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donmichelangelotondo più di un mese fa

La musica fresca e giovane di Kuerpo e Ray

 
 
 

Si chiamano Kuerpo e Ray (al secolo Niccolò Porro e Piergiuseppe Caldarola) i due giovanissimi cantanti andriesi, autori ed interpreti del brano rap iPhone che sta facendo incetta di views e like su YouTube. Sono proprio Niccolò e Piergiuseppe a spiegarci la genesi della loro musica.

Ciao, Niccolò e Piergiuseppe. Da dove nascono gli pseudonimi Kuerpo e Rey?

N: I nomi d’arte Kuerpo e Rey nascono principalmente dal fatto che abbiamo frequentato i primi 3 anni di liceo insieme. Infatti, proprio grazie alla scuola, ci siamo conosciuti e incominciato e scrivere i primi testi. Per quanto riguarda il significato, lo sveleremo un po’ più in là.

 

Giusto considerare il singolo “Iphone” una critica alla moderna realtà virtuale giovanile?

P: Il singolo iPhone è stato creato in maniera molto semplice e genuina. Possiamo considerarlo come un brano in cui vengono trattati argomenti che stavamo vivendo in quel periodo, niente di più.

A vostro parere i social impediscono l’instaurarsi di rapporti sinceri e duraturi?

N: Al giorno d’oggi i social mostrano piuttosto il falso che il vero ma, allo stesso tempo, instaurare rapporti sui social può essere utile per comunicare anche con persone a distanza in maniera semplice e veloce.

Cosa rappresenta il Rap per le nuove generazioni?

P: In Italia Il movimento del “Rap” (se così lo vogliamo chiamare) non è altro che una valvola di sfogo o meglio una sorta di riscatto sociale che riguarda soprattutto i giovani nella voglia di affermarsi e rincorrere il proprio sogno. Anche se noi preferiamo non etichettarci in un solo genere poiché facciamo musica di ogni tipo.

Progetti futuri?

N: Stiamo lavorando ogni giorno su noi stessi e sul nostro futuro per mettere a fuoco il nostro potenziale e migliorare sempre di più. A breve usciremo con altre novità.

 

Il testo di iPhone

Baby mi chiama sull’iPhone

Si chiede perché è sempre occupato

Ad un infame sparo

Lei lo muove è claro

Agli occhi borse Saint Laurent, Saint Laurent

Baby mi chiama sull’iPhone

Si chiede perché è sempre occupato

Ad un infame sparo

Lei lo muove è claro

Agli occhi borse Saint Laurent, Saint Laurent

Baby lo sai sto per farlo

Mi chiama giorno e notte ma io non parlo

Llama, questa bitch mi richiama

Occhi chiusi spara una glock

Sono Gucci queste flip flop

Tu non fare il g, qua Moto GP, non spara il tuo stick

Ho fatto un patto col g, giorni sul letto, penso al mio six (mio six)

I’m in a different pose, I’m sick, you shock, the glock is so close

Vivo una fast life tu la vivi slow

Sono OG non è un talent show

Io non lo so tu che dici nella zone

Voglio marche addosso, faccio no stop, una tee VLONE

Si ella me quieres no

Lo se yo no tengo tiempo

Penso solo a quel cash

No es mi culpa lo siento

Lei mi chiama tutti i giorni come se fossi un walkie talkie

Se lo faccio per davvero tu stai solo perdendo colpi

Perdi colpi ti sento a stento, ti riprendo, spendo, mento, sento,

muove lento, attento, svelto, movimento

Lo sanno tutti: Non mi fermo adesso

Baby mi chiama sull’iPhone

Si chiede perché è sempre occupato

Ad un infame sparo

Lei lo muove è claro

Agli occhi borse Saint Laurent, Saint Laurent

Baby mi chiama sull’iPhone

Si chiede perché è sempre occupato

Ad un infame sparo

Lei lo muove è claro

Agli occhi borse Saint Laurent, Saint Laurent

Baby lo sai sto per farlo

Mi chiama giorno e notte ma io non parlo

Llama, questa bitch mi richiama

Occhi chiusi spara una glock

Sono Gucci queste flip flop

Non darò mai il cuore ad una bitch qualunque

Lei mi dice storie assurde, io ho solo pare assurde

Questa mi chiama io non rispondo

E’ da mezz’ora che non parlo proprio

Tu non mi sciogli neanche col fuoco

Non sono fake, questo non è un gioco

Io non lo so tu che dici nella zone

Kuerpo Montana sai fa fuego nel tuo block

Lei non mi dice no

La colpa è mia, me lo sento

Vita vera no joke, ho due grammi dentro al box

Ho gli occhi stanchi, ultimo banco, mi hanno bocciato

La vendetta è sacra, se la usi bene puoi fare tanto

Tu mi parli dietro, perché davanti non vali un cazzo

Mentre io mi applico, chiudi la bocca che io spengo l’iPhone

Baby mi chiama sull’iPhone

Si chiede perché è sempre occupato

Ad un infame sparo

Lei lo muove è claro

Agli occhi borse Saint Laurent, Saint Laurent

Baby mi chiama sull’iPhone

Si chiede perché è sempre occupato

Ad un infame sparo

Lei lo muove è claro

Agli occhi borse Saint Laurent, Saint Laurent

Baby lo sai sto per farlo

Mi chiama giorno e notte ma io non parlo

Llama, questa bitch mi richiama

Occhi chiusi spara una glock

Sono Gucci queste flip flop

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donmichelangelotondo più di un mese fa

RAZZISMO AI CONFINI UCRAINI

 
 
 

“IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO”

Sono profondamente rincuorato dal moto di solidarietà che sta animando i paesi europei in questo momento. Sono profondamente rincuorato per l’assistenza che in questo momento viene fornita ad un popolo che, dalla sera alla mattina, si è trovato dalla vita normale alla morte addosso, travestita da missili e bombe.

Nell’orrore degli attacchi militari e delle macerie, oggi ci viene mostrato che non tutto può essere manipolato dalla tragedia della guerra, che anche nel profondo nero della disperazione i valori umani possono accendere una luce di speranza. E oggi, alla frontiera polacca e rumena, quell’umanità si sta mostrando in tutta la sua forza e caparbietà.

 

Dispiace, tuttavia, che tra la bellezza di queste azioni ci sia qualcosa che scricchiola, che ci fa rendere conto che, se una guerra può scoppiare nel giro di una notte, nei medesimi tempi non possono modificarsi talune abitudini.

Nei giorni passati si è sentito sempre più assistito a episodi di razzismo da parte delle guardie di frontiera, tramite video postati sui social, alcune dichiarazioni rilasciate dall’Unione Africana, dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e della ONG Human Rights Watch, e alcuni servizi giornalistici, tra cui quelli del TG2 e di Sky TG 24.

Una delle testimonianze più diffuse è quella di Jessica, una studentessa nigeriana in fuga dall’Ucraina, che si è vista bloccata alla frontiera ucraina da guardie ucraine mentre si accingeva a salire su un bus che le avrebbe consentito di entrare in Polonia. Nonostante abbia mentito dicendo di essere incinta, le è stato ulteriormente risposto “Only Ukranian, that’s all” (“Solo ucraini, questo è tutto”). Dopodiché, è dovuta tornare indietro e prendere un treno (pagato a caro prezzo) per arrivare in Ungheria, dove attualmente si trova.

Su Twitter, inoltre, sono stati postati diversi video, tra cui vi sono due particolarmente eloquenti: nel primo, una giovane donna africana viene spinta letteralmente fuori dal treno dalla polizia ucraina per permettere a una ragazza bianca di salire; nel secondo, un ragazzo africano viene picchiato dalla polizia polacca perché aveva superato il confine senza farsi identificare.

Molte di queste persone, peraltro, oltre a scappare dal conflitto, intendevano semplicemente attraversare la frontiera per poter prendere un aereo che li avrebbe riportati ai loro paesi di provenienza.

“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio”, recita un famoso proverbio.

E in effetti, i paesi dell’Europa Orientale (i cosiddetti “paesi di Visegrad”) non sono nuovi a tali episodi: ricordiamo, infatti, le percosse inferte ai migranti, i fili spinati e i muri innalzati da Ungheria e Polonia per impedire il passaggio del confine.

Tali condotte sono indubbiamente contrarie al diritto internazionale, a cui sono soggetti, loro malgrado, anche i paesi di Visegrad.

Innanzitutto, all’art. 3 della Convenzione di Ginevra del 1951 sullo statuto dei rifugiati, ai sensi della quale “Gli Stati Contraenti applicano le disposizioni della presente Convenzione ai rifugiati senza discriminazioni quanto alla razza, alla religione o al paese d’origine”, e, in secondo luogo, all’art. 5 della Convenzione Internazionale sull’eliminazione della discriminazione razziale, che, tra le altre disposizioni, prevede che “gli Stati contraenti si impegnano a vietare e ad eliminare la discriminazione razziale in tutte le sue forme ed a garantire a ciascuno il diritto all’eguaglianza dinanzi alla legge senza distinzione di razza, colore od origine nazionale o etnica”, anche con riguardo al “diritto alla sicurezza personale ed alla protezione dello Stato contro le violenze o le sevizie da parte sia di funzionari governativi, sia di ogni individuo, gruppo od istituzione”.

E, si badi, tali norme internazionali sono “inderogabili” e valide in ogni tempo, anche durante un conflitto armato.

Non è necessario andare così lontano, ma basta rimanere entro i confini italiani per assistere a dichiarazioni disarmanti e condannabili al pari delle violenze alla frontiera.

Alcuni giorni fa, alcuni sindaci leghisti dell’Umbria si sono resi disponibili ad accogliere i profughi “ucraini” (ci tenevano particolarmente a sottolinearlo), qualcuno in Senato si è particolarmente premurato di accogliere incondizionatamente i profughi “che scappano dalla guerra vera” e qualcun altro si è speso nel sottolineare il dovere di accoglienza di popolazioni con cui si condividono le stesse radici cristiane, perché la Galizia (regione ucraina) faceva parte del cattolico Impero Austro-Ungarico.

D’altro canto, non ci si dovrebbe sorprendere di fronte a tali affermazioni, perché non sono altro che lo specchio di una società ormai sedimentatasi perfettamente: noi tutti ci stiamo giustamente indignando per l’invasione dell’Ucraina, ma siamo rimasti ipocritamente in silenzio mentre le guerre uccidevano (e uccidono) esseri umani, magari distanti dalle nostre culture e lontani dalle nostre case, ma pur sempre esseri umani.

Tutto questo ci ha portato a distinguere, inevitabilmente, tra guerre di serie A e guerre di serie B, profughi di serie A e profughi di serie B.

Ci prodighiamo giustamente nell’accoglienza dei profughi ucraini, ma allo stesso tempo lasciamo che i barconi affondino nel Mediterraneo, che gruppi di individui siano tenuti in ostaggio alla frontiera balcanica.

I muri e le percosse di oggi non sono altro che la conseguenza di tutto questo.

Nei giorni scorsi, tuttavia, il Consiglio dei Ministri dell’Interno dell’UE è giunto ad uno storico accordo. Per la prima volta, verrà attivato il meccanismo di asilo temporaneo (della durata di 1 anno rinnovabile) contenuto nella direttiva 2001/55/CE approvata dal Consiglio Europeo il 20 luglio 2001 ai profughi provenienti dall’Ucraina: essi potranno beneficiare di un permesso di soggiorno rilasciato immediatamente e di accesso libero ad assistenza medica, fino a quando sarà possibile il rimpatrio sicuro nel paese d’origine.

La ministra Lamorgese, presente al Consiglio a Bruxelles, ha dichiarato che sarà concessa protezione a ucraini e non ucraini che risiedono stabilmente in Ucraina.

C’è da essere soddisfatti, ma non troppo, perché la direttiva, nel suo testo, rinvia al principio di non discriminazione contenuto nell’art. 21 della Carta di Nizza, anch’esso inderogabile.

Per cui, ad oggi, non è chiaro quale sarà il destino dei profughi provenienti dalle guerre “finte” o a coloro che sono profughi per altri motivi (carestie, persecuzioni, catastrofi naturali ecc.), ma il risultato di Bruxelles non è altro che frutto di una mediazione.

Indovinate grazie a chi questo compromesso si è reso necessario. Proprio la Polonia e l’Ungheria, i paesi di Visegrad, quei paesi che oggi sono solidali con gli ucraini e “lupi” con tutti gli altri.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

https://www.andriaviva.it/notizie/cultura-della-legalita-e-politiche-di-sicurezza-ad-andria-il-cittadino-sia-parte-attiva-del-cambiamento/

 

Martedì 1 marzo 2022, nel nostro quartiere abbiamo vissuto questa bella serata. Certamente non son stati risolti tutti i problemi legati alla criminalità o alla sicurezza. Però è servito per raccontarci e riflettere.
La frase evangelica ascoltata domenica scorsa "prima di vedere la pagliuzza altrui guarda la trave che hai" Luca 6,39-45) è stata da sempre fortemente fraintesa. Gesù con questa esortazione non vuole dirci che non dobbiamo correggere per paura di non essere accettati, perché noi incoerenti o per paura di subire poi un contraddittorio, in quanto ognuno di noi può commettere degli errori! Ma occorre poter dire o denunciare, perché «se io dico al  malvagio: "malvagio tu morirai", e tu non parli perché il  malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, Ma tu ti sarai salvato» (Ezechiele 33,9). Ecco...penso che la relazione Nitti (16 aprile 2021) almeno in diocesi (fu riportata anche nel giornale diocesano "Insieme") fece molto scalpore da un lato e dall'altro suscitò il desiderio di rivalsa, perché dava conferma, certezza e comunque evidenza di come questa maledetta "mafia predatoria" è reale e vera. Però poi certe cose vanno dette e divulgate!  Inoltre, se fosse mai possibile, comprendere il motivo che spinge a delinquere! Forse anche solo per un guadagno facile? Troppo poco... può essere il senso di dignità? Una parola che Mattarella ha ripetuto ben 18 volte nel discorso del suo insediamento come presidente. Sentirsi importanti,valorizzati (essere cercati per recuperare le cose rubate dietro compenso😡 o per altro...)? Come educare alla ricerca della dignità personale senza calpestare quella altrui? Ecco,nessuna pozione magica ma solo buon cammino a noi (famiglie,scuola,parrocchia, istituzioni) nell'inseguire la buona e bella dignità! Grazie ancora...

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donmichelangelotondo più di un mese fa

In questo tempo io ero altrove

 
Il carcere di Frosinone, qui i detenuti hanno scritto il libro "Letteratura d'evasione"

Il carcere di Frosinone, qui i detenuti hanno scritto il libro "Letteratura d'evasione"

C’è bisogno di evadere un po’. Alcuni più di altri, certo. E’ sempre una questione di punti di vista, di condizioni date. Trovare sollievo da cosa. Arrivano immagini di fuga, si capisce bene scappare da dove e perché. Quanto alle colpe, a prima vista evidenti, subito sale la nebbia. Al quinto giorno, già, dipende: il dibattito è aperto. Arrivano immagini dalle carceri russe. Torture inguardabili, figuriamoci subirle, filmate per volontà dei secondini. Poi senti al tg che vengono incarcerati madri e figli che portano fiori.

Incarcerati dove? In quelle carceri? C’è bisogno di evasione, apro un libro che s’intitola così: “Letteratura d’evasione”. Che coincidenza felice che arrivi nella posta stamani, no? Poi, sorpresa: è una raccolta di scritti di un gruppo di detenuti. Titolo geniale. Merita il tempo. Alessandro Bergonzoni e Luigi Manconi in prefazione. Bergonzoni annuncia “una perquisizione”, sì, ma “nelle stanze interiori”. Manconi illumina, come al solito. Il “lessico infantilizzante del carcere”. Domandina, scopino, spesino. “La riduzione in stato di minorità (minore età) del recluso definita dal linguaggio, diminutivo e vezzeggiativo, dell’infanzia”.

Il “corpo come carta”, sul corpo – residua proprietà - il tatuaggio, la pelle strumento di autobiografia. Federica Graziani e Ivan Talarico hanno organizzato “una evasione di massa legale dal carcere di Frosinone”: dieci incontri con sedici reclusi. Le autobio reali e quelle immaginarie, che viaggio. Le ragioni per cui. Scrivo per “prendere in mano la vita” (Alfredo Colao), “l’unica cosa che non si può imprigionare è la mente” (Emanuel Mingarelli). Scrivo perchè “in questo poco tempo io ero altrove” (Antonio Vampo). Evadere, essere altrove.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo) Luca 5,27-32

Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano»

 

Gesù avvicina tutti, si rivolge ai malati e ai peccatori, ma per cambiare la loro condizione, perché si convertano. In Luca Gesù non inaugura la sua predicazione con un appello alla conversione, ma vi ritorna ripetutamente, mettendo in guardia sulla necessità della conversione parlando della gioia di Dio per un peccatore che si converte e affidando agli apostoli come ultimo mandato la sua proclamazione: “saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”.

 

(Prego)

Volgiti a noi, Signore
siamo ciechi sulla tua strada
aprici gli occhi, dona la luce
noi vedremo i tuoi prodigi.

 

(Agisco)

Mi impegno a essere m stesso nelle incertezze e nelle difficoltà.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

IL FUMO, I GIRASOLI, LA CENERE

Di

 Lettere al Direttore

 -

Ucraina. Se non ci fossero più armamenti…

Quanto è pericoloso il fumo di questi giorni: se nel buio evitiamo di addentrarci, di guidare, di andare per strada, col fumo siamo invece indotti a procedere; si va finché si vede!

Infatti un po’ si vede davvero, anche se male, come appena appare distorta la sagoma di una curva, di un ostacolo improvviso.

Di fumo infatti oggi ne vedo tanto e, soprattutto ben pochi si offrono di soffiarci sopra, almeno quel tanto che basta a farci intravedere il buio che dietro ci attende, paralizzante.

Fumo in cui la verità si perde: e sappiamo che un vecchio adagio voglia che la prima vittima di una guerra sia proprio la verità…

Sicuri, perché protetti dall’ombrello della “forza”, abbiamo trascurato con colpa grave quanto si andava già annunciando da diversi anni.

Putin infatti aveva già lanciato i segnali di un malcontento che animava i russi…

Ma dov’era chi poteva e doveva dircelo?

Trincerati nelle vicende nazionali a rincorrere le ripetute crisi di governo e un benessere da trattenere con le unghie a qualsiasi costo, abbiamo di fatto trascurato il “resto” del mondo.

Mentre eravamo affaccendati a rilanciare sfide per un più grande progresso economico a nostra esclusiva protezione, ci siamo lasciati sfuggire pericolosamente quello che il “fumo” nascondeva:

una guerra a casa nostra, nella nostra Europa!

Che i confini della NATO si siano azzardati ai margini dell’ex impero Sovietico non è stato forse tanto grave (ma era proprio opportuno?), ma il fatto che ciò sia avvenuto in un momento storico in cui la Russia fosse molto debole, questo sì che deve profondamente interrogarci.

Perchè il popolo russo soffre da sempre: da prima degli zar, durate gli zar e dopo gli zar.

E oggi soffre anche le terribili restrizioni imposte dalle sanzioni di tanta parte del mondo, oltre

che per la  cronica assenza di democrazia.

Ma noi, ritenuto fossimo sufficientemete protetti dalla “forza”, non abbiamo immaginato che ciò poteva esser vissuto come uno schiaffo dato a  un popolo, pretendendo, esecrandi, che che la storia non ci presentasse il conto, appena appunto dietro il fumo…

Siamo sicuri che nel rivaneggiare la visione di un’auspicata nuova grande Russia a qualsiasi costo, Putin non sia partito da questo punto?

Siamo sicuri che sia un pazzo, o non  piuttosto un visionario sanguinario che si vuol fare largo nella storia per rivendicare il diritto al “non accerchiamento”, all’ autoprotezione?

Ma quanto sanguinario? Non sta forse applicando lo setsso paradigma a noi così tanto caro tanto da essere entrato nel nostro DNA di occidentali? Quello cioè di essere costruttori di una deterrenza che fa della forza l’ago della bilancia?

Così abbiamo costruito la pace?

Quando gli equilibri della pace e le diverse complesse realtà geopolitiche non verranno più filtrate dalla “forza”?

Un patrimonio dell’umanità, silente ma essenziale per “co-struire” rapporti nuovi tra le nazioni è la misericordia… So che qualcuno storcerà il naso, ma vorrei suggerire che questa virtù non caratterizza gli uomini buoni o  i “babbioni” privi del senso della realtà;  al contrario essa è la qualità di coloro che, in modo sorprendentemente intelligente, riscrivono gli eventi, semplicemente perché sanno come scendere nelle “miserie” altrui, sapendo bene di essere a loro volta portatori di miserie.

Un reciproco riconoscersi tra “miseri”, pur tra opposte fazioni, credo possa davvero reinventare il modo di essere la storia.

Inoltre chiediamoci perché stiamo giustamente aprendo le porte delle nostre case agli esuli ucraini, quando proprio noi abbiamo inaugurato nel Mediterraneo il più grande cimitero a cielo aperto del globo chiudendole invece a tanti altri disperati?

Siamo sicuri che non stiamo così dando corpo all’immagine  di un “impero delle bugie” che qualcuno, seppur strumentalmente, ci sta ritagliando addosso?

A quando una storia davvero finalmente nuova, senza più il fumo dell’ipocrisia?

Qualcuno di noi  cominci ad “armarsi” di quel coraggio ardimentoso per fare ciò: a compiere cioè il primo passo, ad esporre la propria faccia.

Credo fermamente che questo vero eroismo prima o poi produrrà coi suoi frutti, anche la “reciprocità”.

Penso che le donne, ma quelle che non si comportino come uomini con la gonna, le donne “vere” intendo, possano avere la chiave di questo pensiero complesso: nulla può più essere visto infatti con gli occhiali del pensiero “duale”, cioè i buoni di qua, i cattivi di là…

Donne così ai vertici decisionali del mondo mi metterebbero più tranquillo, perché loro e soltanto loro hanno gli occhi di una “madre” per la quale i figli, “tutti” i figli, anche quelli che liberamente prendono altre dolorose strade di vita, sono “uguali” .

Ho due immagini di donne che si rincorrono nella mente: quella dell’attempata signora ucraina che sceglie senza fucili e senza lanciamissili di “resistere” al soldato russo gridandogli addosso il prorpio sdegno e lanciandogli semi di girasole che cresceranno poi sul luogo dove forse morirà,

e quella di Sophia Loren, impareggiabile interprete nel 1970 del film di Vittorio De Sica “I girasoli”.

La storia, ambientata nel primo dopoguerra, si riferisce ai caduti dell’Armir in Russia:

anche qui, alla ricerca del marito scomparso in guerra, ella si imbatte in un immenso campo di girasoli nati e cresciuti sulle sepolture di quei soldati italiani…

fin quando non scopre che il suo è ancora vivo e che si è rifatto però una nuova famiglia con la donna russa che lo aveva salvato e che gli aveva pure dato una figlia!

E quando il suo “lui” anni dopo, nella maturità tornerà a cercarla, scoprono entrambi di amarsi ancora, ma lei non accetta di rompere le rispettive famiglie nel frattempo nate perché “i bambini non hanno colpa”!

Che immagine eroica di questa donna ancor bella che, sacrificando il cuore, proietta nel futuro il bene supremo dei due bambini nati dalle rispettive relazioni, una in Russia, l’altro in Italia…

Da sempre poi, studiando le armi usate nella storia dai vari popoli, si può avere uno spaccato del progresso tecnologico-scientifico da essi raggiunto; il meglio dell’inventiva umana viene infatti evidenziato dagli armamenti concepiti in una data epoca.

Mi piacerebbe che, tra due o tremila anni, gli archeologi che esaminassero i nostri resti sepolti, ad un certo punto degli scavi, non  trovassero più traccia alcuna di armamenti: sarebbe segno che quella nostra civiltà sarebbe approdata all’ultima sfida dell’”ulteriorità”, cioè la fratellanza tra tutti gli uomini…

Viceversa, insieme a poveri resti e a  frammenti di armi di vario tipo, si domanderebbero stupiti come mai  il meglio che in tanti millenni l’uomo sarebbe riuscito a produrre fosse unicamente  cenere, solo povera, anonima e volgarissima cenere!

Gabriele Perrucci

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Ucraina, io so

Di

 Myriam Acca Massarelli

 -

«Se si vuole suicidare, non ha bisogno di usare la potenza nucleare. Egli deve fare come quel signore in un bunker, nel 1945»

(Sergiy Kyslytsya)

Esiste una morsa che attanaglia direttamente l’esofago, perché la vita, nella sua escalation di imprevedibile e criminale follia, mi sta insegnando in diretta quanto le strette allo stomaco siano altre e siano ben poca cosa rispetto a questo.

Mi sono svegliata già con l’ansia, mi sono chiesta perché non abbia continuato a dormire pur non avendo fretta, sono arrivata in cucina e la tv era già accesa:

«64 km di carri armati avanzano verso l’Ucraina».

«Chi se ne importa, la guerra è in Ucraina», come «Chi se ne importa, il virus è in Cina».

«28/02/2022, scuola: devono finire il lapbook di carnevale perché hanno iniziato in ritardo».

«28/02/2022 una dirigente chiede alle scuole di infanzia e primaria di affrontare l’argomento», ma io avevo già iniziato 4 giorni prima, perché sono una dissidente che non chiede il permesso, certe volte.

Io non so niente di geopolitica, non so niente di medicina e con ogni probabilità so molto poco anche di pedagogia e teologia. O forse no, ma non è che la cosa mi importi molto.

Io so che ieri, 28/02/2022 un canale Rai ha passato in diretta l’intervento di Sergiy Kyslytsya, ambasciatore Ucraino, che parlava all’Onu.

Io so che quando ho riferito ciò che avevo sentito ad una mia amica, totalmente ed onestamente serva dell’acriticità, prima ha taciuto e poi ha cercato. Voleva sentirlo con le sue orecchie, figlia di San Tommaso: irrimediabilmente mi ha detto che avevo sentito male. Kyslytsya aveva detto qualcosa di simile, ma non quanto riferivo. Lei lo aveva ascoltato in inglese, ne era certa. E non metteva in dubbio me, ma l’esasperazione giornalistica.

E no, doveva cercare meglio questa volta, perché io pure lo avevo sentito in diretta ed in inglese. Non avevo sognato. Non potevo aver sognato una frase così, in un contesto così. Era qualcos’altro che non stava funzionando: ha dovuto cercare le sillabe che mi si erano stampate in mente, per cedere e credermi. E lo ha trovato.

Dunque ciò che non funzionava era che una ricerca umana non portava alla verità. Per prendere il ceffone che avevo preso io, quello che l’ambasciatore aveva voluto riservare al mondo intero, non bastava sapere lo avesse detto, ma bisognava cercare un ago in un pagliaio. Un ago fantasma, che fantasma non era.

Questa crisi, forse,  sta facendo dire a molti ciò che pensano davvero. E se qualcuno capita lì per caso e lo sente, se sentendolo prende un colpo di lametta a crudo, ha il dovere etico e morale di dirlo. Al di fuori della politica e all’interno dei crimini contro l’umanità.

If he wants to kill himself, he doesn’t need to use nuclear power. He has to do like that gentleman in a bunker, in 1945 (Sergiy Kyslytsya all’Onu, 28/02/2022).

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Per una visione agapica dell’Antropocene 

 https://www.odysseo.it/per-una-visione-agapica-dellantropocene/ 

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Il requiem del “Cigno stordito, UE” 

 https://www.odysseo.it/il-requiem-del-cigno-stordito-ue/ 

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donmichelangelotondo più di un mese fa

La sfida di Wikipedia a Putin

di Riccardo Luna
 

(afp)

La voce “2022 Invasione russa dell’Ucraina” ha in alto un lucchetto con una “E” che indica che solo redattori esperti possono aggiornarla. Ci lavorano 740 persone

AGGIORNATO  ALLE 12:37 1 MINUTI DI LETTURA

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Durante i lunghi mesi della pandemia da covid-19 c’è stato un sito web che ha fatto da argine alla disinformazione: Wikipedia. Sorprendentemente la grande enciclopedia collaborativa che consente a tutti di contribuire alle singole voci, ed è quindi più esposta alle scorribande di chi cerca di far circolare bugie, ha retto diventando anzi un punto di riferimento.

 

Per farlo ha dovuto cambiare un po’: le voci relative al covid infatti sono state affidate a professionisti retribuiti che potevano ricevere segnalazioni dal pubblico ma poi decidevano in autonomia preservando equilibrio e correttezza delle informazioni. Non si tratta di qualcosa di marginale: Wikipedia è uno dei siti più visitati del mondo ed è spesso il primo dove si atterra dopo una ricerca su Google. Insomma una balla lì fa ancora più danni che sui social.

 

Con la guerra in corso in Ucraina questa sfida si sta rivelando ancora più difficile e a Wikipedia stanno seguendo lo stesso schema: la voce inglese “2022 Invasione russa dell’Ucraina”, che è già lunghissima ed ha foto, cartine e video, ha in alto un lucchetto con una “E” che indica che solo redattori esperti possono aggiornarla. Fino a questo momento è il frutto del lavoro di ben 740 persone. Il problema è con le versioni di Wikipedia in ucraino e in russo. La prima è ovviamente ferma o quasi: sotto le bombe i redattori ucraini hanno altro a cui pensare. Mentre sulla versione russa si sta svolgendo un acceso confronto su come raccontare gli eventi in corso già a partire dal titolo. E quindi l’iniziale “Liberazione dell’Ucraina” è stato cambiato in “Invasione russa”. La descrizione degli eventi dà sempre conto della versione di Putin, ma prendendone le distanze, come quando si afferma che “l’Ucraina non è un paese nazista”. Sono questioni importanti, vuol dire che esistono cittadini russi che in questo momento sfidano il Cremlino rischiando personalmente.

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