Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione ed il mio corpo come un treno organico affacciato sulle piazze e sulle strade,sui volti sempre uguali ma anche diversi.
Diversi come sono i paesaggi.
Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione ed il mio corpo come un treno organico affacciato sulle piazze e sulle strade,sui volti sempre uguali ma anche diversi.
Diversi come sono i paesaggi.
Pensando,mi sono creato eco e abisso....
...Approfondendomi mi sono moltiplicato.
Il solito signore seduto la mattina che incrociavo sempre mentre anvdavo al mare e che salutavo con lui che ricambiava con un sorriso impercettibile finalmente lo vedo in piedi.
Ma non passeggiando come è solito immaginare,col cappellino in testa rigorosamente bianco e le altrettanto solite braccia incrociate dietro la schiena ,piuttosto ad aprire barattoli di plastica di vernice e di vari colori. Bianco ,giallo e quell'azzurro che ricorda le rifiniture delle casette che possiamo ammirare quando ci troviamo in Grecia.
Al che ,incuriosito , mi avvicino e gli chiedo a cosa servono. Faccio anche una battuta del tipo:se lei è un grafitaro chiedo il permesso di rimanere qui e osservarla in rigoroso silenzio. Ma lui,di concerto, disegna una faccia perplessa e con accento pugliese che mi rifiuto di riportare, risponde: e cosa sarebbe il grafitaro? Sorrido e aspetto.
Lo osservo prendere delle cannucce tra le sterpaglie, ed inizia a mescolare i colori. Poi un pennello,anzi tre; uno per ogni colore. Si alza e dirige dietro una palma di media grandezza ma talmente folta da poter nascondere una persona. Allora mi avvicino e con moderata eccitazione la palma nascondeva una statua della madonna scolorita e trascurata.
Il vecchietto con grazia quasi angelica inizia a ridare vita a quello che fino a poco fa sembrava un pezzo di gesso.
È ora di andare ma prometto all'artista improvvisato di tornare per vedere il risultato di queste cure amorevoli.
Così feci. Di ritorno dal mare , a sera, mi ritrovo al cospetto di quella statua e questa volta con spudorata meraviglia i miei occhi in preda ad euforia ammirano un risultato al dir poco sorprendente. Sembrava uscita dal nido delle statue sacre in quel momento. Azzurri e gialli magnifici . Bianco candido, ed un piccolo ramoscello di violette delicate alla base.
Mi guardo intorno ma non trovo nessuno. Peccato.
Ore 6 del mattino.
C’è foschia, peccato.
Salgo sulla bici e inizio il mio itinerario. C’è già una cappa opprimente e quasi nessuno lungo l’asfalto, solo qualche trattore governato da contadini in canottiera e spruzzi di acqua per ammorbidire la terra.
Giunto nei pressi di Luseville incrocio un cagnolino curioso e sonnacchioso sul bordo della strada e mentre gli passo davanti si alza nella tipica posizione e mi osserva mentre vado via. Dopo qualche centinaio di metri mi accorgo che mi sta inseguendo e decido di aumentare la velocità . Dallo specchietto vedo che non molla e addirittura si avvicina in posizione aerodinamica , quasi ad affiancarmi . Nonostante i miei tentativi per farlo desistere arriva con me fino alla tappa prefissata così decido di fermarmi in un bar per prendermi il solito caffè di rito . Osservando quel cagnolino con la lingua penzolante da dentro il bar decido di fargli un regalo così prendo un cornetto . Appena esco intuisco che ha capito quindi glielo lancio . Mentre si approfitta del cornetto inerme decido di riprendere la strada di ritorno . Ogni tanto mi volto per vedere se c’è ma niente , nessuna macchia grigia . Un pochino mi manca e inizio a pensare che questa corsetta in compagnia la faccia sempre, magari pensando al premio .
Ciao amico mio
Sono una casa vedova, solitaria silenziosa austera. Claustrale in se stessa,abitata da spettri timidi e furtivi.
Sono triste nel profondo della mia coscienza e scrivo queste righe vergate disordinatamente non per dire questo e quello ma per dare ordine - o almeno provarci - alla mia disattenzione. Mi avvalgo del foglio nel quale erano avvolti i panini che mi avevano preparato al caffè probabilmente perchè non avevo bisogno di un foglio migliore. Per quello che ho mi sento soddisfatto.
In questo attimo i miei sensi si assopiscono e tutto mi sembra un altra cosa. Le mie sensazioni sono un errore confuso e lucido. Provo ad aprire la ali ma non mi muovo come un'arpia incatenata.
Ogni cosa risulta vana, come il momento in cui non è ancora l'alba. Mi scorrono davanti agli occhi momenti di straordinaria banalità umana che mi provocano sofferenza mnemonica. Aiuto.
Il vento si accansice a sgomberare i miei spregevoli ricordi e le nubi sono testimoni di occhiatacce livide.
Nè tu nè io ci guardavamo in viso
ma i miei occhi sentivano di incontrarti
dove non so,forse in quel pò di cielo che si vedeva
da quel pertugio o forse dove il vesuvio sbuffa
fumate carnicine.
Non ho più pensieri nè parole, soltanto occhi per osservare e muscoli per camminare. Il cervello penetrato di rosso e l'anima bianca come la luna dei lupi.