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donmichelangelotondo più di un mese fa

Un grado in meno per l'Ucraina e per noi

(reuters)
aggiornato alle 12:07 1 minuti di lettura
 

Non riesco a pensare ad altro. Alla guerra in Ucraina. Su Twitter mi sono messo l’alert sui messaggi di Zelensky e di due giornali di Kiev. Ma resto senza parole davanti ai video postati in qualche modo da utenti russi dove si vedono giovani manifestanti arrestati mentre cantano l’inno ucraino a Mosca e San Pietroburgo.

 

Oppure Bella Ciao in ucraino. Dire no alla guerra in quelle piazze è diverso che da noi. Ne ho ripostato uno e un utente russo, che nella bio dice di essere un bibliotecario, mi ha ringraziato e mi ha detto: potresti anche fare una donazione a questa associazione che copre le spese legali degli arrestati? Si fa quel che si può per aiutare. Diversi amici hanno prenotato appartamenti a Kiev la settimana prossima non per andarci, ovviamente, ma per donare soldi direttamente alle famiglie.

 

La verità è che vorremmo tutti poter fare di più, ma cosa? Il capo dell’Agenzia mondiale dell’energia ci ha dato un'idea: basterebbe abbassare di un grado i nostri termosifoni per ridurre le importazioni di gas russo (e in estate fare il contrario con l’aria condizionata). Un grado, soltanto un grado. Nessuno morirebbe di freddo. Non siamo accampati al confine ucraiano in una tenda. Consumare meno energia, non sprecarla, in attesa che inizi davvero l’era delle rinnovabili, dovrebbe essere un imperativo per salvare il pianeta, e adesso lo è anche per salvarci dalla dipendenza russa. Un grado in meno? Ne saremo capaci? Uno pensa: ma certo. Risposta ufficiale: i sindaci ci stanno pensando. Vorremmo tutti fare di più per mostrare la nostra partecipazione a chi soffre, ma intanto ci stiamo pensando. 
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donmichelangelotondo più di un mese fa

Le parole astratte

 
Anna ha scritto opere teatrali e un romanzo "Arazzo familiare"

Anna ha scritto opere teatrali e un romanzo "Arazzo familiare"

Anna Cantagallo, 70 anni, medico in pensione, vive a Roma

Vorrei aggiungere un mio pensiero sul concetto di ruolo anche in relazione al suo articolo "La trave e la pagliuzza".  Libertà, fraternità e uguaglianza sono principi utopici che cozzano se non trovano un giusto indirizzo. Se si vuole espandere la propria libertà a dismisura, si lede quella altrui. Il diritto all’uguaglianza di ogni individuo, sovente condizionato dalle condizioni ambientali (religione, sesso, stato sociale), potrebbe essere meglio rispettato e aiutato. La fratellanza, abitualmente riferita a uno specifico contesto (religione, etnia, provenienza geografica, affinità linguistica), troverebbe una concreta espressione anche attraverso affinità comuni (la cura del pianeta, ad esempio).

Quello che permette ai cittadini di convivere in equilibrio con questi principi è l’educazione, ricevuta dai genitori e dai soggetti che hanno uno specifico ruolo sociale. Tale processo educativo (lungo e difficile per i continui cambiamenti della società) prevede la capacità di coinvolgimento degli educatori e il rispetto da parte degli educandi.

Rispetto, onore, dovere sembrano ormai parole astratte. Forse le cancelleranno dal vocabolario!
I giovani mal sopportano il ruolo dei genitori, degli educatori e di quelle altre figure che concorrono al loro benessere psichico e fisico.

Queste figure non sono i loro fratelli, amici o sodali di avventure di gruppo. Da loro ci si aspetta una capacità di coinvolgimento per far permeare nelle menti e nello spirito quei comportamenti sociali che comprendono anche delle regole, necessarie a formare il cittadino di oggi e quello di domani.
Tento un’interpretazione che sembra un fuori tema. I giovani insofferenti forse si rendono conto di essere “solo” dei giovani, senza un loro ruolo con cui indentificarsi tranne quello, appunto della gioventù che è transitoria. Che sia l’invidia (sociale, generazionale) il sentimento che li anima?

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo) Matteo 6,7-15

<<Non sprecate parole...>>

Gli innamorati non hanno bisogno di molte prole: silenzio, sguardi, tenersi la mano possono dire il TI AMO urlato. così con Dio...dalle tante parole alla preghiera del cuore che non è un parlarsi addosso ma sperimentare il Dio della misericordia.

(Prego)

La luce ormai nel suo apparire
ridesta il cuore dei credenti
e il canto unanime del mondo
dà nuova forza a chi è in cammino.

(Agisco)

Stare cuore a cuore con Dio nel silenzio e senza tante parole...se non ricordare alcune parole dette proprio da Gesù (Amatevi l'un l'altro, va' la tua fede ti ha salvato...).

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donmichelangelotondo più di un mese fa

La poetessa russa Marina Cvetaeva

 
 
 

Tra empatia per gli ultimi e solitudine salvifica.

Al volgere della fine della Grande Guerra, l’esercito russo, composto per lo più da contadini, aveva subìto gravi perdite a causa dalla mancanza di mezzi e rifornimenti; in assenza dello zar Nicola II, deciso a seguire le campagne militari personalmente, la situazione economica era crollata per l’assenza di un potere esecutivo e il malcontento di una popolazione sempre più allo stremo era sfociato nella Rivoluzione di Febbraio, a cui seguirà quella bolscevica di Ottobre e la successiva Guerra Civile che vedrà nascere l’Unione Sovietica.

La sanguinosa rivoluzione bolscevica con conseguente caduta dell’Impero scoppia nella vita della poetessa con inevitabile violenza, il terrore, il disorientamento, la disperazione e il sentimento di quei giorni rimangono nelle sue poesie facendone una delle voci più importanti della letteratura russa. Nei suoi versi ci sono gli emarginati, i ribelli, gli esiliati, scegliendo di stare dalla parte degli oppressi, dei perseguitati.

 

Lo ribadisce lei stessa in uno scritto già prima di partire da Parigi alla volta di Mosca nel 1939:”Sappiate una cosa: che anche là io sarò con i perseguitati e non con i persecutori, con le vittime e non con i carnefici”.

L’aspro linguaggio della Cvetaeva è già di per sé indicativo di una scelta, di una visione del mondo ruvida e severa. Lei diviene simbolo del conflitto tra individuo e collettività, tra sfera privata e repressione di una società totalitaria.

 

“Come spostando pietre,

geme ogni giuntura!

Riconosco l’amore dal dolore

lungo tutto il corpo

[…]Vandalo in un’aureola di vento! Riconosco

l’amore dallo strappo

delle più fedeli corde

vocali: ruggine, crudo sale

nella strettoia della gola.”

(Versi tratti dalla poesia Indizi)

 

E ancora la poesia “Agli ebrei”

“Chi non t’ha calpestato-e chi non t’ha bruciato,

cespuglio di incombustibili rose!

Unica cosa incrollabile che il Cristo

ha lasciato dietro di sè sulla terra.

Israele! Si avvicina un secondo

tuo dominio. Per tutti i centesimi

voi col sangue ci avete pagati: Eroi!

Traditori- Profeti- Mercanti !

In ciascuno di voi, anche in colui che conta

a lume di candela le monete d’oro nel sacchetto.

Cristo più forte parla che non in Marco,

in Matteo, in Giovanni e in Luca.

Per tutta la terra-da un capo all’altro-

crocifissione e deposizione dalla croce.

Con l’ultimo dei tuoi figli, Israele,

in verità seppelliremo il Cristo”

 

Ed ecco, estate 1916, città di Aleksandrov, una casa alla periferia, davanti a questa casa oltre al giardino, alla piazza si addestrano soldati al tiro.

 

“Un bianco sole e basse, basse nubi,

lungo gli orti-dietro il muro bianco-un cimitero.

E sulla sabbia file di spauracchi di paglia

sotto le traverse a statura d’uomo.

[…]

Come hanno potuto incollerirti queste nere capanne,

Signore! E perché a tanti mitragliare il petto?

[…] Oh, Signore, Dio mio!”

(versi tratti dal ciclo “All’ Achmatova”)

 

Di fronte a tali crude realtà che saranno rese ancora più severe nel corso della sua vita, la poetessa non può che trovare rifugio, acquietamento del proprio animo nella solitudine.

 

“Sono felice di vivere in modo semplice ed esemplare –
come il sole, come il pendolo, come il calendario.


D’essere un’anacoreta laica di snella figura, 
savissima – come qualsiasi creatura di Dio.

Di sapere: lo Spirito è mio alleato, lo Spirito è mia guida!


D’entrare senza annunciarmi, come un raggio e come uno sguardo.


Di vivere così come scrivo: in modo esemplare e succinto


come Dio comanda e come gli amici non prescrivono”

(Poesia tratta dal ciclo “Il Commediante)

 

La sua “altezzosa solitudine” come la definì Šachovskaja è stato il suo modo semplice e al tempo stesso coraggioso di chiudersi in se stessa per ricreare un mondo diverso, più vero, più empatico, scevro da qualsiasi bruttura di cui il genere umano a quel tempo era capace.

La storia si ripete ed oggi più che mai il mondo interiore di questa grande poetessa russa grida le sue ragioni. E noi non possiamo non prenderle virtualmente la mano e ripetere con enfatica speranza velata di tanta tristezza:

“[…] ancora, Signore, benedico-la pace

in casa d’altri e il pane nel forno altrui!”

(Versi tratti dal ciclo “Don Juan”)

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Eterotermia 452…?

 
 
 

Perché l’inverno arriva in ritardo…

L’inverno arriva in ritardo su questo lembo di terra, dove la primavera è già di casa per una fretta non dovuta… Ora le resta l’affanno della corsa che la fa ansimare per correre di nuovo ai ripari.

È ritornato il “legale” inquilino “inverno”, ad occupare la landa, dopo essersi assentato inspiegabilmente, trovandola “occupata” dalla primavera. Questa, sin sulle prime battute dell’alba, si presentava con un cappotto addosso, fatto di brina. Ha dovuto indossarlo. L’inverno rientrato, complice il sole nel ritrarre i suoi raggi, le hanno tolto quel piacevole tepore. A sua volta l’aveva fatto il sole con la primavera, illudendola nel suo prematuro trasloco.

 

La Natura stessa pare stranita: confonde l’intrusione primavera con l’inverno, restio ad andarsene? Essa ha forse dimenticato che il “Verno” (Passa la nave con l’oblio… F. Petrarca) ha “diritto e impegno” a restare fino al 20 marzo e, per essere precisi, alle ore 15,33: è un suo diritto; è il suo equinozio di marzo.

Ché nel convulso precipitare della situazione umana anche la Natura sia rimasta contagiata, confusa? Oppure che il Sistema solare abbia deciso di traslare, in una parte dell’Universo, dove il “nulla” lo inglobi, oscurandolo, e lo taccia di sì tanta, arrogante ostentazione che perpetriamo, noi terrestri…?

C’è chi sostiene la guerra e fa sfoggio di armi atomiche e non vede ora di usarle: pura incoscienza, esaltazione mentale, delirio? Qualcuno si chiede: “Che ne sarebbe delle Opere tutelate dall’U.N.E.S.C.O., della Croce Rossa Internazionale, delle centinaia Opere di Carità, dell’ONU, del Patto Atlantico, del Consesso delle religioni universali, della Cultura, della Storia e dei suoi paladini, dei milioni di Libri scritti, dei campi di grano ucraini, russi, mondiali…della Fratellanza…dell’effimera Pace, qualora l’atomica formattasse la Terra? “

Solo gli appena nati non lo sanno ancora: ma sono i “meno incoscienti”. La nostra incoscienza “adulta”, ci fa ingoiare le risposte. Anche se, dare risposte incoscienti, resterebbero comunque insensate…

Non serve che ognuno apprenda e custodisca, generosamente in memoria, oltre la fine, sì tante “nozioni”, dal “Mondo” acquisite. Non ci sarà, non ci potrà mai essere un altro “Fahrenheit 451 o ‘52” come quello di Truffaut del 1966, tratto dal romanzo fantascientifico-dispotico di Ray Bradbury.

Ciò che stiamo vivendo, non è un film, ma pura realtà. Chissà se ci sarà modo che essa diventi storia; la potremmo far leggere oppure, in seguito, produrla con un altro lungometraggio…chissà?

Io le darei un nome già da adesso: “Eterotermia 452”. (L’eterotermia è il sistema biologico che adottano gli elefanti africani per bilanciare la temperatura del proprio corpo, tra la notte e il giorno).

Gli elefanti. Nemmeno questi pachidermi resterebbero a nutrirsi di bacche radioattive…

Colla loro possente memoria avrebbero potuto immagazzinare i tanti dati a rischio: da incendi, da cancellazioni casuali o mirate, oppure contaminate da bugie… Peccato che gli elefanti non sanno leggere i nostri complicati “codici”.

Vanno a naso lungo (proboscide) e grande cervello, gli elefanti. Noi umani, invece, col naso “lungo” e col cervello ridotto, non riusciremmo nemmeno ad immagazzinare le nostre menzogne e non abbiamo ancora deciso cosa fare e dove andare…

Si potrebbe rincominciare a fare come gli antichi: a scrivere tutto sui sassi, nella speranza che, dopo di noi, arrivino altri esseri a mettere piede, sui probabili lembi di Terra rimasti.

Certo. Passerebbero gli anni, tanti anni. Ma si potrà dare il caso che possa pure accadere: lo stiamo facendo anche noi, vagabondi dello spazio, mentre ignoriamo la terra sotto i piedi e ci disinteressiamo di mantener l’aria pulita che respiriamo.

È come quel fabbro che cercava il martello… ma che aveva in mano e, in un momento di stizza, se lo dava sull’altra. Se questa non è idiozia, sarà certamente un qualcosa di peggio: pazzia, paranoia?

Per chi aborrisce le armi, si munisca di un buon libro e se lo legga: centellinandosi le pagine e i periodi più belli scritti. S’immagazzini i concetti in memoria. Le pagine scritte, la sostanza espressa, non cangeranno mai opinione, ma diranno sempre la stessa cosa… ciò che non riusciamo a fare noi umani.

Tutto questo perché ci potranno “depredare” tutto…

Giammai nessuno, però, potrà toglierci la “Cultura” acquisita e la “Fede”.

Già. Solo Dio, nel chiamarci a Lui. Quale liberazione!!!

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Non era chiaro o conveniva

 
All'oligarca Vladimir Soloviev sono state sequestrate due ville sul lago di Como

All'oligarca Vladimir Soloviev sono state sequestrate due ville sul lago di Como

E’ sempre impressionante la rapidità dei voltafaccia, l’inversione di rotta con cui i salamelecchi di benvenuto si trasformano in grida che incitano i cani. E’ sempre una sorpresa, la mezza giornata in cui cambia di segno il cosiddetto “comune sentire”, ma questa volta è sbalorditivo. La caccia agli oligarchi è il nuovo padel: non c’è chi non si eserciti una mezz’ora, anche da fermo, ad additare la tal villa sul lago di Como, quel certo stabilimento balneare in Versilia, lo yacht ormeggiato all’Argentario, anzi una dozzina, li conosco di persona, ho fatto io il rogito, ero l’autista della delegazione, mia cugina gli puliva casa il giovedì.

Io, devo ammetterlo, per un certo periodo mi sono distratta – negli anni scorsi – ed è stato quando la compravendita di pezzi di Paese ai megamiliardari russi che neanche venivano di persona a vedere l’acquisto è diventata talmente una prassi che prima finiva nelle brevi di cronaca, poi nemmeno in quelle, alla fine era la norma. Il brusio di fondo. Ma prima, prima di distrarmi dico, ricordo benissimo certe cerimonie tragicamente lunghe, certi inviti in carta intestata di enti locali e capitani d’impresa affinché i cronisti venissero alla conferenza stampa in cui si dava notizia dell’importante investimento immobiliare, il rilevamento della quota di maggioranza, la cogestione del progetto.

Non è che gli oligarchi non fossero allora quello che sono oggi: gente che ha fatto i miliardi grazie a un tipo che sparava ai giornalisti, torturava ed eliminava i dissidenti col polonio, per restare ai dettagli vistosi. Quindi o non era chiaro allora, a chi si vendevano industrie spiagge e ville, o conveniva stare zitti e prendere i soldi. Non saprei cosa preferire.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Fellini & Rol

aggiornato alle 00:01 1 minuti di lettura
 
 

La prima cosa bella di lunedì 7 marzo 2022 sono Fellini & Rol, il libro sulla loro amicizia, ma soprattutto loro due. Se soltanto fosse possibile averli ancora qui...

La "duografia" di Franco Rol, che di Gustavo è lontano parente, è documentata e meticolosa, ma loro due ne escono, non ce la fai a contenerli. A volte penso che se potessi trascorrere un giorno con qualcuno che non c'è più sceglierei loro, perché sarebbe un gran divertimento. Erano specie evoluta: uomini che non hanno mai smesso di coltivare il bambino in sé, né di cercare altro fuori e dentro di sé. Possibilità. Fantasie. Esperimenti. Giochi.

Vorrei che facessero le vocine al telefono per ingannare chi chiama dicendo di essere la segretaria del regista o la governante del dottore. Andare al ristorante e vedere Rol scrivere a distanza "maiale" sul tovagliolo di un commensale distante che s'abbuffa. E Fellini ridere quando quello si blocca mentre se lo porta alla bocca. Vorrei sentire Fellini che racconta i suoi sogni disegnandoli su un quaderno e Rol che annuisce lasciando intendere che non sono esattamente e non solo "sogni". Vorrei essere lì mentre evocano anime, spazzano via tutto questo grigio scuro, questa fame di cose già masticate, questa viltà del quotidiano con una pennellata senza pennelli, con uno scherzo senza ferocia, con uno sguardo dove niente appare e tutto è.   

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo) Matteo 25,34-40

<<Venite benedetti!>>

La notte del 7-8 marzo 2020 partiva la prima chiusura di tutto per arginare i contagi. Quanto bene è stato fatto? Quanti hanno invece abusato della generosità? Ma alla fine, ricordiamocelo, saremo giudicati sull'amore donato senza interesse, sempre!

 

(Prego)

La luce ormai nel suo apparire
ridesta il cuore dei credenti
e il canto unanime del mondo
dà nuova forza a chi è in cammino.

 

(Agisco)

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Per ogni madre che piange (Purgatorio XXXIII)

 
 
 

«E Beatrice sospirosa e pia, 
quelle ascoltava sì fatta, che poco 
più a la croce si cambiò Maria»

(Purgatorio XXXIII, vv.4-6)

Trentatreesimo canto: ci siamo. Il cammino del Purgatorio volge al termine e presto Dante, dopo aver bevuto le acque dell’Eunoè,  sarà «rifatto sì come piante novelle rinnovellate di novella fronda, puro e disposto a salire alle stelle» (Purgatorio XXXIII, vv.143-145).

Nel frattempo, però, gli tocca ascoltare un’altra severa quanto oscura lezione di Beatrice che prima sospira amara, insieme alle sette donne, sulla scomparsa del carro, poi si lancia in una profezia ancora oggi di dubbia interpretazione, prosegue quindi ribadendo quanto distante sia l’umano pensare di Dante dai pensieri celesti e conclude invitando Matelda, qui finalmente nominata per la prima e ultima volta, a che lo accompagni fino all’Eunoè.

 

In particolare, sul «messo di Dio» (v.44), è stato scritto di tutto di più. Beatrice lo indentifica simbolicamente con le cifre «cinquecento diece e cinque» (v.43) che in numeri romani si scrive DXV e di qui le molteplici ipotesi ermeneutiche. Sarebbe anagramma di DUX, duce, e quindi si riferirebbe ad una nuova guida politica, e tanti hanno pensato all’imperatore Arrigo VII. Per altri, invece, DXV  sarebbe un acrostico sciolto con le argomentazioni più variegate: Domini Xristi Vertagus («levriero del signore Gesù Cristo»), Domini Xristi Vicarius («vicario del signore Gesù Cristo»), perfino  Dante Xristi Vertagus (viva la fantasia!).

Nel mio piccolo, mi limito a pensare che, se Dante avesse voluto essere più esplicito, l’avrebbe fatto. Non lesina di certo nomi e cognomi quando vuole attaccare o elogiare qualcuno. Se, dunque, è rimasto nel vago – così come ha fatto anche per il «veltro» (Inferno I, v.101) – è perché intendeva alludere a ciò in quel momento non era, ma egli sperava dovesse presto essere. Come quando si vede col cuore, ma non ancora con gli occhi. Eppure non si può rinunciare a sperare e attendere. Come quando si anela ad una nuova stagione di giustizia, a un tempo di cambiamento, a un rinnovato equilibrio tra gli uomini e le loro relazioni.

Proprio quello che servirebbe anche oggi. Proprio quanto più ci manca e ci fa sospirosi e pii (v.4), esattamente come Beatrice. E se il suo sospirare è degno di essere paragonato a quello di Maria ai piedi della Croce, il pensiero va alle mamme ucraine che piangono i loro figli crocifissi dalle bombe.

Il pensiero va ad ogni madre che piange.

William H. McMurry III: «Come un aquilone senza corda e una farfalla senza ali, mia madre mi ha insegnato a volare con i sogni».
Audrey Niffenegger: «Pensateci un minuto: nelle fiabe sono sempre i bambini che hanno le avventure più belle. Le madri devono restare a casa e aspettare il ritorno dei bambini che sono volati via dalla finestra».

Lynda Cheldelin Fell: «Così come è impossibile spiegare il parto a una donna che non ha mai partorito, è impossibile spiegare la perdita del figlio a una persona che non ha mai perso un bambino».


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