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donmichelangelotondo più di un mese fa

La guerra in Ucraina vista dalla Cina

 
 
 

 

La guerra che ha scatenato la Russia contro l’Ucraina sta tenendo con il fiato sospeso il mondo intero, e naturalmente anche la Cina segue con preoccupazione le sorti del conflitto.

Con questo articolo proverò solo a dare un’idea, per quel che ne so io, di come i cinesi stanno vivendo questa guerra, senza aggiungerci considerazioni personali.

 

Dico solo che se imponiamo sanzioni e pretendiamo che vi aderiscano anche Paesi che non sono d’accordo con queste, potrebbe finire molto male.

La Cina, come era ovvio aspettarsi, non ha nessuna ragione per schierarsi contro la Russia, non le conviene economicamente e tantomeno militarmente, visto che è un Paese confinante, ma neanche ha interesse a sostenere i russi in questa loro “avventura” bellica, in quanto ciò li metterebbe a rischio sanzioni. La loro posizione quindi, come sostenuto più volte dal Ministro degli Esteri Wang Yi, e dalla portavoce Hua Chunying, è di non sostenere la Russia né militarmente né con la fornitura di armi, anche perché, a detta loro, la Russia non ne ha bisogno.

Per bocca del portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin, la Cina ha messo in chiaro che non aderirà alle sanzioni alla Russia, ritenute unilaterali e illegali, mentre Zhao Lijian, vicedirettore del Dipartimento dell’informazione del ministero degli Affari esteri cinese, ha affermato senza tanti giri di parole che la responsabilità del conflitto è soprattutto della Nato (che per la Cina vuole dire Stati Uniti) e dei suoi progetti di espansione a Est, ricordando che il Paese più guerrafondaio al mondo sono sempre gli Stati Uniti. Interessante notare come Zhao Lijian sia molto attivo su Twitter e come ciò sia rimarcato dalla stampa cinese, anche se Twitter ufficilamente è censurato in Cina. Va detto però che si tratta comunque di una censura di carta, visto che tanti cinesi e stranieri residenti in Cina sono muniti di VPN, compreso il sottoscritto, tramite la quale si può accedere a qualunque sito.

Inoltre, la stampa locale e il governo insistono molto sulla presenza in Ucraina di laboratori di armi biologiche realizzati lì dagli americani, e su cui l’amministrazione Biden tace.  I media cinesi sottolineano anche la doppia morale che sta dimostrando il mondo dello sport, soprattutto della Premier League che ha organizzato iniziative a sostegno dell’Ucraina quando in passato ha multato e punito calciatori e tifosi che mostravano bandiere e slogan pro Palestina, e naturalmente criticano anche l’esclusione da quasi tutte le competizioni sportive di atleti russi e bielorussi, evidenziando che ciò non era mai successo prima, soprattutto quando a invadere erano i Paesi Occidentali.

E la gente comune, cosa ne pensa?

Per molti cinesi, più che una guerra tra Russia Ucraina, questo è uno scontro tra Nato, colpevole di volersi allargare a Est, e Russia, e ciò li porta a stare dalla parte dei russi, anche perché temono che una debacle della Russia sarebbe devastante anche per la Cina, che è Stato confinante e partner strategico del più grande Paese dell’Ex-Unione Sovietica.

Una delle frasi più ricorrenti sui social è 支持普京 (zhichi Pujing), cioè “Sostengo Putin”, però senza nessuna manifestazione di piazza, ma comunque non manca chi prova empatia per gli ucraini, come un ragazzo residente a Odessa (uno dei seimila cittadini cinesi che sono stati rimpatriati dall’Ucraina) che invitava i suoi connazionali a non sostenere ciecamente Putin, visto che neanche i russi lo stanno facendo.

Su una APP di cinesi in Italia, si è parlato dell’iniziativa dei comuni italiani di illuminare i monumenti con i colori della bandiera ucraina, ma i commenti degli utenti sono tutt’altro che positivi, come mostra lo scrrenshot di cui vi riassumerò i contenuti.

C’è chi ironizza amaramente sul fatto che con l’aumento di luce e gas non si dovrebbero tollerare certi sprechi, chi invece sottolinea l’inutilità di certe iniziative, visto che non portano nessun sostegno concreto alla popolazione ucraina. Qualcuno invita gli italiani che sostengono l’Ucraina ad andare a combattere per loro, e c’è anche chi invita sarcasticamente a donare un po’ di pasta agli ucraini, piuttosto che accendere luci.

Qualche utente critica anche fortemente l’atteggiamento italiano completamente piegato agli interessi degli Stati Uniti.

Insomma, una visione decisamente differente dalla nostra.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Cosa dire ai nostri figli che seguono la guerra su TikTok

(afp)
aggiornato alle 12:06 1 minuti di lettura
 

Dicono che sia la prima guerra di TikTok come quella in Iraq nel 1991 fu la prima guerra della CNN, la tv americana che trasmise in diretta le fasi salienti del conflitto; e quella in Israele nel 2012 la prima “di Twitter”, e quella in Siria “di YouTube” e quella nel Kurdistan “di Facebook”. Chiamarla “la prima guerra di TikTok” è fuoriviante e rischia di  farci dimenticare che si tratta di bombe e di morte e non di post e di like.

 

Epperò le piattaforme influenzano gli eventi e l’idea che se ne fa l’opinione pubblica. In questo caso TikTok, rispetto a Twitter, dove stanno soprattutto politici e giornalisti, o agli altri social, e ancora di più rispetto ad una tv all news come CNN, ha una utenza giovanissima e questo qualcosa cambia. Sono i ragazzi, sono i nostri figli, che raramente leggono i giornali, ad informarsi tramite TikTok dove la guerra non è fatta di notizie ma di storie: video di storie di altri ragazzi che raccontano la vita sotto le bombe, la morte di amici e parenti, e come si cambia abitudini per sopravvivere.

 

E’ un racconto emotivo, coinvolgente, senza mediazioni: credo che se Anna Frank avesse avuto i social, durante la seconda guerra mondiale, probabilmente il suo diario lo avrebbe messo su TikTok. Tutto questo non avviene senza rischi e senza problemi. Che non sono soltanto le fake news, le notizie false messe in giro dalla propaganda. La guerra è una cosa enorme, difficile da comprendere, e quando la comprendi impossibile da accettare. E i nostri figli la vivono sul loro smartphone in ogni momento della giornata. Gli farà bene? Dipende. L’unico consiglio che mi sento di darvi è parlatene, parlatene tanto, ascoltateli, aiutateli ad orientarsi. Non lasciateli soli. E forse ne usciremo avendo capito il significato delle parole libertà, coraggio e resistenza.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Scienza contro fake news

 
Fabiola Gianotti nel laboratorio Cern di Ginevra

Fabiola Gianotti nel laboratorio Cern di Ginevra

Ho avuto una lunga conversazione illuminante con Fabiola Gianotti. La dottoressa Gianotti, come sapete, è al suo secondo mandato alla guida del Cern di Ginevra, Centro europeo di ricerche nucleari. Ha una radice materna siciliana, una formazione umanistica, si è diplomata in pianoforte, ama le arti e ha - nel parlare – una costante vena di ironia. Ironia, autoironia e leggerezza sono sempre un bel segno: stanno nel girone di ritorno, nel cammino della conoscenza.

E’ anche, Gianotti, una fisica delle particelle. Si parlava di come si scopre la verità, se la verità esiste: se ci sia un metodo. Lei ha detto certo, due volte: la verità esiste, e c’è un metodo. Poi, sorridendo, ha aggiunto: si potrebbe dire che la scienza è l’antidoto alle fake news, alle menzogne. Ma non i risultati della scienza, formule e scoperte. No, non la fine del viaggio: l’inizio. “Il metodo scientifico è un procedimento che parte dal dubbio e arriva all’evidenza. Questo, sarebbe indispensabile conoscere. Come si fa, non dove si arriva”.

C’è un grande equivoco, mi pare, nel discorso pubblico: mettere a confronto posizioni contrapposte è proposto come il modo “onesto”, “corretto” di procedere. Offrire a tutti tribuna. Solo che il “metodo” funziona così solo alle primissime battute. Strada facendo le ipotesi contrarie alla verità vengono escluse. Per esempio: se io bombardo una casa e uccido tutti il primo passo è verificare che la casa sia stata bombardata e i morti siano morti. Chiarito questo, l’ipotesi “l’aggressione non esiste” esce dal campo per sempre. Esiste uno che invade e uno che è invaso. Da lì si procede. Con fatica ma senza alibi, senza interessi in campo, senza ipocrisia.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Luca 6,36-38
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso»

 

 Solo facendo così daremo speranza a noi stessi e al mondo!

 

Liberati dal giogo del male
battezzati nell’acqua profonda
noi giungiamo alla terra di prova
dove i cuori saran resi puri.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Se sei felice. A passi lenti tra parole e immagini….

 
 
 

di Maria Antonietta Vito e Alexandra Stendl (Castelvecchi, Roma 2022)

Il dolore scava e può divenire incavatura accogliente, capace di raccogliere acqua fresca e cristallina, tanto da offrirsi come refrigerio al viandante assetato. Chi conosce le amarissime vicende che hanno partorito Tutto di te rimane, può avere una pallida idea del dolore che ha incavato la sensibilità sopraffina e la penna delicata di Maria Antonietta Vito e che oggi si offre come fonte per i palati più difficili ed esigenti: quelli dei bambini.

Se sei felice. A passi lenti tra parole e immagini… si propone come un viaggio che desidera accompagnare proprio bambine e bambine, tra i 6 e i 12 anni, lungo un sentiero fatto di esperienza quotidiana e anche di pagine buie, come quella del Covid o del bullismo, ma sempre con uno sguardo tra l’ironico e sorridente, incantato, e pur sempre riflessivo.

 

Chi lo scorrerà – penso a insegnanti che potrebbero farne vademecum di lezioni vivaci e profonde, penso a genitori che avrebbero pagine belle da leggere insieme ai propri figli – vi troverà la fatica e la gioia che accompagna ogni crescita, la saggezza e il tocco leggero di chi ha tanti anni, e gioie e dolori, da raccontare.

Una perla occupa il centro del libro: è la favola che ha come autrice Sara, una fanciulla che ci ha lasciato troppo presto, a soli 13 anni, per una malattia tanto grave quanto crudele. Alexandra Stendl l’ha rielaborata in fumetto e ne ha fatto una vera meraviglia ridonandocela per quel che è: un racconto per adulti e piccini, ma anche ragazzi, l’invito adulto, ma rivolto da un’adolescente, a non sottovalutare mai il peso delle parole che, come scriveva, Carlo Levi, “sono pietre”:

«Se da un compagno sei stato deriso,

rispondigli col più solare sorriso

e quando vuoi startene silenzioso

– se le parole dentro di te sono a riposo –

non aver timore di tacere

il silenzio è il dono più prezioso.

 

Maria Antonietta Vito ha pubblicato due raccolte di poesie, La casa dei silenzi e Le stagioni del desiderio e, per la sua produzione lirica, è stata segnalata al Premio Internazionale Eugenio Montale. Ha esordito nella narrativa con un racconto lungo, intitolato Il Viaggio (1988),  ed  ha poi pubblicato il romanzo Il disincanto, (Tullio Pironti Editore, 1992).

Con Domenico Canciani, per Castelvecchi, ha curato l’edizione dei volumi di Simone Weil: Dichiarazione degli obblighi verso l’essere umano, Una costituente per l’Europa. Scritti londinesi e L’amicizia pura – Premio nazionale città cristologica di Matera – (2013); Viaggio in Italia e Padre nostro (2015); Venezia salva (2016); La persona è sacra? (2017).

Alexandra Stendl, nata in Romania e formatasi in Germania, è un’artista che dà vita alla sua creatività in diversi ambiti. La sua passione è l’illustrazione di testi su tematiche legate all’infanzia. I suoi disegni arrichiscono anche il volume di poesie Tutto di te rimane (ET/ET edizioni, 2019), di Maria Antonietta Vito e Domenico Canciani.


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donmichelangelotondo più di un mese fa

Trasumanar (Paradiso I)

 
 
 

«Trasumanar significare per verba

Non si poria; però l’essemplo basti

A cui esperienza grazia serba»

(Paradiso I, vv. 69.72)

È sceso al centro dell’Inferno, ha attraversato la «natural burella» (Inferno XXXIV, v.98), ha risalito ad una una le cornici del Purgatorio, è arrivato in cima all’Eden ed ora è qui, per noi: in Paradiso.

Sì, per noi. Perché, se è innegabile la sua ambizione di «coronarsi» (v.26) delle foglie di alloro sacre ad Apollo, è anche vero che Dante è qui per noi, per farci vedere quel che lui ha visto: per farci vedere quel che nessun uomo o donna ha mai potuto raccontare.

 

E che cosa mai ci può dire di più quest’uomo, solo un uomo, che fa di nome Dante?

Qui la meraviglia, la cifra poetica, il dramma sempre incompiuto di tutta la terza cantica: Dante ci può dire ben poco, pochissimo, anzi di meno. Quasi niente.

Perché le sue forze non bastano, egli «dietro la memoria non può ire», (v.9); perché è in un luogo in cui, al contrario di quanto accade sulla Terra, più si fissano gli occhi nel sole e più si vede, senza il rischio di venirne accecati; perché lì anche gli esseri pesanti salgono, come il fuoco, attratti da Dio, invece che scendere a valle, come un fiume, per forza di gravità; e ancora perché, per quanto Beatrice non lesini spiegazioni, Dante si muove impacciato come «figlio deliro» (v.102); infine, perché se «per lo gran mar de l’essere» (v.111) ogni creatura, animata e inanimata, trova «ordine» e «forma» (v.104, «che l’universo a Dio fa somigliante», noi, con Dante, questa somiglianza troppo smesso la smarriamo e facciamo fatica a ritrovarla.

Ecco, dunque, ecco cosa resta da dire a Dante:

«Trasumanar significare per verba

Non si poria; però l’essemplo basti

A cui esperienza grazia serba»

(Paradiso I, vv. 69.72)

Non si potrebbe esprimere per mezzo delle parole cosa significhi “trasumanar”; perciò l’esempio basti a coloro i quali la grazia ha riservato l’esperienza diretta: si potrebbe rendere così la terzina centrale del primo canto del Paradiso, e non è un caso che sia centrale. E può sembrar davvero poco, pochissimo, quasi una resa incondizionata del poeta che si rende conto di non poter né saper esprimere quanto vorrebbe.

Trasumanar, un “hapax legomenon”, cioè una parola inventata da Dante ed usata qui, per la prima e unica volta. Un conio dal latino: trans humanum, andare oltre l’umano, oltre l’uomo.

Può l’uomo essere più che umano? E lo si può mostrare a chi non l’ha visto? Dante, nonostante tutto, crede di sì, e sarà questo il suo sforzo, di qui alla fine del viaggio.

Di sicuro, noi sappiamo che l’uomo sa essere un angelo, ma anche un demonio. Un essere meno che umano. E la storia è sempre lì a ricordarcelo. Con inaudita attualità.

Vittorio Messori: «Ciò che appare nel mondo non indica né l’esclusione totale, né la manifesta presenza di una divinità. Ma piuttosto la presenza di un Dio che si cela».

Søren Kierkegaard: «Che Dio è presente, ecco la predica; e che tu stai alla presenza di Dio, ecco il contenuto della predica».

Victor Hugo: «Dio è l’invisibile evidente».

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Trasumanar (Paradiso I)

 
 
 

«Trasumanar significare per verba

Non si poria; però l’essemplo basti

A cui esperienza grazia serba»

(Paradiso I, vv. 69.72)

È sceso al centro dell’Inferno, ha attraversato la «natural burella» (Inferno XXXIV, v.98), ha risalito ad una una le cornici del Purgatorio, è arrivato in cima all’Eden ed ora è qui, per noi: in Paradiso.

Sì, per noi. Perché, se è innegabile la sua ambizione di «coronarsi» (v.26) delle foglie di alloro sacre ad Apollo, è anche vero che Dante è qui per noi, per farci vedere quel che lui ha visto: per farci vedere quel che nessun uomo o donna ha mai potuto raccontare.

 

E che cosa mai ci può dire di più quest’uomo, solo un uomo, che fa di nome Dante?

Qui la meraviglia, la cifra poetica, il dramma sempre incompiuto di tutta la terza cantica: Dante ci può dire ben poco, pochissimo, anzi di meno. Quasi niente.

Perché le sue forze non bastano, egli «dietro la memoria non può ire», (v.9); perché è in un luogo in cui, al contrario di quanto accade sulla Terra, più si fissano gli occhi nel sole e più si vede, senza il rischio di venirne accecati; perché lì anche gli esseri pesanti salgono, come il fuoco, attratti da Dio, invece che scendere a valle, come un fiume, per forza di gravità; e ancora perché, per quanto Beatrice non lesini spiegazioni, Dante si muove impacciato come «figlio deliro» (v.102); infine, perché se «per lo gran mar de l’essere» (v.111) ogni creatura, animata e inanimata, trova «ordine» e «forma» (v.104, «che l’universo a Dio fa somigliante», noi, con Dante, questa somiglianza troppo smesso la smarriamo e facciamo fatica a ritrovarla.

Ecco, dunque, ecco cosa resta da dire a Dante:

«Trasumanar significare per verba

Non si poria; però l’essemplo basti

A cui esperienza grazia serba»

(Paradiso I, vv. 69.72)

Non si potrebbe esprimere per mezzo delle parole cosa significhi “trasumanar”; perciò l’esempio basti a coloro i quali la grazia ha riservato l’esperienza diretta: si potrebbe rendere così la terzina centrale del primo canto del Paradiso, e non è un caso che sia centrale. E può sembrar davvero poco, pochissimo, quasi una resa incondizionata del poeta che si rende conto di non poter né saper esprimere quanto vorrebbe.

Trasumanar, un “hapax legomenon”, cioè una parola inventata da Dante ed usata qui, per la prima e unica volta. Un conio dal latino: trans humanum, andare oltre l’umano, oltre l’uomo.

Può l’uomo essere più che umano? E lo si può mostrare a chi non l’ha visto? Dante, nonostante tutto, crede di sì, e sarà questo il suo sforzo, di qui alla fine del viaggio.

Di sicuro, noi sappiamo che l’uomo sa essere un angelo, ma anche un demonio. Un essere meno che umano. E la storia è sempre lì a ricordarcelo. Con inaudita attualità.

Vittorio Messori: «Ciò che appare nel mondo non indica né l’esclusione totale, né la manifesta presenza di una divinità. Ma piuttosto la presenza di un Dio che si cela».

Søren Kierkegaard: «Che Dio è presente, ecco la predica; e che tu stai alla presenza di Dio, ecco il contenuto della predica».

Victor Hugo: «Dio è l’invisibile evidente».

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Zuckerberg e il rischio di farci diventare come Putin

(reuters)
Ora sui social si può inneggiare alla morte dei soldati russi
aggiornato alle 12:11 1 minuti di lettura
 
 

Insomma, su Facebook e Instagram possiamo inneggiare alla morte. La morte di Putin e quella dei soldati russi impegnati nell’invasione dell'Ucraina.  Lo dice un documento interno di Meta, la società capo del gruppo di Mark Zuckerberg: "Temporaneamente si potrà fare”. E non si può non avvertire un senso di vertigine. Uno spaesamento. Devi morire, come quando un giocatore della squadra avversaria finisce a terra in uno scontro, e lo stadio lo urla in coro “devi morire”, secondo un macabro ma innocuo copione teatrale. Ma non siamo in uno stadio, questa non è un gioco è una guerra.

 

Uno dei possibili effetti della violenza è di farci diventare violenti, come l'intolleranza può farci diventare intolleranti. Non sono qui a fare filosofia spicciola ma il rischio in casi come questi è quello di diventare come i nostri avversari. Perdere i principi in cui crediamo, e quindi noi stessi. Quando si fermano i corsi universitari su Dostoevskij o quando si vieta ad atleti paralimpici di partecipare ad una gara che attendono da anni, c’è qualcosa che va oltre la solidarietà con l'Ucraina e il desiderio di portare aiuto anche punendo gli invasori.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Estendi, effendi

aggiornato alle 00:01 1 minuti di lettura
 
 

La prima cosa bella di venerdì 11 marzo 2022 è la bussola che orienta in ogni possibile scelta della vita. Nel dubbio: estendi il dominio dell'amore. C'era un libro di Hoellebecq, tremendo, intitolato L'estensione del dominio della lotta. In America non capirono che cosa significasse e lo chiamarono Whatever, per dire "qualsiasi cosa", nel senso di "sti cavoli". Ora: puoi comprendere quel che intendo, oppure "sti cavoli".  

Va bene. Non sai se sia il caso di riprodurti? Estendi il dominio dell'amore. Prendere o no un cane? Estendi il dominio dell'amore. Accettare quel lavoro che ti porta altrove? Non restringere il dominio dell'amore. È abbastanza semplice. Ogni scelta generosa e per questo spesso sacrificale allarga ciò che si è. Ogni scelta contraria lo riduce. Puoi pensare che non sia così, che l'allargamento derivi dalle righe sul biglietto da visita, dalla notorietà, dalle cifre che appaiono nella app della tua banca. Stai solo diventando il vanesio ospite del tuo personale talk, il critico corrotto, uno della famiglia Roy.

Fatti un viaggio da fermo, adotta un essere vivente, regala tre cose a cui tenevi. Restringiti per allargarti. Estendi, effendi.  

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