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donmichelangelotondo più di un mese fa

Dall’Albania a Masterchef Italia, la storia di Ilda Muja

Di

 Miky Di Corato

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Di origini albanesi ma italianissima d’adozione, Ilda Muja ha partecipato alla decima edizione di Masterchef Italia, il cooking talent show prodotto da Endemol Shine Italy . Una concorrente, Ilda, che, con la sua bellezza, ironia e preparazione, ha conquistato giudici e spettatori

Ciao, Ilda. Perché hai deciso di partecipare alla decima edizione di Masterchef?

È stato mio marito ad iscrivermi a mia insaputa durante il primo lockdown. Poi, successivamente, quando sono stata contattata dalla redazione, ho deciso di andare avanti in tutte le fasi delle selezioni.

Fino a poco tempo fa la figura della Donna in cucina veniva considerata come condizione di subordinazione. Oggi, invece, cosa rappresentano i fornelli per l’universo femminile?

Penso che  le donne chef siano in  minoranza ma credo che siano altrettanto brave ai fornelli se non di più rispetto agli chef uomini. C’è stato un cambiamento interessante anche per quanto riguarda le donne chef stellate, ora è un fenomeno più diffuso rispetto al passato.

Qual è l’insegnamento più grande che ti hanno lasciato gli chef Barbieri, Cannavacciuolo e Locatelli?

Gli chef sono stati spettacolari nei miei confronti, mi spronavano sempre ad andare avanti e mi hanno insegnato ad affrontare le mie paure che in quel periodo avevano preso un po’ il sopravvento.

La tua vita è cambiata dopo aver preso parte al programma?

Non c’è ancora stato un cambiamento radicale dopo la mia partecipazione a Masterchef se non diverse collaborazioni con brand  di abbigliamento, borse, scarpe creme ecc. Questo perché io non ambivo ad un cambiamento lavorativo in cucina, anche se ho avuto delle proposte non le ho mai accettate perché non era quello che desideravo. Mi è stato anche proposto di aprire un ristorante a Rimini, terra da me tanto amata, però è un’attività che necessita la mia presenza in loco, e, in questo momento, non mi sento ancora di poter sacrificare del tempo per la mia famiglia.

Progetti futuri?

Dovessi raccontare le mie ambizioni sarebbero legate al mondo della TV,  mi piacerebbe tantissimo anche  imparare recitare perché da piccola nel mio paese facevo teatro. Anche la speaker radiofonica è una mia passione. È vi svelo un segreto  riguardo: il mio primo vero lavoro e stato proprio la speaker radiofonica a Scutari nel mio paese quando avevo 19 anni. Esperienza che mi porto dentro tuttora.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo)

Mt 18,21-35

«Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.».

 

L’amore del Padre è infinito. Il Padre ci perdona sempre, e noi sappiamo che ha diecimila occasioni di farlo! Il suo desiderio ardente è che noi, dal momento che riceviamo continuamente la sua misericordia, possiamo diventare a nostra volta misericordiosi nei confronti dei nostri fratelli. Le offese che dobbiamo perdonare loro saranno sempre di poco conto di fronte a quelle che Dio ci perdona senza contarcele!

 

(Prego)

La luce ormai nel suo apparire

ridesta il cuore dei credenti

e il canto unanime del mondo

dà nuova forza a chi è in cammino.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Cosa ci dicono della guerra le app più scaricate in Ucraina

di Riccardo Luna
 

(ansa)

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Stavo cercando conferme sul fatto che Starlink, la app di Elon Musk, fosse la app più scaricata in questo momento in Ucraina. Starlink è uno dei progetti meno noti ma più interessanti di Elon Musk: punta a creare una costellazione di migliaia di piccoli satelliti per portare Internet là dove non arriva. All’inizio del conflitto il giovane ministro della Trasformazione digitale ucraino Mikhail Fedorov si era rivolto tramite Twitter a Musk chiedendogli di aiutarlo a mantenere Internet in funzione durante la guerra. Può sembrare irrilevante in un momento in cui migliaia di persone non hanno luce, acqua e cibo e hanno perso la casa. Ma non lo è.

 

Internet è un ponte con il resto del mondo: serve ad organizzare raccolte fondi, aiuti, diffondere notizie, sentirsi meno soli. Lo dimostra la classifica delle app più scaricate in questo momento in Ucraina: sul podio c’è Obimy, una servizio di messaggistica che serve a combattere la solitudine e a stare in contatto con i propri cari senza bisogno di parole, foto o video. Solo emoticon. Lo strumento si chiama “senseger”, un “messenger dei sentimenti" e lo aveva sviluppato prima dell’invasione un team di giovani informatici ucraini. Se Obimy funziona però, se le app funzionano, è perché nonostante la distruzione in corso, Internet in Ucraina continua a funzionare.

 

Musk infatti, tramite la Polonia, ha mandato a più riprese (l’ultimo carico il 18 marzo) migliaia di terminali in grado di collegarsi ai suoi satelliti. Starlink insomma è davvero la app più scaricata, seguita da quella che notifica gli allarmi aerei e da una per leggere libri online. Leggere libri sul telefonino mentre ti bombardano: la vita a volte ci regala immagini struggenti.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Diventa tiranno in dieci lezioni

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Antonio Losito ha un podcast e ha scritto un libro

Antonio Losito ha un podcast e ha scritto un libro

Berlusconi fa finta che quello sia un matrimonio e Putin che questa non sia una guerra. Hanno in comune il fatto che parecchi ci credano, o facciano finta: partecipano in massa. Qui ospiti in Armani, lì generali in mimetica e folle radunate in modo semispontaneo. Come si faccia a far credere qualcosa che è palesemente una boiata pazzesca è semplicissimo: con la minaccia, con la corruzione, insomma con il potere.

Naturalmente non occorre che la minaccia sia esplicita: non serve dire se non vieni al mio matrimonio scordati i miei soldi (il vitalizio che ti passo, il lavoro che ti favorisco, le relazioni che ti apriranno ogni porta) né occorre specificare che se non partecipi al giubileo o non sali sul carrarmato ti recludo in una segreta o ti avveleno. Si sa, è nelle cose. Un dissidente, in Russia, rischia per sé e per la famiglia: la vita, in breve. Un cortigiano che rifiuta di gridare viva gli sposi anche, metaforicamente. Esce dal cono di luce: candidature, appalti, uno show.

Sto leggendo “Diventa un tiranno” di Antonio Losito, autore di programmi comici di successo e del podcast “Tyranny”. Risparmiamoci la considerazione che “non c’è niente da ridere mentre la gente muore”. C’è molto da ridere sempre, essendo la capacità di farlo una forma di intelligenza superiore: basterebbe del resto ricordare quanti dei tiranni (leader, se in democrazia) hanno iniziato a suscitare consenso facendo ridere, recitando, cantando, fingendo. Il resto è successo dopo. Un terzo del mondo vive sotto un regime, oggi: i dettagli della formazione del tiranno sono illuminanti. Che siano Gheddafi, Maduro, Lukashenko o altri minori: hanno tutti imparato a far credere quel che non è, per poi pretenderlo.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo)

«In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria» Lc 4,24-30.

 

La nostra pretesa autosufficienza può impedire a Dio di concederci la sua grazia. Non ci rendiamo abbastanza conto che abbiamo bisogno di essere sempre purificati da Gesù.

 

(Prego)

Liberati dal giogo del male
battezzati nell’acqua profonda
noi giungiamo alla terra di prova
dove i cuori saran resi puri.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Ai russi è rimasto solo Clubhouse

Doveva essere il futuro dei social network, ma dopo il boom iniziale è finito nell'oblio
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Vi ricordate Clubhouse? Era poco più di un anno fa, a gennaio 2021, incombeva un nuovo lockdown e sembrava che Clubhouse fosse il futuro dei social network. Per chi non lo ricorda, Clubhouse è una app solo di audio, un social che ricorda l’esperienza dei radioamatori di qualche decennio fa. Apri una stanza, lanci un tema e parli: gli altri ascoltano ma possono alzare la mano per intervenire. Non c’è nulla di scritto e non restano tracce nemmeno dell’audio. Verba volant.

 

Fu un successo improvviso. Per qualche giorno anche in Italia se non eri su Clubhouse non eri nessuno (in quella fase si accedeva solo ad inviti). Poi la funzione audio è arrivata anche su altri social network, il lockdown è finito e la febbre di Clubhouse è passata. Ce ne siamo dimenticati completamente.

 

Non solo noi, anche al Cremlino evidentemente. In questi giorni con Facebook e Instagram messi al bando, Twitter limitato e TikTok che si è tirato fuori per non incorrere nelle leggi sulla censura, in Russia è rimasto solo Clubhouse per dialogare “al di là del muro”. Ci sono diverse stanze dove da giorni si parla della guerra in corso. La più famosa è quella dove vengono trasmessi i messaggi non cifrati dell’Armata Rossa, che poi volontari si incaricano di tradurre e trascrivere (probabilmente nel frattempo i militari russi se ne saranno accorti ma la stanza è sempre lì). E ce ne sono altre dove sono i dissidenti russi a dire la loro, per far sapere al mondo che Putin non è la Russia e che un fronte contrario alla guerra lì esiste e cresce. Curiosa questa rinascita di ClubHouse. Come ha detto una delle responsabili della piattaforma, nella storia ogni volta che alzi un muro le informazioni trovano uno spiraglio dove passare.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

 

 

Oggi è una giornata ricca di auguri! Da un lato che ognuno possa imitare la creatività di San Giuseppe nel superare le difficoltà secondo il cuore di Dio; dall'altro un caro ricordo a tutti i papà vivi e defunti affinché continuino col loro affetto a sostenerci nelle vicende di ogni giorno! 💞💝

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Di Russia, Italia e alleati di governo

 
Matteo Salvini e Valdimir Putin in un incontro del 2014

Matteo Salvini e Valdimir Putin in un incontro del 2014

Ricordo che mi sorprese molto, ai tempi in cui Lega e Cinquestelle si preparavano a formare il governo, che al terzo punto dei trenta del celebre “programma” ci fosse “eliminare le sanzioni alla Russia”. Ricordo che mi chiesi, e chiesi, se davvero in un elenco di trenta questioni urgenti per il Paese sollevare la Russia dalle sanzioni fosse sul podio, al terzo posto. Prima di riforma del mercato del lavoro, tasse e pensioni, investimenti in salute e istruzione, per esempio.

Ricordo che Di Maio, era il 2017, rispose – in tv, da Floris – “da quando abbiamo messo le sanzioni alla Russia abbiamo perso 5 miliardi di business per le piccole e medie imprese. Non siamo filorussi, siamo filoitaliani. Se le sanzioni danneggiano le nostre imprese vanno tolte”. Del resto Beppe Grillo aveva scritto nel suo blog: “Putin è quello che dice le cose più sensate sulla politica estera. L’embargo verso la Russia ci costa 7 miliardi di euro l’anno. Siamo a favore della revoca delle sanzioni”. Che fossero 5 o 7, i miliardi, era questione di interessi. Non solo di soldi si trattava invece per la Lega che, sempre nel 2017, aveva firmato un accordo col partito Russia Unita di Putin, accordo tuttora in vigore, che prevede tra l’altro “scambio di informazioni”.

Quali informazioni, esattamente? A proposito di chi, di cosa? Tace, sui massacri, il leader più fotografato al mondo in compagnia di Putin, con colbacchi e senza. Il presidente di Forza Italia è impegnato in festeggiamenti, leggo. Quando ci si lamenta del ruolo marginale del governo italiano nelle trattative mi domando se dipenda solo da Draghi o anche dai componenti del suo governo. Di almeno tre: con dovute e notevoli differenze, certo. Non so.

 

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Kiev milionaria

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La prima cosa bella di venerdì 18 marzo 2022 è la nuttata che adda passà. E per passare passa, il punto è come saremo quando verrà l'alba di un nuovo giorno. Ci fa pensare Lina Sastri, nel suo spettacolo teatrale Eduardo Mio, a una gran bella passeggiata tra i ricordi dei suoi incroci con De Filippo. Arriva a Napoli milionaria, alla storia del povero Gennaro che, tornato a guerra finita, trova la famiglia disgregata e in decadenza morale: la moglie travolta dall'avidità del guadagno facile, il figlio ladro, la figlia di facili costumi, l'intero quartiere, la città, forse il mondo, ebbro di una insana voglia di prendersi tutto, o qualsiasi cosa a caso, dovunque e a chiunque.

È l'effetto della guerra, si dice. In realtà, se spedissimo un uomo qualsiasi lontano dal suo mondo e dal mondo per tre anni, anche in tempo di pace, al ritorno avrebbe lo stesso spaesamento, sarebbe il solo a vedere lucidamente il cambiamento, a non riconoscere gli altri sotto la maschera o, peggio, a riconoscerli proprio.

La pace, se e quando verrà, non redimerà i tiranni sopravvissuti, non convertirà i mercenari regolarmente pagati, non cancellerà i torti e non farà sentire ragioni. Ma sarà passata a nuttata e questo è quello che facciamo da secoli: mandiamo avanti la vita, una nuttata alla volta.

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