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donmichelangelotondo più di un mese fa

Disinformazione e complotti

 
Marianna Podgurskaya, nota blogger ucraina, a sinistra mentre fugge dall'ospedale di Mariupol e a destra in una foto del profilo

Marianna Podgurskaya, nota blogger ucraina, a sinistra mentre fugge dall'ospedale di Mariupol e a destra in una foto del profilo

Ma, mi domando, i vecchi Agit-Prop No Vax e i nuovi No War sono proprio le stesse persone, ammesso che siano persone? Tolti gli algoritmi, quelli con l’uovo al posto della foto, gli altri: sono gli stessi? Perché sarebbe interessantissimo questo fenomeno di massa: i negatori dell’evidenza indefessi e militanti che cambiano causa secondo le notizie del momento. Il virus non esiste, la guerra non esiste. La propaganda e la censura, russe in questo caso, si capisce cosa siano e a cosa servano. Propaganda, divulgazione di notizie false, e censura, oscuramento di quelle vere, appunto.

Ma come può attecchire, tutto questo, ora che ogni telefono è un occhio? Come è possibile che ci sia qualcuno che crede che l’ospedale di Mariupol sia un set e la donna incinta nella foto una comparsa? In cosa, questo antagonismo rispetto alla realtà, soddisfa chi lo incarna: si sentono, da casa, detentori delle verità che sventano il complotto mondiale? Una regressione collettiva ai giochi dell’infanzia?

Marina Lugova, ucraina, vive in Italia da 15 anni e mi racconta delle sue “amiche di una vita”: “Sul mio telefono ho avvisi in tempo reale di quello che succede, quando si accende allarme di bombardamento inizio a scrivere. Come stai? Dove sei? E so che Y. si nasconde con la figlia nella vasca, O. ha attrezzato un letto per le sue due bimbe nello sgabuzzino, non vuole scappare perché lo ha già fatto otto anni fa a Donetsk. Qualcuna sta solo sdraiata nel corridoio. So tutti i nascondigli di tutte le mie amiche. Che fino a ieri avevano lavoro, una vita e ora hanno solo la paura”. Che sia, Marina che mi parla piangendo, un’agente della disinformazione? Le sue amiche, comparse? Urge indagare. Chi la paga, Marina?

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donmichelangelotondo più di un mese fa

W LA PUGLIA !!!!

“World’s Best Hospitals 2022”: Casa Sollievo della Sofferenza si riconferma primo ospedale della Puglia e del Sud Italia

 
 
 

 

La rivista americana Newsweek premia per il 3° anno consecutivo l’opera di San Pio

Una più che lusinghiera riconferma per Casa Sollievo della Sofferenza. L’opera di San Pio, per il 3° anno consecutivo viene premiata dalla rivista americana Newsweek,  come miglior ospedale non solo della Puglia ma del Sud Italia.

 

La classifica “World’s Best Hospitals 2022”, come ogni anno ha individuato i migliori ospedali di 27 paesi, principalmente europei, americani, asiatici e oceanici. In questa speciale classifica, San Giovanni Rotondo è al 29° posto seguita dal secondo miglior ospedale del sud Italia (e pugliese), il Policlinico di Bari, al 35° posto.

Una magra consolazione, pur a fronte di una così importante eccellenza scientifica, se si considera che stiamo parlando dei soli rappresentanti di una sanità che vede premiati (ancora una volta!) principalmente prestigiosi nosocomi nazionali, da Roma a salire lo stivale.

Ricordiamo, ad esempio che tra le tante specializzazioni presenti all’ospedale di San Pio e che ne fanno un punto di ricerca e cura interregionale, vi sono laboratori ad altissimo contenuto tecnologico, una cell factory e un laboratorio per la produzione di biofarmaci in regime di Good Manifacturing Practice, vale a dire per uso clinico, ad includere, cellule staminali somatiche e iPS, vettori per terapia genica e biomateriali.

Ma torniamo alla nostra classifica. Per arrivare a questo risultato, Newsweek si è avvalsa della collaborazione con Statista Inc, società internazionale leader nella raccolta e nell’elaborazione dati per conto di aziende, che ha interpellato 80.000 esperti di sanità, analizzato i sondaggi dei pazienti e gli indicatori chiave di prestazione medica.

Sono state tre le tipologie di dati, sulle quali si è basata la metodologia che ha permesso di arrivare a questa classifica:

  • il parere di 80.000 esperti di sanità (medici, dirigenti e altre figure professionali della sanità) interpellati tramite un sondaggio on line;
  • l’analisi dei dati disponibili ricavati dai sondaggi sulle esperienze dei pazienti (soddisfazione generale, ospedali da raccomandare e livello di soddisfazione delle cure mediche);
  • l’analisi dei cosiddetti “indicatori chiave di prestazione medica”(o medical KPIs), come ad esempio i dati sulla qualità dei trattamenti erogati, sulle misure igieniche e sul rapporto numero di malati per medico/infermiere.

Il risultato che è emerso dalle classifiche provvisorie, ricavate da queste analisi sono state successivamente validate da un team di esperti in giornalismo medico e infine, successivamente, da un team di esperti in medicina che ha convalidato definitivamente le classifiche.

In questa classifica ha influito quest’anno la pandemia modificando in particolare le metodologie adottate dagli ospedali leader, come ha sottolineato Nancy Cooper, caporedattrice di Newsweek, perché «hanno imparato a lavorare più velocemente, comunicando meglio e rompendo i compartimenti organizzativi che li strutturavano. La loro capacità e la loro spinta ad innovare continuamente sono stati fondamentali. L’obiettivo di questo studio – ha dichiarato la giornalista americana – è fornire il miglior confronto possibile tra i paesi basandosi sui dati della reputazione e delle prestazioni ospedaliere. Ci auguriamo che ciò sia utile non solo ai pazienti e alle famiglie che cercano la migliore assistenza per sé stessi e per i propri cari, ma anche per gli ospedali che potranno confrontarsi tra loro durante un periodo di cambiamento senza precedenti».

L’influenza della pandemia da covid 19 sull’attività ospedaliera è confermata dallo stesso Direttore generale dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza Michele Giuliani:

 «Pur nelle mille difficoltà del COVID-19, cliniche, logistiche e gestionali, nel 2021 non ci siamo mai fermati. Abbiamo affiancato il Servizio Sanitario Regionale nella gestione della pandemia e subito dopo abbiamo trovato lo slancio per ripartire e recuperare il terreno perduto per tornare ad assistere soprattutto i pazienti cronici.  In pochi mesi – ha sottolineato Giuliani – abbiamo realizzato e inaugurato 3 nuove unità: l’Osservazione Breve Intensiva del Pronto Soccorso, il Centro Trapianto Staminali Emopoietiche, struttura leader in tutto il Meridione, e la Geriatria ad alta intensità. L’obiettivo che ci siamo dati è offrire sempre nuovi servizi e nuove tecnologie per una migliore assistenza. L’ultima novità è l’apertura alle visite in regime “privato istituzionale”, per accogliere la domanda di prestazioni a pagamento, o con copertura di polizze assicurative o di fondi sanitari, senza mai trascurare i servizi accreditati con il Servizio Sanitario Regionale.

Il riconoscimento di World’s Best Hospitals 2022, il terzo consecutivo che ci pone in prima posizione in tutto il Sud Italia è merito di tutti gli operatori sanitari dell’Ospedale che non hanno mai ceduto alle difficoltà per venire incontro alle richieste di tutti pazienti che si sono rivolti alla “Casa”. In questi ultimi mesi hanno erogato prestazioni sanitarie con indicatori di complessità sempre più elevati. Il mio ringraziamento va a tutti loro», ha concluso il direttore Michele Giuliani.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Mt 5,43-48) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico.


 

Non opporsi al malvagio” è un caso estremo. Non vuol dire acconsentire al male, o rinunciare a difendere chi è aggredito ingiustamente. Ma esprime una logica secondo cui non è lecito rendere il colpo. Detto in altri termini: non si può rendere male per male, moltiplicando il male.


 

Volgiti a noi, Signore siamo ciechi sulla tua strada aprici gli occhi, dona la luce noi vedremo i tuoi prodigi.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Soggettività e mercato

 
 
 

Sul loro modo di essere fratelli gemelli pur distanti

Se c’è una cosa che gli esiti più avanzati del pensiero filosofico-scientifico contemporaneo nel suo complesso, data la posta in gioco dei problemi sempre più planetari che ci circondano, tendono sempre più a mettere in risalto è quella che diverse figure, a partire soprattutto da Simone Weil negli anni ’30 ed  Edgar Morin ultimamente a più riprese, hanno ritenuto essere la nostra propria e primaria vocazione: quella di assumere  una ben precisa ‘responsabilità’ nei confronti del reale da caricarci sulle spalle man mano che esso viene sempre più conosciuto e vissuto nelle sue ‘infinite ragioni’ come le chiamava Leonardo Da Vinci. E questo perché, come i Maestri Greci avevano magistralmente intuito, non c’è scissione tra la  conoscenza, frutto della soggettività che indaga e ragioni del reale, sia esso naturale che umano, che procedono di pari passo sino ad illuminarsi reciprocamente e a gettare le basi di percorsi paralleli e strettamente intrecciati tra di loro come sono stati e sono la scienza (episteme), la filosofia e la democrazia, il cui contestuale sviluppo ha fatto parlare Michel Serres  di ‘miracolo greco’, fenomeno socio-culturale specifico dell’Occidente che non viene di solito sottolineato abbastanza.

Ma ciò che è più importante da segnalare è il fatto  che, se viene raggiunto un certo equilibrio come quello messo in atto da Kant nelle sue tre famose Critiche  tra le forme di soggettività emergenti da tale intreccio, ma sempre potenziate dall’inesauribilità del reale, come  la conoscenza, la responsabilità e la speranza, non si cade in pericolosi dogmatismi e assolutismi vari;  e si aprono così dei varchi per delle possibilità alternative anche se si è immersi in fenomeni che sembrano a prima vista escluderli, data la loro sempre più pervasività come sono le logiche dell’economia di mercato pervenuta in questi ultimi tempi ad imporre il cosiddetto ‘capitalismo della sorveglianza’, dove giocano un ruolo  di primo piano le nuove tecnologie digitali con le “piattaforme computazionali ubique che ci sorvegliano” determinando “la nostra storia” sino a mettere in discussione “il diritto stesso a progettare il nostro futuro”. Ed è quello che scrivono nel recente testo, apparso in una significativa collana dal titolo ‘Humanities’,  Gemelli diversi. Processi di soggettivazione ed economia di mercato (Roma, DeriveApprodi, 2021), Emiliano Bevilacqua e Davide Borrelli, due sociologi impegnati rispettivamente nello scavare nei rapporti  tra il potere e la soggettività e dentro l’industria culturale dei media e nei processi culturali più in generale, e per questo attenti più che mai a fornire gli strumenti per “ripensare la soggettività di fronte agli imperativi della verità neoliberale” e ‘la vita oltre l’utilità’ come recita il titolo di una più recente opera dello stesso Bevilacqua, La vita oltre l’utilità. Soggettività ed economia (Milano-Udine, Mimesis, 2015).

 

Innanzitutto è da sottolineare, anche sulla scia di alcuni recenti studi orientati in tal senso, una non comune e particolare lettura del pensiero di Michel Foucault sino a parlare della necessità teoretico-esistenziale di un “momento Foucault” per essere più vigili nei confronti dei processi in corso e per non esserne travolti; esso è ritenuto strategico per capire i complessi meccanismi del “regime di verità che accompagna il mercato” e della sua storia sociale nel mettere in atto dei “processi di soggettivazione” e nel fornire quella che, sulla scia di Dardot e Laval, viene chiamata ‘nuova ragione del mondo’ e quasi una ‘nuova anima’, come del resto aveva intravisto con lungimiranza Simone Weil nelle sue lucide analisi del taylorismo e delle prime avvisaglie del capitalismo finanziario con il loro modo di modellare i nostri ritmi vitali. Per far fronte al quasi marcusiano ‘uomo ad una sola dimensione’ verso cui spingono le logiche del mercato  per la loro capacità di trasformare le nostre vite in “prodotti predittivi” in funzione dei “mercati dei comportamenti futuri”, i due autori, nel fare dialogare criticamente i contributi veritativi della sociologia e dell’economia, ci offrono una non comune chiave ermeneutica che sorregge l’intero lavoro e cioè l’idea che “la nascita del mercato e dell’individuo moderno procedono di pari passo” come   gemelli diversi  che hanno la stessa origine ma   un  “destino” divergente.

Questa originale metafora di ‘gemelli diversi’ si rivela euristicamente feconda sia sul piano della ricostruzione storico-concettuale del rapporto tra soggettività ed economia, a partire dall’analisi del pensiero di Adam Smith  e della sua fondamentale idea di ‘mano invisibile’, dei contributi di Marx e  Max Weber da parte di Bevilacqua per fare capire le “trasfigurazioni economiche della soggettività onnilaterale e della soggettività trattenuta”, e sia sul piano di come configurare un possibile  e diverso scenario imperniato sulla radicalità del pensiero di Foucault da parte di Borrelli; esso viene criticamente interrogato per trarne utili strumenti più consoni a cogliere lo stretto rapporto tra “scrittura e vita”, tra scrittura e soggettività  e a vedervi “dello scarto, della differenza e della de-prensione” (déprise), che poi è la base della ‘scrittura della vita’ per mettere in atto pratiche di libertà dove il “sé è un agire di cui orientare e costruire il senso”, aspetto questo comune ad altre figure del pensiero filosofico francese sia della prima metà  del secolo scorso come Simone Weil che della seconda come Jacques Merleau-Ponty, Gilles Deleuze e Gilles Châtelet (Gilles Châtelet: le virtualità di una vita, 25 novembre 2021).

Sulla scia di Foucault, definito da più parti un ‘classico ingovernabile’ e ‘inclassificabile’ sia per il suo lungo confronto con la figura di Nietzsche e sia come sottolinea Borrelli per aver fatto sua, come prima Simone Weil, quella pratica messa in atto dai Maestri Greci nello stendere gli upomnémata cioè dei taccuini dove si annotano pensieri propri e altrui per dar conto delle esperienze di vita, si osservano nel loro ristrutturarsi “i conformismi e le resistenze che la matrice economia-soggettività dissemina nel corso della storia”; nello stesso tempo la stessa soggettività nel prendere atto che “il potere strutturalmente produce le sue verità”, arriva a ‘a concepire un ‘potere della verità’ come dice Deleuze sino ad “esplorare le condizioni di possibilità idonee a trasformare la soggettività e il mondo di chi la pratica”.

La continua pratica, da parte della soggettività, di quella che Borrelli chiama “dire il vero per essere vero”, e  già operante in Simone Weil nei suoi costanti inviti a ‘non mentire sul reale’ in quanto prima o poi esso si vendica, è l’anticamera del cambiamento col suo essere fondamentalmente “un esercizio etico-politico, prima ancora che teoretico, in grado di coniugare “‘conoscenza della verità e pratica dell’anima’” proprio come indicato da Foucault; in tal modo l’emergere della soggettività contemporanea, che si manifesta “con sbalorditiva frequenza” come dicono entrambi gli autori, è dovuta alle continue “domande sul senso della vita economica” che conducono a ripensarla e ad l’enraciner  nel senso weiliano su nuove basi.  Oltre a prendere atto delle diverse manipolazioni della personalità, operate dal mercato nella sua storia, emerge con tutta la sua forza propulsiva “il disperato bisogno di un mondo cooperativo e solidale”, invocato da più parti con l’esigenza di “una soggettività sociale e alternativa”; e nello stesso tempo per i due autori non bisogna  dimenticare il pur continuo dialogo tra l’homo oeconomicus con la sua “logica contraddittoria degli scambi e i bisogni e i desideri personali” in quanto la soggettività non affiora senza questi scambi di natura economica, ma se si limita ad essi “rischia di appassire e morire asfissiata”.

La portata ermeneutica della metafora ‘gemelli diversi’, pertanto, permette di riconoscere da una parte il ruolo propulsivo del “soggetto neoliberale” con le sue libertà di scelta nelle logiche del mercato, tese al “potenziamento del capitale umano”, e dall’altra e nello stesso tempo gli esiti riduttivi di tali logiche che portano ad uniformare i desideri e ad escludere altri possibili scenari se non quelli improntati all’aspetto utilitaristico; tale chiave di interpretazione da parte di Bevilacqua e Borrelli, basata sulla stretta “interdipendenza che lega il fiorire della personalità alle possibilità abilitate dalle attività economiche”, idea sostenuta in particolar modo da un altro orientamento di pensiero nell’ambito delle scienze sociali come l’individualismo metodologico di Max Weber e di Dario Antiseri in Italia, si arricchisce della componente foucaultiana che, ben criticamente metabolizzata nella sua estrema radicalità, permette loro di evidenziare tutta una serie di indizi che portano alla necessità di “una riappropriazione soggettiva della vita”. Tale percorso, come da più parti viene proposto sia nel mondo dei credenti a partire dalla Laudato si’  con l’ampliarlo ai bisogni del mondo intero che nel mondo laico più avanzato in quanto ritenuto strategico per affrontare ‘le sfide dell’Antropocene’ (Per una visione agapica dell’Antropocene, 3 marzo 2022),  ha bisogno di nuove ‘radici’, nel senso di Simone Weil, di natura cognitiva e spirituali “che passi dalla ridefinizione dei suoi valori correnti, ossia di una vita vera in quanto vita altra”; in tal modo il testo Gemelli diversi, col prendere atto delle ‘derive’ della soggettività solamente ancorata alla pur necessaria  attività economica, ci conduce a degli ‘approdi’, per parafrasare il titolo della collana in cui è stato inserito, più orientati a  comprendere meglio le dinamiche dell’”autodeterminazione soggettiva in termini di libertà, tanto da ciò che si è stati in passato quanto da ciò che gli algoritmi della personalizzazione predicono e inducono a essere in futuro”.

E così Gemelli diversi  può essere visto come un  percorso di natura insieme cognitivo-esistenziale in quanto si è nutrito del ‘dire il vero sul vero’ con l’incunearsi tra la rugosità del reale, a dirla con Simone Weil, e soprattutto non ha mentito sull’intreccio tra soggettività e mercato con lo scavare in profondità nelle loro pieghe facendone  vedere le diverse articolazioni e virtualità che sfuggono se si rimane chiusi all’interno di un solo approccio o sapere; e tale percorso, col coniugare insieme la ragione sociologica e la ragione economica che si nutrono delle ‘infinite ragioni’ della vita, è approdato, come diceva Gaston Bachelard, a ‘rendere verità di diritto una verità di fatto’ come ogni serio percorso di ricerca che, pur con tutti i suoi limiti, incertezze e dubbi, getta una luce diversa sulle dinamiche del nostro essere uomini, oscillanti sempre tra tentazioni di natura assoluta e conati di libertà.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

LE SUFFRAGETTE DEL VENTUNESIMO SECOLO

 
 
 

Non solo l’8 marzo…

Incredibile come nella società odierna un singolo evento possa totalmente scombussolare il nostro concetto di vita.

Siamo stati a contatto con una realtà pandemica per più di due anni e ora, d’un tratto, sembra tutto polverizzato.

 

La guerra è un evento sconvolgente, surreale. Nessuno al giorno d’oggi avrebbe mai pensato di trovarsi di fronte ad una realtà che fino a qualche settimana fa sembrava remota e distante, o che comunque non avrebbe intaccato in alcun modo le nostre giornate. Ed ora eccoci qui, incollati a tutti i dispositivi di cui disponiamo, sempre allerta per recepire nuove notizie o informazioni.

Il bombardamento mediatico è stato avviato e, che lo vogliamo o meno coinvolge tutti noi.

In una condizione tale non possiamo fare altro che unire le nostre forze e tentare di unificarci in quanto umani.

Pertanto ognuno cerca di fare il possibile, seppur nel proprio orticello.

– Siete una suffragetta, signora Ellyn?
– Sì, però mi considero di più un soldato, signora Watts. (
Suffragette)

Questa citazione tratta dal fil “suffragette” di Sarah Gavron (2015) racchiude perfettamente la situazione in atto.

In particolar modo sta emergendo l’intraprendenza di molte donne. Donne pronte a battersi per il proprio paese, donne patriottiche, che non si lasciano frenare dall’effettivo pericolo dell’armata russa.

Donne colme di valore, pronte a difendere le proprie famiglie a costo della propria vita. Donne piene di speranza.

Si stanno ormai diffondendo testimonianze di donne valorose: madri, figlie, mogli pronte ad indossare l’armatura e battersi per la propria libertà.

Costoro potrebbero essere definite “le suffragette dei nostri tempi”.

Impavide e coraggiose si danno da fare per trovare ogni mezzo che ispiri salvezza che porti sicurezza nella precaria circostanza. Molto spesso sono loro, in prima linea, ad usufruire di attrezzi recuperati per le strade, ormai deserte, o per le case.

Mamme costrette a spiegare ai propri figli il motivo per il quale questi sono chiusi nei bunker, al posto di giocare all’aria aperta con i propri coetanei.

È il dipinto di un quadro agghiacciante. Nessuno avrebbe pensato che nella nostra contemporaneità potesse venirsi a creare una sciagura simile.

Ma le donne ci sono, resistono e, in silenzio, combattono.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Documento/lettera Collegio Docenti di Istologia ed Embriologia su Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

 
 
 

Riceviamo e pubblichiamo:

Il PNRR è un’occasione unica per il rilancio della ricerca italiana, sulla base anche del fatto che, come rilevato da una recente inchiesta pubblicata su Nature, gli investimenti nella ricerca scientifica in Italia sono stati, negli anni, in costante decrescita e con un numero di ricercatori, rispetto ad altri Paesi dell’eurozona, inferiore in rapporto alla popolazione.

Il Piano Europeo comprende un ambizioso progetto di riforme con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.

 

La Missione 4 del PNRR, denominata “Istruzione e ricerca”, con uno stanziamento totale di 33,81 miliardi di euro, ha l’obiettivo di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, competitività e resilienza. La Componente 2 della missione 4: “dalla Ricerca all’Impresa” destina 1,6 miliardi di euro per i partenariati estesi, altrettanti per i centri nazionali (1,61 miliardi) e per le infrastrutture (1,58 miliardi); molti meno di quanto auspicato dal Piano Amaldi (15 miliardi in 5 anni) necessari per permettere all’Italia di passare dall’attuale 0,5% del proprio Pil in spesa per la ricerca pubblica allo 0,75% del Pil.

Nonostante i ricercatori, soprattutto i più giovani, abbiano visto nel PNRR una grande opportunità per mettersi in gioco, si è constatato, da più parti e sedi, che le modalità con cui sono state veicolate le informazioni sono state spesso opache o comunque del tutto non chiare né correttamente diffuse alla comunità scientifica, oltre che confuse, facendo presagire il rischio, già paventato dall’Accademia dei Lincei: “finanziamenti diffusi e poco fruttuosi. Occorre vigilare”, recita il documento dei Lincei “affinché questa grande occasione non si trasformi in una indiscriminata corsa ai finanziamenti e sottolinea la necessità di selezionare i progetti migliori e si augura che i bandi prevedano “misure antitrust”.

Il Collegio dei Docenti di Istologia ed Embriologia rilancia le preoccupazioni e gli ammonimenti dell’Accademia dei Lincei e della Senatrice a vita Elena Cattaneo, al fine di evitare una opaca e non meritocratica ripartizione di risorse senza una vera competizione di idee.

Il rischio è anche quello di escludere dalla competizione i tanti giovani meritevoli che potrebbero essere tagliati fuori perché i parametri significativi per poter accedere ad un finanziamento si basano quasi esclusivamente sugli indici bibliometrici, non tenendo invece conto della qualità, innovatività e originalità della proposta progettuale. Appare più che ovvio che i giovani non possono possedere alti indici data l’ovvia età giovane (a meno di curricula creati ad arte). L’esclusione di molti giovani va in senso diametralmente opposto alla idea del Piano: Next Generation EU!

Le linee guida del ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) auspicano che le Università, gli Enti pubblici di ricerca (EPR) ed altri soggetti pubblici e privati, impegnati a realizzare un determinato progetto di ricerca, si organizzino in struttura consortile. Pensiamo che se questo si dovesse concretizzare, come sta avvenendo o avvenuto per alcune realtà (es. Centri Nazionali), creando cordate elefantiache di “autoproclamati” migliori o, come oggi del tutto erroneamente si eccede nel dire, “eccellenti, che possono escludere dalla competizione altri soggetti potenzialmente meritevoli e forse anche più competenti, sarebbe un grave danno per tutta la ricerca italiana e minerebbe i principi costituzionali ed etici che impongono la partecipazione di tutti gli interessati e la distribuzione delle risorse in modo competitivo.

Il sistema “top down”, che si sta adottando con il PNRR, se da un lato può sembrare, per molti Enti di Ricerca ed Università, più veloce e più sicuro per poter raggiungere i “milestones” richiesti dalla EU per le erogazioni successive (=portare a casa una fetta della “torta”), può creare aberrazioni ed escludere da una sana competizione i più meritevoli all’interno di ogni comunità accademica e scientifica.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Facebook, Twitter e la Bbc funzionano in Russia tramite Tor

aggiornato alle 13:32 1 minuti di lettura
 
 

Era un bel pezzo che per navigare il Web non usavo Tor. Poi mi sono imbattuto in un tweet: da oggi Twitter è disponibile anche tramite Tor. Per aggirare la censura, per continuare a essere usato in Russia nonostante il divieto di Putin.

Tor è uno di quei bellissimi progetti no profit gestiti da volontari che fanno funzionare meglio la Rete. Nato vent'anni fa, Tor è un software gratuito che consente di navigare Internet in modo anonimo e sicuro attraverso una rete fatta a cipolla (Tor sta per The Onion Router) grazie a computer messi a disposizione da volontari. L’idea di fondo è che tutti hanno il diritto ad accedere a Internet senza censure e in modo anonimo.

Ovviamente di questa cosa approfittano anche persone che svolgono attività illegali, ma Tor è soprattutto uno strumento fondamentale per gli attivisti che utilizzano la Rete sotto regimi autoritari. Non è un caso che già a dicembre la Russia fosse il secondo Paese al mondo per utenti Tor (circa 300mila). Proprio a dicembre, il ministero russo dell’Informazione ne aveva decretato il bando, ma bloccare Tor è più difficile di quanto si creda. I gestori di Tor hanno infatti creato un sito a specchio (grazie alla Electronic Frontier Foundation) e hanno moltiplicato i computer di volontari che creano ponti informatici per scavalcare la censura (sono passati in tre mesi da 1200 a 2470 a febbraio).

 

La scelta di Twitter di diventare per la prima volta accessibile tramite Tor segna un passaggio importante, visto il ruolo fondamentale di questo social nella battaglia informativa, e non è isolato: tramite Tor si accede anche a Facebook, altro social bloccato in Russia, e alla Bbc (oltre a ProPublica e The Intercept). Le informazioni insomma in qualche modo passano. La Rete si sta dimostrando ancora una volta uno strumento di libertà

 
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donmichelangelotondo più di un mese fa

Occhio bendato mondo sfocato

 
La scrittrice Guadalupe Nettel è nata a Città del Messico, ma vive e lavora a Barcellona

La scrittrice Guadalupe Nettel è nata a Città del Messico, ma vive e lavora a Barcellona

Era un raduno di ragazze. Erano lì nella sera di Roma contente di passare del tempo con Guadalupe Nettel, il suo sorriso timido invincibile, i suoi occhi strani che vedono tutto, perciò bellissimi. Guadalupe è una scrittrice, è messicana, passava da Roma per raccontare del suo ultimo libro, “Il corpo in cui sono nata”, che è un libro magnifico – come gli altri suoi – dove si va a vivere per un po’, si resta, si vorrebbe non tornare. Nel libro c’è una nonna, anche nella vita di Guadalupe naturalmente e nelle nostre, tutte, perciò si è cominciato a raccontare aneddoti, ciascuna il suo, e sembrava che le nonne fossero tutte una nonna sola.

Anche nella “Vita mortale e immortale della bambina di Milano” di Domenico Starnone c’è una nonna e una delle ragazze ha raccontato di quella nonna lì, che parla solo dialetto, capisce subito quando il nipote si innamora e sa quando è meglio tacere. Si vede che la nonna di Starnone gli piaceva più della sua, o forse lei la sua non l’aveva conosciuta. Nessuna ha chiesto. C’era un’aria strana, come un magone e una malinconia senza ragione, ma inevitabile. Una ha detto: non ho mica più tanta voglia di uscire da casa, sapete? Non ho più voglia di fare niente.

Vorrei solo dormire. Un’altra ha detto: l’unico rifugio che c’è è il nostro lavoro. Bisogna farlo con tutte le forze, meglio di sempre. Come fosse un giardino, curarlo. Una ha detto: eh. Un’altra ha detto che nei giardini quando crescono le erbacce bisogna strapparle, il problema è se l’erbaccia sei tu. Tutte l’hanno guardata. Guadalupe allora ha detto dell’occhio pigro, della benda, del mondo quando lo vedi sfocato. E com’è?, hanno chiesto le ragazze. Bello, volendo. E’ come te lo immagini, e basta.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo) Matteo 7,7-12

<<Chiedete...>>

La preghiera non è solo richiesta, ma soprattutto relazione e legame con Dio. E' il momento in cui scendere nel proprio intimo e comprendere se stessi dinanzi a Lui.

(Prego)

Sapremo nel deserto
resistere al maligno
nell’ora della lotta
il Nome tuo invocare?

(Agisco)

Ripasso una sua parola

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Mio padre finito in mezzo alla guerra

 
Alberto e Lidia in una foto di qualche tempo fa, quando la guerra era lontana

Alberto e Lidia in una foto di qualche tempo fa, quando la guerra era lontana

Mauro Mezzaroma, Cervignano del Friuli, allenatore e presidente del Rugby Club Monfalcone

Qualche anno fa mio padre Alberto, che ha da poco compiuto 78 anni, si è sposato con Lidia, una donna ucraina che ha conosciuto in Italia. Poi si sono trasferiti in Ucraina, dopo aver comprato una bella casetta nei pressi di Boryspil (a due passi dall'aeroporto Internazionale di Kiev). Lui e Lidia adesso fanno i nonni, Lidia ha due figlie e 3 bellissime nipotine, e stavano vivendo una vita tranquilla, poi è arrivata la guerra. Da loro (per ora?) non ci sono stati combattimenti o bombardamenti ma sanno che le truppe russe non sono distanti, stanno vivendo nell'incertezza di quello che potrebbe succedere da un momento all'altro, ogni tanto avvertono esplosioni in lontananza, l'altro giorno gli sono passati alcuni missili sopra la testa che poi sono andati a centrare obiettivi fortunatamente lontani.

C'è il coprifuoco, la sera devono rispettare l'oscuramento e ogni tanto si sente l'angosciante ululato delle sirene che avverte i cittadini di trovare un riparo. In casa adesso sono in otto, hanno deciso di stare tutti vicini in questi momenti drammatici. Erano in nove prima che il marito di una delle due figlie di Lidia fosse richiamato (fortunatamente nella protezione civile, non deve andare a combattere), con loro c'è anche la mamma di Lidia. Quando suona l'allarme scendono in un pozzo largo appena un paio di metri, scavato in giardino. Hanno cercato di attrezzarlo al meglio ma è tutt'altro che comodo, difficile rimanerci più di un paio d'ore. Ci sentiamo tutti i giorni, devo dire che mio padre dimostra una grande tranquillità, forse anche eccessiva, ma preferisco che sia così piuttosto che saperlo spaventato.

Mio padre è nato a Roma, nel quartiere di San Lorenzo Fuori le Mura, pochi mesi dopo il famigerato bombardamento. Si può tranquillamente dire che per lui le lancette della storia hanno fatto un balzo indietro di quasi 80 anni, ma in realtà l'hanno fatto anche per tutti noi, visto che siamo coinvolti emotivamente in una situazione che avevamo conosciuto solo attraverso i racconti dei nostri nonni. L'altra sera ho chiamato mio padre e l'ho visto immerso nell'oscurità di una casa che stavano lasciando per andarsi a chiudere nel pozzo, avevano dato l'allarme aereo, troppo pericoloso rimanere in superficie.

La mia famiglia  dal 1991 ha cominciato ad ospitare nei mesi estivi un bambino bielorusso, i bambini poi divennero due e continuarono a venire per diversi anni. Erano due dei tanti "bambini di Chernobyl" che passavano le loro vacanze in Italia per allontanarsi dalle zone contaminate. Mio padre, che si era affezionato parecchio a questi due bambini, cominciò anche ad andarli a trovare a casa loro quando poi non poterono più venire in Italia, anche quando ormai erano diventati grandi. In realtà andava a trovarli anche perché si trovava benissimo con le loro famiglie d'origine e con la gente del posto, un piccolo villaggio a ridosso del confine con l'Ucraina, dove vivono tutti in casupole di legno.

Il paradosso è che adesso mio padre, che in Bielorussia ha trovato amici ed ha ancora degli affetti, vede minacciata la sua vita da soldati (russi) provenienti da questa nazione e che potrebbe supportare ulteriormente l'invasione inviando proprie truppe, se addirittura non l'ha già fatto. Mio padre ha provato più volte a mettersi in contatto con l'ambasciata italiana in Ucraina e con l'Unità di Crisi del ministero degli Esteri: impossibile parlare con qualcuno, praticamente si rimane in attesa fino a quando la linea non cade. Capisco l'emergenza, che quei numeri saranno chiamati da migliaia di persone, ma a cosa serve un'Unità di Crisi se quando c'è una crisi diventa difficilissimo entrarvi in contatto?

Ora con mio padre mi sento tutti i giorni, ogni volta che lo saluto dopo una videochiamata spero che non sia l'ultima volta che posso sentirlo e vederlo, il mio papà, che è finito in mezzo ad una guerra.

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