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donmichelangelotondo più di un mese fa

Gli Anni Settanta di Licorice Pizza

 
 
 

Bravo Anderson a sviluppare la sceneggiatura in equilibrio su un filo di rasoio

Ispirato al nome di una catena di negozi di dischi della California Meridionale, “Licorice Pizza” è un film diretto da P.T. Anderson che prevede nel cast, seppur in ruoli marginali, nomi del calibro di Sean Penn e Bradley Cooper, oltre ad un cameo di George DiCaprio, papà del famoso Leonardo.

L’amicizia fra il quindicenne Gary Valentine (Cooper Hoffman, figlio del compianto Philip Seymour) e la venticinquenne Alana Kane (una straordinaria Alana Haim) scorre lungo un plot grottesco e divertente. E’ l’America degli Anni Settanta, l’America delle opportunità vestite da libertà, dell’imprenditoria giovanile che si scontra con la sfrontatezza adolescenziale, degli amori impossibili. Con inquadrature laterali ed ariose, l’incedere del lungometraggio viene catturato da una regia che si estende in uno spazio capace di esaudire i sogni.

 

Quello che può essere definito, a tutti gli effetti, un teen movie, è la rappresentazione dell’interiorità di una tipologia umana alienata e, forse, anacronistica, sicuramente attuale nel protagonismo problem solving dei personaggi, abili nel passare da un fallimento all’altro con entusiasmo ed incoscienza.

In “Licorice Pizza” la fotografia immortala scenari politici che innescano crisi energetiche, con scene di code interminabili alle pompe di benzina a noi oggi famigliari, il tutto allietato dalla potente musica rock dell’epoca, con “Life on Mars” di Bowie che fa da soundtrack al trasporto di materassi ad acqua, straordinaria innovazione hi-tech che fa il paio con flipper elettronici.

Anderson è bravo a sviluppare la sceneggiatura restando in equilibrio su un filo di rasoio, la cappa psicologica che si respira fa quasi da bolla alle mire belliche del law and order di Nixon. La fugace carcerazione di Gary funge da alleggerimento a paturnie che anche gli spettatori abbandoneranno nella visione della pellicola, lasciandosi andare a risate genuine e a ricordi nostalgici.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Apple e il primo Oscar dello streaming

 Apple e il primo Oscar dello streaming
(afp)
1 minuti di lettura
 
 

Apple ha vinto insomma il suo primo Oscar con CODA. Che è anche il primo per un film prodotto da una piattaforma di streaming. Cinque anni dopo che Manchester By The Sea, prodotto da Amazon Studios, sfiorò la statuetta più ambita; e dopo i ripetuti tentativi di Netflix con Mank, The Irishman, Marriage Story e Roma (che pure vinse tre Oscar ma non quello di miglior film). Ma soprattutto il trionfo di Apple viene solo tre anni dopo la clamorosa campagna lanciata da Steven Spielberg per impedire che potessero concorrere agli Oscar i film che non avessero avuto un regolare passaggio nelle sale cinematografiche prima di approdare nei nostri computer e nei nostri smartphone.

 

Perché quello non è vero cinema. Poi è arrivato il covid, le sale cinematografiche sono rimaste chiuse per mesi, e lo streaming ha definitivamente vinto la partita sul futuro del cinema. Così come aveva vinto quella sul futuro della musica diversi anni fa. Anche allora fu Apple l’artefice del successo ma in un modo diverso: allora Steve Jobs inventò uno strumento, l’iPod, e un mercato, iTunes, che hanno rivoluzionato il modo in cui la musica viene ascoltata e pagata.

Nel caso del cinema, Apple non ha inventato nulla ma è entrata in un mercato che già esisteva azzeccando un investimento: lo scorso anno, a gennaio, al Sundance Festival, tutto in remoto per via della pandemia. C’era stata la prima proiezione di CODA (che quindi non è davvero una produzione originale, come per diversi film di Netflix che sono stati ideati e realizzati da Netflix). C’era stata la prima proiezione, il film era piaciuto a tutti ed era iniziata un’asta per aggiudicarsi i diritti dello streaming. In gara oltre ad Apple c’erano Netflix ed Amazon e per varie ragioni vinse Apple che pagò la cifra record di 25 milioni di dollari. L’Oscar  di Apple è tutto qui (peraltro ottenuto battendo due film di Netflix). Ma la vittoria più importante è quella dello streaming sulle sale cinematografiche. E non è avvenuta l’altra notte, ma qualche tempo fa. I giudici siamo stati noi, che abbiamo smesso di andare al cinema. Perdendoci qualcosa

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donmichelangelotondo più di un mese fa

I drenaggi nella mia splendida borsa

 
Francesca è molto fiera della sua bellissima borsa in cui ha nascosto i drenaggi dell'operazione

Francesca è molto fiera della sua bellissima borsa in cui ha nascosto i drenaggi dell'operazione

Francesca Vienna, 45 anni, mamma, moglie, architetto e lettrice di Repubblica

Il 20 giugno 2020 da un normale controllo periodico mi diagnosticano un tumore al seno con metastasi ai linfonodi. Da lì è iniziata la mia vita da appesa fatta di continui vuoti e pieni, chiari e scuri, alti e bassi. In occasione della visita chirurgica pre-intervento realizzo guardando le donne presenti nella sala di aspetto che a seguito dell’intervento avrei dovuto tenere i drenaggi per diverse settimane. Tutte le presenti tenevano i propri drenaggi in una sacca fatta apposta. Al mio rientro a casa ho spiegato a mio marito i tempi e le modalità dell’intervento e che i miei drenaggi sarebbero “entrati” solo in una borsa di un marchio che conoscete tutti. Il sabato successivo siamo partiti da Rimini con meta lo store a The Mall, in provincia di Firenze.

Allo store ci segue Caterina negli acquisti, in un primo momento le spiego le caratteristiche della borsa che cercavo senza precisarne lo scopo, poi le do il dettaglio che avrebbe dovuto contenere dei drenaggi dopo un intervento. Lei in maniera molto garbata non mi fa domande e ci aiuta con cura nell’acquisto in maniera molto cortese e professionalmente ineccepibile. Con l’occasione le lascio i miei riferimenti e contatti per la registrazione come cliente e mi chiede di poter conservare i miei contatti. Il giorno stesso ci scriviamo via messaggio scambiandoci reciprocamente il piacere di esserci incontrate.

Il 27 luglio vengo ricoverata e operata, sola e senza possibilità di vedere nessun viso familiare a causa del Covid. La mattina stessa Interflora mi chiama per consegnarmi uno splendido mazzo di rose a firma della famiglia titolare del noto marchio e Caterina, sottolineo che non potevano conoscere la data dell’intervento. Quel gesto in quel momento mi ha riaperto la porta della vita, facendomi sentire molto meno sola e trovare un sorriso in un momento in cui di sorridere avrei avuto davvero poca voglia.

Il sorriso ho cercato di mantenerlo sempre, a volta riuscendoci a volte meno. Ho lavorato sempre! Ho usato il mio zainetto ed il mio bauletto quotidianamente per quasi 4 settimane conservandoci dentro i drenaggi. Caterina mi ha scritto sempre in momenti per me cruciali senza sapere che lo fossero. A seguito dell’intervento ho dovuto sottopormi 6 mesi di chemioterapia, 1 di radioterapia, poi una trombosi dovuta al port (catetere interno) con 3 mesi di iniezione di eparina, ipotiroidismo di Hashimoto, paura e stanchezza! In tutto questo ho cambiato look, umori, atteggiamenti, stanchezze cosmiche, dolori e fastidi che tuttora conservo, emozioni ed energie.

Caterina la sento ancora ed è una persona speciale, ora un’amica cara, sensibile, carina, che conserverò sempre. Ed una vera risorsa per quel famoso marchio della moda, come la famiglia che porta il nome della griffe. Domani ripartirò alla volta dello  store  a The Mall per regalarmi una nuova borsa che mi auguro conterrà chiavi, portafogli e e al massimo biglietti aerei. Sarò sempre affezionata di quel marchio che tutti conoscono.

Questa è la mia storia e volevo condividere come talvolta un regalo a se stessi dall’apparenza futile possa rivelarsi di tutt’altra natura. Un gesto di affetto, di vicinanza, di attenzione per noi stessi e, sorprendentemente, dagli altri.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Dove attingere la forza che serve

 
Luigi Manconi, fondatore dell'associazione "A buon diritto" che ieri ha festeggiato i vent'anni

Luigi Manconi, fondatore dell'associazione "A buon diritto" che ieri ha festeggiato i vent'anni

Succedono anche cose belle e bisogna farci caso, se no come si fa a trovare la forza di restare diritti, come si riaccorda la sintonia tra il mondo fuori e quello dentro, con quale kerosene si può tenere accesa la luce controvento. Succedono cose belle e capita di dirsi che non servono più, ormai, che sono briciole di un pane finito, tanto vale rinunciare. Invece poi sempre, a insistere e a forzarsi, ci si ricorda che solo l’amore e la bellezza generano potenza: persino si ha il coraggio di scriverlo, tanto è vero a dispetto di chi queste parole può solo deridere.

Ieri l’associazione “A buon diritto”, fondata da Luigi Manconi, celebrava i suoi venti anni trascorsi a difendere i diritti civili, sociali, politici: le libertà fondamentali della persona. C’erano molte persone comuni, molti familiari di chi è stato vittima - dunque a loro volta vittime e testimoni di soprusi - moltissimi artisti che con il corpo la voce il canto e le figure hanno disegnato una festa. Nessuno da solo può cambiare il mondo ma ciascuno può cambiare una vita. L’esperienza fisica di essere lì, in tanti, va in un serbatoio di energia pronta per essere restituita.

La sera prima ero stata a vedere uno spettacolo del teatro Valdoca, “Enigma. Requiem per Pinocchio”, dove la parola poetica di Mariangela Gualtieri risuona nei corpi inauditi di Chiara Bersani, Silvia Calderoni, Matteo Ramponi. Abbecedario della varietà dell’umano. Dice la fata, a Pinocchio, “che se non è amato l’umano ritorna nel niente da cui è venuto. Non cresce. Non ride. Non prende peso. Sta come assentato fiore che non fiorisce, ritorna non nato”. Sta come assentato. Ecco come sta chi non riesce a diventare chi ha davanti, poiché questo è l’amore.

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Il 9 maggio

 Il 9 maggio
(reuters)
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La prima cosa bella di lunedì 28 marzo 2022 è il 9 maggio, presunta data limite per la fine della guerra in Ucraina. Poi chissà, ma bisogna mettere una data alla speranza o diventa un vaneggiamento. Va detto che nessuno ha scritto 2022 e che dopo aver lanciato l’esca i media hanno ritirato, come spesso accade, la canna da pesca. “Putin vuole solo il Donbass”, “Putin vuole arrivare a Lisbona”. “Non ce la fa più”, “Scatenerà la terza guerra mondiale”. Quien sabe? Nel 1939 i giornali americani chiamavano quel che succedeva in Europa “una guerra finta”, i tedeschi a bere birra dietro la linea Sigfrido e i francesi a bere beaujolais dietro la Maginot. All’inizio del 2016, nelle montagne su cui si combatteva, corse voce che una gallina avesse deposto un uovo sul cui guscio era scritto che la guerra sarebbe finita in primavera. Indovini, aruspici e profeti sono una razza dal destino segnato: li disprezziamo quando prevedono sciagure, li incensiamo in caso opposto. La cosa più bella riguarda una delle ipotesi sulla morte di Calcante, veggente della mitologia greca. Si sosteneva che, essendo giunto il giorno in cui aveva predetto la propria morte e stando lui benissimo, morì dal ridere.

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(Leggo)

"Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino." (Gv 4,50).

 

Solo questo conta: credere alla Parola e camminare!

 

(Prego)

Liberati dal giogo del male
battezzati nell’acqua profonda
noi giungiamo alla terra di prova
dove i cuori saran resi puri.

 

Buon lunedì a tutti!🤍🚶🏻🤍

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"...i potenti decidono e i poveri muoiono...occorre cancellare la parola guerra dalla nostra storia, sennò sarà la guerra a cancellare la nostra storia..."

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"...i potenti decidono e i poveri muoiono...occorre cancellare la parola guerra dalla nostra storia, sennò sarà la guerra a cancellare la nostra storia..."

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La rivoluzione di Belfast

Di

 Miky Di Corato

 -

“Fai il bravo e, se non puoi fare il bravo, fa’ attenzione!”

Diretto da Kenneth Branagh, “Belfast” è un film che si interseca con diversi generi e diversi eventi socio-culturali. Raccogliendo tratti da commedia drammatica, infatti, la pellicola racconta, in maniera semi-biografica, i cosiddetti Troubles, i giorni del conflitto nordirlandese destinato a turbare, per oltre un trentennio, le vicende politiche della Gran Bretagna sessantottina.

La storia del bambino Buddy (Jude Hill), dei suoi genitori (Jamie Dornan e CaitrionaBalfe) e dei suoi nonni (JudiDench e CiaránHinds), fa da sfondo ad una città travolta dai tumulti ideologici e religiosi, l’acerrima rivalità fra protestanti e cattolici rappresenta l’apogeo di una condicio da mutare, la lotta fratricida e personale contro i vicini di casa ma anche contro se stessi, il bisogno di partire che fa da contraltare alla necessità di restare, per non essere discriminati, nel pensiero e nella lingua, per restare accanto ai propri affetti, per non essere gli ultimi dei dimenticati ma i primi degli innamorati.

Miglior film, miglior regista a Kenneth Branagh, miglior sonoro, migliore attore non protagonista a Ciarán Hinds, migliore attrice non protagonista a Judi Dench, migliore canzone a Van Morrison, migliore sceneggiatura originale a Kenneth Branagh. Queste le candidature agli Oscar 2022 per Belfast, nominations che, pur rispettando la qualità tecnica della proiezione in bianco e nero, risultano però eccessive nella trasmissione emozionale di un plot che stenta a decollare, è l’attesa che non viene mai del tutto consumata, la redenzione privata del meritato perdono.

Gli occhi di Buddy sono lo sguardo meravigliato ed entusiasta della libertà, un permissivismo che lambisce i confini della legalità, l’infantile speranza che lo status quo si mantenga straordinario nel tempo, la distanza che si azzera nella coscienza popolare, il lutto che va elaborato per esser, poi, pronti alla vita, alla missione personale, alla sedizione contro i soprusi, in un mondo nel quale se non si riesce a fare i bravi, allora conviene essere attenti!


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donmichelangelotondo più di un mese fa

Te c’hanno mai mannato…

Di

 Myriam Acca Massarelli

 -

«A quel paese sapessi quanta gente che ce sta…»

(Alberto Sordi)

Professori di liceo 2.0.

“Zia, ho interrogazione di filosofia, mi aiuti?”.

“Va bene, che dobbiamo fare?”.

“Cartesio, Spinoza e Hobbes”.

“Tutti insieme???”.

“Sì. zia, metà Cartesio, Spinoza e Hobbes li ha spiegati in una sola lezione. La prima parte di Cartesio ce l’avevo già, ma non ci ho capito niente”.

“In una sola lezione?”.

“Sì”.

“Bene! Non benissimo…”.

Spiegazione mirata e studio un pomeriggio intero.

Metodo Luisa, dubbio Luisa, metodico e iperbolico Luisa, Dio maligno Luisa, fondamenta per raggiungere la conoscenza Luisa, esisto Luisa, penso quindi esisto Luisa, cogito Luisa, ergo Luisa, sum Luisa. Attenta, Luisa, io cogito, ma tutti cogitano, critiche al cogito Luisa. Premesse, Luisa. Ah, Luisa, res cogitans e res extensa Luisa, la ghiandola pineale Luisa, le passioni Luisa, Dio Luisa, dimostriamolo ontologicamente Luisa: Dio è onnipotente, infinito, onnisciente Luisa, non può essere maligno Luisa. Cadono i dubbi, Luisa. L’errore è nella volontà, Luisa. Olanda florida Luisa, ebreo sefardita Luisa, geometria Luisa, sostanza-sostanza-sostanza-sostanza-Dio è sostanza, Luisa, non è il creatore della Bibbia Luisa, Dio è! Luisa: essente per essenza, Luisa. Regno Unito Luisa, cerchiamo la pace Luisa, ci serve civilizzarci Luisa, siamo tutti egoisti Luisa, agiamo per uno scopo Luisa, dobbiamo assoggettarci Luisa, meglio alla monarchia Luisa, il re Luisa, pensa ai suoi sudditi Luisa, agisce segretamente Luisa, patto di sottomissione Luisa. Occhio Luisa, pacta sunt servanda Luisa. La Chiesa Luisa, è un pericolo Luisa, vuole assoggettare il popolo e sopraffare lo Stato, Luisa. Il re Luisa, deve essere massima autorità ecclesiale: i vescovi agiscono per lui, Luisa, lui agisce in nome di Dio, Luisa.

Santo cielo. Luisa! Lei punta il dito su un rigo qualunque:

“Zì, mò questo qua è quello ebreo?”.

“Luisa!!”.

“E sì, zì! Un momento! Aspetta, quindi Dio è persona…”.

“Cosa?! Cosa è Dio?”.

“No, no, no zì. Entità, è entità”.

Un attimo… respiriamo… sì, respiriamo.

Ora, io non ho meriti da sempre, voi invece avete certamente il merito di aver capito che mia nipote si chiama Luisa e Luisa ha il merito di aver compreso perfettamente Cartesio, Spinoza e Hobbes senza aver chiesto la cancellazione dal mio albero genealogico. Scusatela se è poco.

Ancora: oggi, levataccia di Luisa all’alba per ripetere. Arriva in stazione mentre io ho un piede ad un figlio, uno all’altro figlio, la tazzina di caffè in testa, il guinzaglio del cane in tasca, le chiavi dell’auto all’inferno e mi telefona:

“Zia non dire che rompo! Fammi qualche domanda random, sono in ansia. Rispondo a concetti tipo flash!”.

“Scopo iniziale di Cartesio?”.

“Giungere a fondamenta certe e univoche per partire e raggiungere la conoscenza”.

“Azz! L’idea di un triangolo?”.

“Solo grazie al linguaggio: se non conoscessi quel termine, non arriverei ad associarlo agli oggetti di forma triangolare. (Potrei collegare a Cartesio e al Dio maligno: se mi crea in modo già dato perché io commetta errori, chi me lo dice che quell’oggetto sia davvero triangolare? Quindi, il dubbio da metodico si fa iperbolico. Potrei dubitare di qualunque cosa legata ai miei sensi)”.

“Azz eddue, Luì! Gli animali?”.

“Esemplificazione precisa di concetto corpo-macchina”.

“L’unica parte del corpo non divisa in simmetria?”.

“La ghiandola pineale, per questo luogo di legame fra corpo e anima”.

“Corpo e anima?”.

“Pensiero ed estensione”.

“Spinoza, com’è Dio?”.

“Immanente. Sostanza”.

“Forma di Stato preferibile per la civilizzazione?”.

“Monarchia”.

“Leviatano?”.

“Mostro del libro di Giobbe, nome dello stato di supremazia, copertina del libro: mostro con tutte le teste degli uomini sudditi”.

“Cioè, Luì…”.

“Eh, zì”.

“Vai a dare questa interrogazione e non rompere, devo andare a scuola pure io!”.

“Sì zì, ciao zì!”.

“Cià!2-

“Zì!”.

“Eh!”-

“Ho l’ansia!”.

“Non rompere! Fila!”.

“Va bene zì! Appena finisco ti chiamo”.

Ore 10:30, messaggio vocale: “Io lo trucido! Io lo trucido! IO LO TRUCIDO!!!! Zia!!!! Non si è presentato a scuola!!!! Non è venuto!!!!!”.

E scusatemi, io sapevo ciò che andava fatto. E l’ho fatto. Le ho detto che il suo prof, quello di “Cartesio, Spinoza e Hobbes in una sola lezione”, magari aveva avuto un malore improvviso e che l’accaduto era un’opportunità e non un ostacolo. Avremmo studiato ancora e la preparazione sarebbe stata eccellente la volta dopo.

Ma confesso, confesso, confesso: benedetto collega di filosofia che butti concetti meritevoli di tutta la concentrazione del mondo, in poco più di 50 minuti; collega di filosofia che poi ti stupisci del fatto che una classe di diciassettenni trovi inutile e detesti la tua materia, collega di filosofia che forse sei stato male e mi spiace, collega di filosofia che mi hai fatto fare le gimcane di ottordici parti dello scibile umano in un pomeriggio, collega di filosofia che hai fatto conoscere a chicchessia (per colpa mia) il nome di mia nipote, collega di filosofia… ma te l’hanno mai indicata la strada per il paese dei signori?

Er primo cittadino è amico mio, tu dije che te c’ho mannato io!!!

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