Libero

donmichelangelotondo

  • Uomo
  • 50
  • Andria
Leone

Mi trovi anche qui

ultimo accesso: 18 ore fa

Profilo BACHECA 2300

donmichelangelotondo più di un mese fa

Uno scontro vale l'altro

 
L'incendio nella centrale nucleare di Zaporizhzhia dopo l'attacco dei soldati russi

L'incendio nella centrale nucleare di Zaporizhzhia dopo l'attacco dei soldati russi

Il Covid quindi non è più un problema, si direbbe sfogliando i giornali e accendendo la tv. E’ finita la pandemia? Non risulta, sarebbe stata una notizia da prima pagina e da apertura dei tg, per lo meno. No, non è che l’allarme sia rientrato: è che ce n’è uno nuovo altrettanto spaventoso, c’è la guerra. La minaccia nucleare, addirittura. Dunque fuori i virologi e dentro gli analisti di politica estera, categoria solitamente ignorata dalla tv.

Grande fibrillazione alla ricerca dei nuovi numeri di telefono. Contratti last minute di esclusiva per sottrarre l’esperto “che buca il video” ai concorrenti. La politica estera in tempo di pace “non tira”, si dice: non fa ascolti e non fa vendere copie. Deve essere anche per questo che non ne sappiamo mai niente, tutto nel mondo ci sembra sempre succedere all’improvviso: un conflitto latente da otto anni lo scopriamo con le bombe. Negli otto anni precedenti, difatti, le proposte di inchiesta sul conflitto - a giudicare dai segnali - imminente sono state respinte, cestinate, relegate alla notte in piattaforme dedicate.

I giornalisti di esteri free lance, quindi tutti quelli giovani, gli stessi che ora i direttori si litigano per averli come “il nostro inviato”, fino a ieri erano sopportati come rompiscatole ossessionati, nessuno che rispondesse loro al telefono, che pagasse loro l’assicurazione per una trasferta. Ora però, ecco. Allo scontro fra un Vax e un No Vax si può sostituire il “dibattito” fra un ucraino e un russo. Via i servizi sul racket delle mascherine, dentro con quelli sulla corsa ad accaparrarsi pillole di iodio. Gli esperti dicono che non bastano, in caso di radiazioni. Lo immaginavo persino io. Per il resto, tutto a posto.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo) Luca 11,29-32

<<...alla predicazione di Giona si convertirono>>

Quante volte tentiamo Dio di volere segni, miracoli, cose strabilianti e non vogliamo impegnarci nell'ascolto della predicazione seppur faticosa e impegnativa. Ecco, il vero miracolo è lasciare che la sua Parola cresca nel nostro cuore.

(Prego)

l sorgere del sole noi cantiamo
a te, Signore nostro, Dio fedele
sei fonte di bontà e di amore
e sei misericordia al peccatore.

(Agisco)

Cerco di vedere i bellissimi segni di Dio nella mia vita

Ti piace?
2
donmichelangelotondo più di un mese fa

I giornalisti, i robot e la guerra

(ansa)
Il conflitto sottolinea il ruolo fondamentale degli inviati sul campo
aggiornato alle 19:41 1 minuti di lettura
 
 

Lo sciopero dei giornalisti di Repubblica e dell’Espresso è forse l’occasione perfetta per sottolineare il ruolo fondamentale dei giornalisti in questa guerra. Non era scontato. Dieci anni fa erano di moda saggi sulla fine del giornalismo, sorpassato dal dilagare dei blog e degli smartphone che per la prima volta consentirono a chiunque di improvvisarsi giornalista, ovvero dare notizie: era il momento dei citizen journalist.

Poi i miglioramenti dell'intelligenza artificiale ci hanno provato a convincere che non sarebbero stati i blogger e i citizen journalist a prendere il posto dei giornalisti, ma i software, in grado di scrivere articoli a raffica a partire da un testo, oppure da una serie di numeri, come l’andamento di borsa di un titolo o il tabellino di una partita di calcio. Era il momento del robo-journalism, il giornalismo fatto dalle macchine. In tutto ciò il giornalismo è sprofondato, anche per sue colpe, nelle classifiche sulla fiducia ed è diventata una moda sui social trattare i giornalisti, tutti, da pennivendoli in via di estinzione.

Poi è arrivata la guerra in Ucraina e giornalisti, fotografi e video operatori di tutto il mondo sono andati al fronte dove rischiano la vita per raccontarci quello che accade. E lo fanno quasi sempre da dio. A volte si fanno aiutare da quello che gli ucraini e i russi postano sui social, certo; altre volte l’intelligenza artificiale consente loro di tradurre al volo un messaggio in cirillico o ucraino; Insomma, la tecnologia li aiuta a lavorare meglio, ma non li sostituisce. Il loro lavoro resta quello di sempre. Pericoloso, appassionante, indispensabile. Senza i giornalisti in Ucraina e in Russia, saremmo al buio. Non sapremmo delle vittime e i carnefici avrebbero già vinto. 

Ti piace?
1
donmichelangelotondo più di un mese fa

Genetisti di Casa Sollievo della Sofferenza scoprono una nuova malattia rara

 
 
 

Sulla rivista Genetics in Medicine i dati dello studio sulla Sindrome cardio-facio-cutaneo-articolare

Si chiama Sindrome cardio-facio-cutaneo-articolare e fa parte delle patologie rare del tessuto connettivo, un gruppo molto variabile di malattie ereditarie caratterizzate da una lassità congenita dei tessuti. È una nuova malattia rara scoperta dai ricercatori dell’Unità di Genetica Medica dell’Ospedale di San Pio, i cui dati sono stati pubblicati nello scorso mese di febbraio, sulla rivista Genetics in Medicine. La progressiva perdita di tono dei tessuti determina una predisposizione a numerose problematiche di salute che coinvolgono principalmente le articolazioni, la pelle e l’apparato cardiovascolare.

La scoperta è stata fatta grazie all’analisi genetica di un gruppo di 12 persone, afferenti a 9 famiglie. Le persone coinvolte nello studio presentavano alterazioni del gene TAB2 e un insieme di caratteristiche fisiche e di problemi di salute molto simili a quelli osservati in una prima paziente identificata a Roma, qualche anno fa.

 

La scoperta di questa patologia ha rappresentato un elemento importante per l’ingresso – avvenuto lo scorso gennaio e del quale  Odysseo  ha dato notizia – dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza nelle due reti ERN di riferimento per le malattie rare e complesse: ERN-SKIN sulle malattie di interesse dermatologico, ed ERN ReCONNET sulle malattie muscolo-scheletriche e del tessuto connettivo.

«Da molti anni ci occupiamo di patologie ereditarie del tessuto connettivo», spiega Marco Castori, medico genetista, direttore dell’Unità di Genetica Medica dell’IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo. «Inizialmente non pensavamo di trovarci di fronte ad una nuova malattia, ma eravamo comunque certi che si trattasse di una patologia ereditaria del tessuto connettivo. Alcuni studi preliminari ci hanno permesso di evidenziare come le alterazioni del gene TAB2 fossero sottodiagnosticate tra le persone che vengono genericamente riconosciute come affette da una malattia ereditaria del tessuto connettivo. Osservazioni più approfondite ci hanno permesso di identificare questa nuova malattia e concludere che questo gene può essere effettivamente considerato responsabile».

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Grazie a questo studio (Micale L, Morlino S, Carbone A. et al. Loss-of-function variants in exon 4 of TAB2 cause a recognizable multisystem disorder with cardiovascular, facial, cutaneous, and musculoskeletal involvement. Genetics in Medicine (2022) 24, 439–453. doi: https://doi) svolto in collaborazione con altri centri italiani ed esteri, è stato possibile comprendere i meccanismi molecolari che sono alla base della patologia e identificare tutti quei processi cellulari controllati dal gene responsabile della malattia che, qualora “alterato”, compromette la funzionalità di diversi organi e tessuti. Grazie alla comprensione di questi processi, i ricercatori sperano che un giorno possano essere sviluppati nuovi e più efficaci trattamenti per i pazienti.

«Le malattie rare rappresentano una dimensione a sé stante rispetto alla normale pratica medica: sapere “come si chiama” la malattia di cui si è affetti non sempre corrisponde a disporre di una cura risolutiva. Quando si tratta di una malattia genetica, le risorse terapeutiche sono ancora più limitate. Tuttavia, avere una risposta alla domanda “di che cosa soffro?” cambia la prospettiva. La persona affetta e la famiglia sanno finalmente contro cosa stanno lottando e possono avere un’idea di cosa si prospetta per il loro futuro», conclude il dottor Marco Castori.

Presso Casa Sollievo della Sofferenza è attivo da alcuni mesi l’Ambulatorio per le Malattie non Diagnosticate. Una volta al mese vengono visitati pazienti e famiglie che hanno solo un sospetto di malattia rara ma non hanno ancora una diagnosi definitiva.

Ti piace?
donmichelangelotondo più di un mese fa

8 marzo, tutti i giorni

 
 
 

Le donne nella storia

In questi giorni più che mai la forza delle donne, il loro coraggio, la fibra d’acciaio della loro volontà sono al centro di azioni quotidiane straordinarie come quella di andare a combattere accanto agli uomini in Ucraina contro l’avanzata russa iniziando con l’imparare a creare una molotov. Donne che mettono in mani sicure i loro figli, le loro famiglie e senza lasciare che il distacco piombi su di loro come macigno infernale con le ali della determinazione volano lì dove serve il loro aiuto.

La storia ancora una volta racconta di gesta straordinarie di eroine della porta accanto. Eroine che hanno negli occhi la luce dell’amore vero, sviscerato per la propria famiglia, per il proprio Paese.

 

In quelle stesse zone nella prima metà del 1900 con l’avanzata delle truppe tedesche le donne russe hanno saputo imporsi come pilote d’eccezione volando su biplani fragili ma duttili, i polikarpov, per combattere contro il Terzo Reich. Le chiamavano “nachthexen”, streghe della notte perché al calare del buio, mentre i tedeschi cominciavano ad assaporare un po’ di quiete, loro, volando indisturbate con la complicità della notte, facevano piombare sui nemici una bomba dopo l’altra fino all’alba a ritmo regolare. Erano le donne del 46mo Reggimento della Guardia, un reggimento tutto femminile ove ci sono 23 eroine dell’Unione Sovietica, titolo onorifico ricevuto solo dopo un numero di missioni ben superiore a quello degli stormi maschili.

Se continuiamo ad interrogare la storia, essa ci presta gli occhi e il cuore di donne coraggiose oltre ogni limite, donne di grande forza e sublime determinazione, donne dallo sguardo profondo e immenso quanto la loro fatica e il loro dolore fisico per le pesantissime gerle portate in spalla e morale perché vivere la guerra in prima linea ti lacera il cuore. É la storia delle portatrici carniche che durante la prima guerra mondiale, lungo il fronte della Carnia per l’appunto, hanno trasportato con l’ausilio delle gerle rifornimenti e munizioni per gli alpini che hanno combattuto in situazioni davvero drammatiche. É la storia di un’umanità ritrovata in fondo al fango delle trincee tra i confini di filo spinato.

La storia non sempre benevola con loro perché spesso dimenticate o messe da parte e non ricordate nelle ufficiali pagine ove rivivono i grandi del passato.

Creature che ci dimostrano come qualunque lavoro, qualunque azione anche la più pericolosa possano essere svolti in modo eccellente e con grande professionalità di cervello e di cuore.

Esempi di grandi sacrifici e di grande lealtà. Fiori delicati e forti come rocce che sfidando il male hanno saputo imporre la luce del bene con grazia e ineguagliabile determinazione.

Ti piace?
1
donmichelangelotondo più di un mese fa

Un grado in meno per l'Ucraina e per noi

(reuters)
aggiornato alle 12:07 1 minuti di lettura
 

Non riesco a pensare ad altro. Alla guerra in Ucraina. Su Twitter mi sono messo l’alert sui messaggi di Zelensky e di due giornali di Kiev. Ma resto senza parole davanti ai video postati in qualche modo da utenti russi dove si vedono giovani manifestanti arrestati mentre cantano l’inno ucraino a Mosca e San Pietroburgo.

 

Oppure Bella Ciao in ucraino. Dire no alla guerra in quelle piazze è diverso che da noi. Ne ho ripostato uno e un utente russo, che nella bio dice di essere un bibliotecario, mi ha ringraziato e mi ha detto: potresti anche fare una donazione a questa associazione che copre le spese legali degli arrestati? Si fa quel che si può per aiutare. Diversi amici hanno prenotato appartamenti a Kiev la settimana prossima non per andarci, ovviamente, ma per donare soldi direttamente alle famiglie.

 

La verità è che vorremmo tutti poter fare di più, ma cosa? Il capo dell’Agenzia mondiale dell’energia ci ha dato un'idea: basterebbe abbassare di un grado i nostri termosifoni per ridurre le importazioni di gas russo (e in estate fare il contrario con l’aria condizionata). Un grado, soltanto un grado. Nessuno morirebbe di freddo. Non siamo accampati al confine ucraiano in una tenda. Consumare meno energia, non sprecarla, in attesa che inizi davvero l’era delle rinnovabili, dovrebbe essere un imperativo per salvare il pianeta, e adesso lo è anche per salvarci dalla dipendenza russa. Un grado in meno? Ne saremo capaci? Uno pensa: ma certo. Risposta ufficiale: i sindaci ci stanno pensando. Vorremmo tutti fare di più per mostrare la nostra partecipazione a chi soffre, ma intanto ci stiamo pensando. 
Ti piace?
2
donmichelangelotondo più di un mese fa

Le parole astratte

 
Anna ha scritto opere teatrali e un romanzo "Arazzo familiare"

Anna ha scritto opere teatrali e un romanzo "Arazzo familiare"

Anna Cantagallo, 70 anni, medico in pensione, vive a Roma

Vorrei aggiungere un mio pensiero sul concetto di ruolo anche in relazione al suo articolo "La trave e la pagliuzza".  Libertà, fraternità e uguaglianza sono principi utopici che cozzano se non trovano un giusto indirizzo. Se si vuole espandere la propria libertà a dismisura, si lede quella altrui. Il diritto all’uguaglianza di ogni individuo, sovente condizionato dalle condizioni ambientali (religione, sesso, stato sociale), potrebbe essere meglio rispettato e aiutato. La fratellanza, abitualmente riferita a uno specifico contesto (religione, etnia, provenienza geografica, affinità linguistica), troverebbe una concreta espressione anche attraverso affinità comuni (la cura del pianeta, ad esempio).

Quello che permette ai cittadini di convivere in equilibrio con questi principi è l’educazione, ricevuta dai genitori e dai soggetti che hanno uno specifico ruolo sociale. Tale processo educativo (lungo e difficile per i continui cambiamenti della società) prevede la capacità di coinvolgimento degli educatori e il rispetto da parte degli educandi.

Rispetto, onore, dovere sembrano ormai parole astratte. Forse le cancelleranno dal vocabolario!
I giovani mal sopportano il ruolo dei genitori, degli educatori e di quelle altre figure che concorrono al loro benessere psichico e fisico.

Queste figure non sono i loro fratelli, amici o sodali di avventure di gruppo. Da loro ci si aspetta una capacità di coinvolgimento per far permeare nelle menti e nello spirito quei comportamenti sociali che comprendono anche delle regole, necessarie a formare il cittadino di oggi e quello di domani.
Tento un’interpretazione che sembra un fuori tema. I giovani insofferenti forse si rendono conto di essere “solo” dei giovani, senza un loro ruolo con cui indentificarsi tranne quello, appunto della gioventù che è transitoria. Che sia l’invidia (sociale, generazionale) il sentimento che li anima?

Ti piace?
2
donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo) Matteo 6,7-15

<<Non sprecate parole...>>

Gli innamorati non hanno bisogno di molte prole: silenzio, sguardi, tenersi la mano possono dire il TI AMO urlato. così con Dio...dalle tante parole alla preghiera del cuore che non è un parlarsi addosso ma sperimentare il Dio della misericordia.

(Prego)

La luce ormai nel suo apparire
ridesta il cuore dei credenti
e il canto unanime del mondo
dà nuova forza a chi è in cammino.

(Agisco)

Stare cuore a cuore con Dio nel silenzio e senza tante parole...se non ricordare alcune parole dette proprio da Gesù (Amatevi l'un l'altro, va' la tua fede ti ha salvato...).

Ti piace?
2
donmichelangelotondo più di un mese fa

La poetessa russa Marina Cvetaeva

 
 
 

Tra empatia per gli ultimi e solitudine salvifica.

Al volgere della fine della Grande Guerra, l’esercito russo, composto per lo più da contadini, aveva subìto gravi perdite a causa dalla mancanza di mezzi e rifornimenti; in assenza dello zar Nicola II, deciso a seguire le campagne militari personalmente, la situazione economica era crollata per l’assenza di un potere esecutivo e il malcontento di una popolazione sempre più allo stremo era sfociato nella Rivoluzione di Febbraio, a cui seguirà quella bolscevica di Ottobre e la successiva Guerra Civile che vedrà nascere l’Unione Sovietica.

La sanguinosa rivoluzione bolscevica con conseguente caduta dell’Impero scoppia nella vita della poetessa con inevitabile violenza, il terrore, il disorientamento, la disperazione e il sentimento di quei giorni rimangono nelle sue poesie facendone una delle voci più importanti della letteratura russa. Nei suoi versi ci sono gli emarginati, i ribelli, gli esiliati, scegliendo di stare dalla parte degli oppressi, dei perseguitati.

 

Lo ribadisce lei stessa in uno scritto già prima di partire da Parigi alla volta di Mosca nel 1939:”Sappiate una cosa: che anche là io sarò con i perseguitati e non con i persecutori, con le vittime e non con i carnefici”.

L’aspro linguaggio della Cvetaeva è già di per sé indicativo di una scelta, di una visione del mondo ruvida e severa. Lei diviene simbolo del conflitto tra individuo e collettività, tra sfera privata e repressione di una società totalitaria.

 

“Come spostando pietre,

geme ogni giuntura!

Riconosco l’amore dal dolore

lungo tutto il corpo

[…]Vandalo in un’aureola di vento! Riconosco

l’amore dallo strappo

delle più fedeli corde

vocali: ruggine, crudo sale

nella strettoia della gola.”

(Versi tratti dalla poesia Indizi)

 

E ancora la poesia “Agli ebrei”

“Chi non t’ha calpestato-e chi non t’ha bruciato,

cespuglio di incombustibili rose!

Unica cosa incrollabile che il Cristo

ha lasciato dietro di sè sulla terra.

Israele! Si avvicina un secondo

tuo dominio. Per tutti i centesimi

voi col sangue ci avete pagati: Eroi!

Traditori- Profeti- Mercanti !

In ciascuno di voi, anche in colui che conta

a lume di candela le monete d’oro nel sacchetto.

Cristo più forte parla che non in Marco,

in Matteo, in Giovanni e in Luca.

Per tutta la terra-da un capo all’altro-

crocifissione e deposizione dalla croce.

Con l’ultimo dei tuoi figli, Israele,

in verità seppelliremo il Cristo”

 

Ed ecco, estate 1916, città di Aleksandrov, una casa alla periferia, davanti a questa casa oltre al giardino, alla piazza si addestrano soldati al tiro.

 

“Un bianco sole e basse, basse nubi,

lungo gli orti-dietro il muro bianco-un cimitero.

E sulla sabbia file di spauracchi di paglia

sotto le traverse a statura d’uomo.

[…]

Come hanno potuto incollerirti queste nere capanne,

Signore! E perché a tanti mitragliare il petto?

[…] Oh, Signore, Dio mio!”

(versi tratti dal ciclo “All’ Achmatova”)

 

Di fronte a tali crude realtà che saranno rese ancora più severe nel corso della sua vita, la poetessa non può che trovare rifugio, acquietamento del proprio animo nella solitudine.

 

“Sono felice di vivere in modo semplice ed esemplare –
come il sole, come il pendolo, come il calendario.


D’essere un’anacoreta laica di snella figura, 
savissima – come qualsiasi creatura di Dio.

Di sapere: lo Spirito è mio alleato, lo Spirito è mia guida!


D’entrare senza annunciarmi, come un raggio e come uno sguardo.


Di vivere così come scrivo: in modo esemplare e succinto


come Dio comanda e come gli amici non prescrivono”

(Poesia tratta dal ciclo “Il Commediante)

 

La sua “altezzosa solitudine” come la definì Šachovskaja è stato il suo modo semplice e al tempo stesso coraggioso di chiudersi in se stessa per ricreare un mondo diverso, più vero, più empatico, scevro da qualsiasi bruttura di cui il genere umano a quel tempo era capace.

La storia si ripete ed oggi più che mai il mondo interiore di questa grande poetessa russa grida le sue ragioni. E noi non possiamo non prenderle virtualmente la mano e ripetere con enfatica speranza velata di tanta tristezza:

“[…] ancora, Signore, benedico-la pace

in casa d’altri e il pane nel forno altrui!”

(Versi tratti dal ciclo “Don Juan”)

Ti piace?
3
donmichelangelotondo più di un mese fa

Eterotermia 452…?

 
 
 

Perché l’inverno arriva in ritardo…

L’inverno arriva in ritardo su questo lembo di terra, dove la primavera è già di casa per una fretta non dovuta… Ora le resta l’affanno della corsa che la fa ansimare per correre di nuovo ai ripari.

È ritornato il “legale” inquilino “inverno”, ad occupare la landa, dopo essersi assentato inspiegabilmente, trovandola “occupata” dalla primavera. Questa, sin sulle prime battute dell’alba, si presentava con un cappotto addosso, fatto di brina. Ha dovuto indossarlo. L’inverno rientrato, complice il sole nel ritrarre i suoi raggi, le hanno tolto quel piacevole tepore. A sua volta l’aveva fatto il sole con la primavera, illudendola nel suo prematuro trasloco.

 

La Natura stessa pare stranita: confonde l’intrusione primavera con l’inverno, restio ad andarsene? Essa ha forse dimenticato che il “Verno” (Passa la nave con l’oblio… F. Petrarca) ha “diritto e impegno” a restare fino al 20 marzo e, per essere precisi, alle ore 15,33: è un suo diritto; è il suo equinozio di marzo.

Ché nel convulso precipitare della situazione umana anche la Natura sia rimasta contagiata, confusa? Oppure che il Sistema solare abbia deciso di traslare, in una parte dell’Universo, dove il “nulla” lo inglobi, oscurandolo, e lo taccia di sì tanta, arrogante ostentazione che perpetriamo, noi terrestri…?

C’è chi sostiene la guerra e fa sfoggio di armi atomiche e non vede ora di usarle: pura incoscienza, esaltazione mentale, delirio? Qualcuno si chiede: “Che ne sarebbe delle Opere tutelate dall’U.N.E.S.C.O., della Croce Rossa Internazionale, delle centinaia Opere di Carità, dell’ONU, del Patto Atlantico, del Consesso delle religioni universali, della Cultura, della Storia e dei suoi paladini, dei milioni di Libri scritti, dei campi di grano ucraini, russi, mondiali…della Fratellanza…dell’effimera Pace, qualora l’atomica formattasse la Terra? “

Solo gli appena nati non lo sanno ancora: ma sono i “meno incoscienti”. La nostra incoscienza “adulta”, ci fa ingoiare le risposte. Anche se, dare risposte incoscienti, resterebbero comunque insensate…

Non serve che ognuno apprenda e custodisca, generosamente in memoria, oltre la fine, sì tante “nozioni”, dal “Mondo” acquisite. Non ci sarà, non ci potrà mai essere un altro “Fahrenheit 451 o ‘52” come quello di Truffaut del 1966, tratto dal romanzo fantascientifico-dispotico di Ray Bradbury.

Ciò che stiamo vivendo, non è un film, ma pura realtà. Chissà se ci sarà modo che essa diventi storia; la potremmo far leggere oppure, in seguito, produrla con un altro lungometraggio…chissà?

Io le darei un nome già da adesso: “Eterotermia 452”. (L’eterotermia è il sistema biologico che adottano gli elefanti africani per bilanciare la temperatura del proprio corpo, tra la notte e il giorno).

Gli elefanti. Nemmeno questi pachidermi resterebbero a nutrirsi di bacche radioattive…

Colla loro possente memoria avrebbero potuto immagazzinare i tanti dati a rischio: da incendi, da cancellazioni casuali o mirate, oppure contaminate da bugie… Peccato che gli elefanti non sanno leggere i nostri complicati “codici”.

Vanno a naso lungo (proboscide) e grande cervello, gli elefanti. Noi umani, invece, col naso “lungo” e col cervello ridotto, non riusciremmo nemmeno ad immagazzinare le nostre menzogne e non abbiamo ancora deciso cosa fare e dove andare…

Si potrebbe rincominciare a fare come gli antichi: a scrivere tutto sui sassi, nella speranza che, dopo di noi, arrivino altri esseri a mettere piede, sui probabili lembi di Terra rimasti.

Certo. Passerebbero gli anni, tanti anni. Ma si potrà dare il caso che possa pure accadere: lo stiamo facendo anche noi, vagabondi dello spazio, mentre ignoriamo la terra sotto i piedi e ci disinteressiamo di mantener l’aria pulita che respiriamo.

È come quel fabbro che cercava il martello… ma che aveva in mano e, in un momento di stizza, se lo dava sull’altra. Se questa non è idiozia, sarà certamente un qualcosa di peggio: pazzia, paranoia?

Per chi aborrisce le armi, si munisca di un buon libro e se lo legga: centellinandosi le pagine e i periodi più belli scritti. S’immagazzini i concetti in memoria. Le pagine scritte, la sostanza espressa, non cangeranno mai opinione, ma diranno sempre la stessa cosa… ciò che non riusciamo a fare noi umani.

Tutto questo perché ci potranno “depredare” tutto…

Giammai nessuno, però, potrà toglierci la “Cultura” acquisita e la “Fede”.

Già. Solo Dio, nel chiamarci a Lui. Quale liberazione!!!

Ti piace?
1
, , , , , , , , , , , , ,