro relazione. Gesù, infatti, ha elevato il matrimonio a sacramento, così come recita anche il can. 1055 § 2 CIC: «tra battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale che non sia per ciò stesso sacramento». Inoltre, come ci ricorda Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia: «L’unione che si cristallizza nella promessa matrimoniale per sempre è più che una formalità sociale o una tradizione, perché si radica nelle inclinazioni spontanee della persona umana; e, per i credenti, è un’alleanza davanti a Dio che esige fedeltà: “Il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che hai tradito, mentre era la tua compagna, la donna legata a te da un patto: […] nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio” (Ml 2,14.15.16)» (AL 123).

Nell’affrontare il tema dell’indissolubilità del matrimonio in una coppia, ci sembra importante ricordare le due proprietà essenziali su cui si fonda il sacramento. La dottrina cristiana, infatti, insegna che le due proprietà essenziali del sacramento matrimoniale sono: l’Unità: essa comporta l’esclusività del vincolo, l’esclusione di qualsiasi forma di poligamia e poliandria; da essa, quindi, scaturisce l’obbligo della fedeltà coniugale. L’Indissolubilità: essa comporta che il vincolo coniugale perduri perpetuamente finché entrambi i coniugi sono in vita, senza possibilità che sia sciolto, tranne in tre specifici casi (separazione, scioglimento del vincolo e nullità di matrimonio). Nel momento del consenso, inoltre, i due sposi si impegnano liberamente e consapevolmente ad amarsi (cioè a volere e cercare il bene dell’altro) in modo esclusivo e ad essere aperti alla vita. Pertanto, possiamo comprendere con la sola ragione che il progetto matrimoniale è per sua natura indissolubile. Dopo questa breve, ma essenziale premessa giuridica per inquadrare il sacramento del matrimonio, vogliamo occuparci di seguito in questa nostra riflessione/testimonianza solo della bellezza del matrimonio “per sempre”, cioè indissolubile.

Innanzitutto ci presentiamo: siamo Vito e Marina, membri della commissione diocesana di Pastorale familiare dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni e animatori nei corsi prematrimoniali parrocchiali. Inoltre, nella nostra vita professionale, Vito dipendente del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese, Marina avvocato, ci occupiamo quotidianamente di persone che purtroppo decidono di interrompere il loro coniugio con la separazione legale e/o la nullità matrimoniale.

Dai nostri incontri professionali avuti con le coppie separate ci siamo accorti che le motivazioni che inducono le persone a porre fine al matrimonio in modo definitivo sono diverse: incompatibilità caratteriali, immaturità o cause ancor più gravi come la violenza domestica. Purtroppo abbiamo spesso constatato che le coppie in crisi sono lasciate sole: molto probabilmente se ci fosse stato l’aiuto del parroco o di un esperto il loro matrimonio si sarebbe salvato. Nei nostri corsi prematrimoniali insistiamo molto sull’importanza del dialogo nella coppia: è sempre meglio una lite accesa che una vita coniugale fallita. Un coniugio fallito è una sconfitta per gli sposi (in psicologia, la separazione, viene definita un “lutto”) ed un trauma per i figli, soprattutto minori, se ci sono. Ci piace evidenziare negli incontri con i nubendi che “il matrimonio è il tempo in cui si mette a dimora in terra la giovane pianta”. Questa pianta ha già radici, perché ciascun coniuge porta il contributo della propria identità, della propria personalità, del proprio passato, della propria concezione dell’amore, del proprio vissuto personale e familiare, del proprio ambiente sociale, dei propri sogni e di tutto ciò che egli/ella è. La giovane pianta è l’incontro di due personalità unite in un solo progetto che diventano con il sacramento del matrimonio una sola carne. Crediamo che nessuno sposo/a il giorno delle nozze ha la certezza matematica che quella scelta non possa comportare problemi. Il sacramento del matrimonio è l’alleanza di una coppia con Dio: il Signore guiderà la giovane coppia nella vita e aiuterà loro ad affrontare tutti i deserti che la vita farà attraversare.

Tra noi, che non vogliamo definirci la cosiddetta famiglia del “Mulino Bianco”, ci sono stati e ci sono diversità di vedute o attriti, ma con la preghiera ed il dialogo riusciamo a superare.

Vito essendo una persona riflessiva che cerca di usare le parole più appropriate, soprattutto durante i confronti, difficilmente risponde nell’immediato a Marina. Lei poi non sempre evidenzia un errore di Vito per cui alcune volte, conoscendola, bisogna “tirarle” le parole di bocca; in altre occasioni (quelle più gravi), però, subito Marina dice cosa non va. Una volta esternato il suo malessere, Vito cerca prima di rielaborarlo tra sé e poi le chiede di sedersi per potersi confrontare.  È da dire, però, che per fortuna i nostri screzi, fino ad oggi, non sono durati più di un giorno. Sono innumerevoli le circostanze che ci permettono di rinnovare il “si” del nostro matrimonio: ogni volta che noi diciamo all’altro coniuge “Ti amo” rinsaldiamo la nostra alleanza. Ogni volta che diciamo al coniuge “Ti chiedo perdono” o “ti perdono”, rinforziamo il legame del nostro matrimonio.

Ogni volta che ci ritroviamo come marito e moglie riuniti nel suo nome dinanzi al Signore per offrire una difficoltà della nostra vita o per riconoscere un dono di Dio, rinforziamo la nostra alleanza con lui. Infatti, ciò che ci aiuta tanto ad andare d’accordo e che ci ha avvicinati fin dai primi tempi del nostro rapporto è la fede che cerchiamo di mantenere viva partecipando attivamente alla vita della nostra Comunità parrocchiale, riflettendo sulla Parola di Dio e pregando. L’appuntamento della Messa domenicale che viviamo come famiglia, il vivere esperienze di servizio e di condivisione ci aiutano a vivere cristianamente il nostro matrimonio e a educare nella fede cattolica nostra figlia Maria Elena. La fede è un dono di Dio, ma è compito di noi genitori trasmetterla ai figli con la parola e l’esempio. La testimonianza del nostro essere cristiani (sia pur piena di errori), il vivere insieme esperienze significative di servizio e aiutarla a compiere piccoli gesti di condivisione crediamo che potrà suscitare in lei il desiderio di avvicinarsi al Signore, di sentirsi parte della Comunità e di farsi prossimo. Siamo consapevoli di essere stati chiamati ad essere nel mondo segno tangibile dell’Amore fedele e costante di Dio per l’umanità, dell’Amore di Cristo per la sua Chiesa. Con tutti i nostri limiti sappiamo di essere “chiesa domestica.”

Bisogna aiutare i giovani a capire la bellezza del Matrimonio sacramento, a soffermarsi sulla presenza di Dio nella famiglia che si costituirà, è Lui che “santifica ogni cosa”. Sposarsi nel Signore è rispondere ad una vera vocazione, quella di essere Icona della Trinità, immagine di Dio Amore, di Dio Comunità (Cf. Gen 1,27). Concludiamo questa nostra piccola testimonianza con la speranza che possa in qualche modo aiutare il cammino delle nuove coppie, con l’augurio che la pastorale per le famiglie possa essere potenziata a tutti i livelli per accompagnare anche le coppie in difficoltà che, a volte, si sentono escluse dalla vita ecclesiale.

Vito e Marina Colaianni

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

Loop Festival. Il genio femminile nella musica

 
 
 

Quattro date, a partire da oggi

Realizzato dall’Associazione Pool e prodotto dalla Fondazione Apulia Film Commission, con il patrocinio di Puglia Sounds e un’importante partnership con il Medimex, il Loop Festival nasce dall’idea del direttore artistico Michele Casella di connettere figure femminili che con parole e scelte dirompenti hanno tinto di rosa pentagrammi atavici strabordanti di clichè.

Giunto alla sua sesta edizione, il Loop Festival dedica l’appuntamento del 2022 alle Donne che hanno trasformato il concetto di musica, artiste del suono che, soprattutto negli ultimi anni, hanno reinventato con creatività, coraggio ed innovazione il mondo audiovisivo internazionale. Al motto di “All Girls to the Front!” la kermesse crossmediale intende riportare sugli scudi il genio femminile attraverso quattro serate (9, 23, 28 e 30 giugno) durante le quali arte e melodia si incontrano in modo sinestetico.

La prima data di oggi, giovedì 9 giugno, in particolare, al Multicinema Galleria di Bari, con ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, ospiterà la proiezione di “Sisters with Transistors”, docufilm diretto da Lisa Rovner e dedicato alla straordinaria vita, finora mai narrata, di Laurie Anderson, pioniera dell’avanguardia musicale e performativa dei nostri tempi.

Sarà proprio la voce della Anderson ad accompagnare lo spettatore in questo memorabile lungometraggio, testamento di un’epoca in cui l’establishment era appannaggio degli uomini, mentre l’universo femminile veniva relegato a posizioni emarginate e controverse.

Significativa per il Loop Festival è la presenza in diretta streaming da New York della Andeson, considerato anche il fatto che l’autrice di “O Superman” ha rovesciato il ruolo della Donna nella spoken poetry e, più in generale, nella multimedialità.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

Nel 2035

Nel 2035
(ansa)
Fissata la fine delle auto a benzina e diesel. I nostri figli vivranno in un mondo di auto elettriche
1 minuti di lettura
 

Nel 2035 avrò 70 anni e se sarò fortunato farò in tempo a vedere la fine delle auto a benzina e diesel. Da quell’anno nell’Unione Europea sarà vietato acquistarle. Chi le ha potrà continuare ad usarle, ma non si potranno più comprare. I miei figli insomma vivranno in un mondo di auto elettriche: meno rumore, zero inquinamento. Se avremo fatto anche il resto delle cose che abbiamo in programma, anche i treni e gli autobus avranno carburanti puliti, rinnovabili, e sarà possibile fare il giro del continente in bicicletta seguendo apposite piste. L’aria sarà finalmente respirabile anche perché le fabbriche avranno convertito i loro sistemi produttivi, scegliendo ove possibile l’elettrificazione.

E gli edifici pubblici e privati riusciranno a gestire meglio il calore, trattenendolo in inverno e raffrescandolo l’estate. Per allora, finalmente, la gran parte dei nostri rifiuti smetteremo di chiamarla così: li chiameremo “risorse” e li tratteremo in modo che possano tornare ad essere materie utili, non più materie prime, ma materie seconde in un circolo virtuoso che non finisce mai. Le giornate dell’Ambiente, della Terra, della Biodiversità e degli Oceani saranno state abolite, perché si celebreranno tutti i giorni. Non sto sognando. E questa non è una canzone di Lucio Dalla: nel 2035 non sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. Ma sono felice, perché il Parlamento europeo ieri poteva fare la cosa più comoda e invece ha fatto la cosa più giusta. Non vedo l’ora che arrivi il 2035.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

La rabbia che monta

 
Un momento dei disordini a Peschiera del Garda

Un momento dei disordini a Peschiera del Garda

Pensavo alle banlieue, ai quartieri che diventano pentole a pressione di una rabbia che quando esplode è troppo tardi, covava da anni, quando arriva è esplosa già. Pensavo che la Francia dovrebbe essere una specie di macchina del tempo che ci mostra il futuro, lì tutto è cominciato prima e dunque lo sappiamo, cosa succede dopo. Pensavo che non è tanto l’aggressione di tipo sessuale, quello che conta in questa storia dei ragazzi sul treno, ma l’esplosione di una specie di razzismo al contrario, che brutto modo per dirlo, ma questo: siamo venuti a conquistare Peschiera, noi siamo Africa e ora tocca a noi farvi scendere dai treni, farvi uscire dai locali.

Poi ho letto il servizio, bellissimo e illuminante, di Brunella Giovara. Baggio, Corvetto, Giambellino: ragazzi, volontari, parroci hanno usato queste parole. Banlieue (“non lo siamo ancora ma lo stiamo diventando”), pentola a pressione. “Siamo considerati delinquenti a priori, la polizia ti ferma tre volte a settimana”. Nel quartiere c’è una scuola media dove sono quasi tutti stranieri, un’altra dove “riparano” gli italiani come fosse un rifugio. Un ragazzo racconta del lockdown passato in 27 metri quadri, con molti fratelli, il prete dice che c’è analfabetismo emotivo: “Non è un problema etnico, ma di cultura”.

Anche se sei nato a Milano, sei cresciuto qui, sei doppiamente emarginato: perché sei nero, perché non sei cittadino italiano, non hai diritti né doveri, sei niente, sei in un limbo, colpevole a priori ma siete tanti, però, tantissimi: quindi certo che la rabbia, nel gruppo, monta. Non so se lo ius soli, il diritto di cittadinanza per luogo di nascita, sia la soluzione ma certo molto, moltissimo aiuterebbe. Bisogna fare presto.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo)

«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà...»Mt 5,20-26.

Qual è oggi la giustizia? Uccidere, vendicarsi, essere indifferenti...invece Gesù ha vissuto e ci chiede di imitarlo nel superamento di questa giustizia infima...ma per una superiore!

(Prego)

O Signore, la tua forza risanatrice,
ci guarisca dal male e ci guidi sulla via del bene.

(Agisco)

Perché il perdono e l'amore precedano sempre qualsiasi atto di culto, e l'eucaristia divenga l'anticipazione della pace universale.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

Platinum Jubilee

 
 
 

Con occhi di donna…

Ho sempre seguito con moderato interesse le vicende e la storia della monarchia inglese, ma quest’anno in occasione del “Platinum Jubilee” mi sono trasformata in un’accanita spettatrice delle varie cerimonie legate all’evento.

Ho guardato la regina con occhi diversi, un po’ meno trasognati e un po’ più indagativi…ciò che ho osservato oltre a vedere sua Maestà sempre perfettamente in linea con il suo ruolo, ho visto una donna che ha votato 70 anni della sua vita al suo paese. Ha portato sulle sue spalle tutte le impegnative incombenze segnate da ritmi frenetici e impellenti sempre con un sorriso sincero, dolce, spontaneo. Ogni sua piccola parte del corpo può raccontare tutti quegli anni carichi di doveri, di etichetta, di forza e determinazione nel fare sempre al meglio il suo dovere a cui è stata chiamata da giovanissima e a cui nessuno ha mai chiesto cosa ne pensasse, anzi dinanzi al profondo dolore della morte del padre, il re  Giorgio VI, lei ha opposto una fierezza nei modi e nei sentimenti investendo il ruolo di regina in modo esemplare.

Ed ecco che i miei occhi oggi più che mai hanno fissato i suoi solo per cercare di immaginare quanti dolori ha dovuto mettere a tacere, ha dovuto accantonare per perseguire l’altissimo scopo della sua vita offrendo a tutti il suo meraviglioso sorriso.

Questi 70 anni raccontano di una regnante degna del suo ruolo e di una persona degna nel suo essere mente e cuore.

E ancora una volta il suo sorriso sarà la forza di tutti coloro che l’hanno conosciuta, amata e apprezzata. Dietro una velata nostalgia che questo evento può aver portato con sé, una nostalgia legata al pensiero del futuro, rimarrà sempre quel sorriso assieme all’instancabile suo lavoro a rendere eterna questa regina unica.

Ho osservato contemporanea la regnante, la donna, la moglie, la madre e la nonna racchiuse in quel suo sguardo fiero e spontaneamente tenero e mi sono emozionata, tanto.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

I TORMENTI DELLA CORONA

 
 
 

Un party che rischia di essere indigesto

Era il 6 febbraio 1952 quando Elisabetta II, all’età di 26 anni, saliva sul trono della più importante monarchia del mondo, succedendo al padre, Re Giorgio VI, morto all’età di 56 anni. Da allora, la Regina ha inanellato record su record, tra i quali quello della maggior durata del regno, che apparteneva alla regina Vittoria. Un regno, quello di Elisabetta,  fatto di tanti viaggi internazionali nel suo Commonwealth e non solo, di grandi eventi, gioiosi e drammatici. Ha saputo fare dell’ironia uno strumento per farsi amare dai suoi sudditi, come di recente è accaduto in video che l’ha immortalata, mai termine è stato più adatto, con uno dei simboli britannici più conosciuti, l’orsetto Paddington, o come quando l’agente Bond, interpretato da Daniel Craig, l’ha scortata, in maniera spericolata, per l’inaugurazione dei Giochi Olimpici.

Elisabetta è il simbolo dell’unità nazionale, uscita più forte dopo il successo del referendum sulla Brexit del giugno del 2016, uno shock che forse ora inizia rivelare gli scricchiolii più profondi, a cominciare proprio dall’unità delle nazioni che formano l’UK.

Non basterebbe Bond a risolvere tali grattacapi e l’impacciato Paddington non avrebbe molto da offrire, se non della marmellata e del pane.

Già allora si era avvertito qualcosa: in occasione del referendum, in Scozia la maggioranza degli elettori aveva votato per rimanere nell’Unione Europea, ben il 62 %, reclamando, come vedremo,  pretese secolari di indipendenza mai sopite; nell’Ulster il 55,78 % aveva ribadito la volontà to remain in quella che viene superficialmente chiamata Europa, e ancora non si sottovaluti l’esito del voto della Grande Londra con una percentuale del 59,93 %. Campanelli d’allarme vibranti e stridenti che annunciavano già molto altro.

La Scozia resta ancora un paese oscillante tra il restare nel Regno Unito o affidarsi all’UE, che in tal caso comporterebbe la necessità di separarsi da Londra. D’altra parte, il referendum del 2014 sull’indipendenza, con il 55% dei votanti favorevoli al “no”, è stato ribaltato dall’esito politico del 2016, che ha dato la consapevolezza di liberarsi dei Windsor, confermando poi il risultato nell’elezioni del 2019 con la vittoria degli indipendentisti, ribadita dal voto del 2021. La premier Nicola Sturgeon, la prima ministra, una William Wallace dei nostri giorni, ha promesso entro il 2023 un nuovo referendum per l’indipendenza.

E Buckingham Palace già inizia a tremare.

Non è tutto: ultimamente in Irlanda del Nord sta crescendo il sogno di una riunificazione di tutta l’isola, paventata dal Sinn Féin, il partito indipendentista irlandese. Già nel post Brexit, un protocollo su Irlanda e Irlanda del Nord recitava così :”[soluzione] concordata consente all’Irlanda del Nord di rimanere nel territorio doganale del Regno Unito e, al tempo stesso, di beneficiare del mercato unico. [è] un sistema praticabile, costruito per durare“. Tale protocollo è stato messo in discussione da Boris Johnson, che ha rischiato il posto in un voto di sfiducia e che si trova dinanzi al rischio di un conflitto commerciale con l’UE. I fischi a St. Paul gli avevano fatto capire già qualcosa.

Dopo la vittoria del partito indipendentista, è cresciuta la consapevolezza di poter riunificare tutta l’isola, a completamento dell’indipendenza avviata dall’Eire cento anni prima.

Un vento impetuoso continentale, chiamato Unione Europea, rischia di spingere queste due nazioni verso l’indipendenza. E la Regina dovrebbe preoccuparsi un tantino, come simbolo dell’unità nazionale. L’Union Jack si sbiadirebbe dell’azzurro della Scozia e perderebbe la Croce di Sant’Andrea dell’Irlanda del Nord. Giusto festeggiare, settant’anni di regno non sono da tutti, ma il dessert avrà avuto un sapore amaro e un digestivo non basterebbe a chetare i malumori. In Scozia la popolarità della casa reale è scesa al di sotto del 50% e un rinvigorito sentimento nazionalista potrebbe far cadere la corona dalla testa della pluridecorata regina. Sembra che l’Europa si stia vendicando, in certo senso, dello sgarbo del 23 giugno 2016, quando fu decretata l’uscita da Bruxelles. Dietro ci sono le manovre europee che sperano ancora di tener piede oltre, molto oltre le bianche scogliere di Dover, su nelle Highlands e nell’isola di San Patrizio.

Giusto festeggiare, ma il party è stato per pochi, per coloro che ancora credono in Your Majesty e nel suo ruolo.

Gli altri hanno preferito restarne fuori.

Grande è l’eredità che Elisabetta lascia a coloro che regneranno dopo di lei, più grande il debito: il rischio di vedere dopo secoli l’ unità della Gran Bretagna.

Più che la Regina, Dio salvi la monarchia.

Ti piace?
, , , , , , , , , , , , ,