Correva l'anno 2016 e la
bravissima scrittrice Ella Gai,
scrisse un post nel suo blog,
riguardante la tematica sempre
attuale ancor oggi
che siamo nel 2023 ,sulla
violenza sulle Donne,racconta
la storia di una ragazzina
adolescente di 12 anni e del
suo libro intitolato "Io sono Una ".
La cosa che mi ha lasciata
perplessa e mi è parsa strana
leggendo questo post , è che
mi ha fortemente presa
emotivamente , da non
riuscire a staccare gli occhi
dal monitor fino alla fine e
con mio grande stupore
notai che alla voce "commenti",
non c'è n'era nemmeno uno.
Ci rimasi molto male e per
questo decisi di copiare il
testo e riprodurlo , perchè
vorrei che le molte persone
che passano , lo leggessero
e ne facessero una sorta di
riflessione personale.
Buona lettura e grazie a
chi avrà la pazienza di
leggere fino alla fine.
Un profumo...
Un dolce profumo di pagine
bianche spesse e
ricche di immagini.
Un profumo che si sprigiona
ogni volta che giri la pagina.
Ho chiuso gli occhi e ho
lasciato che quel profumo mi
invadesse le narici e arrivasse
dritto al cuore.
E poi ho letto la storia di Una e
mi sono sentita parte di quella
storia.
Sono stata la vittima e l'accusatrice.
Sono stata l'indifferenza e lo sdegno.
Ma sono stata anche il coraggio
e la tenacia.
Questa è la storia di "Una"
Io sono Una di Una, scrittrice e
artista inglese che ripercorre
gli anni della sua prima adolescenza
fatta di punti di partenza
che sconvolgeranno la sua
percezione della realtà e la
porteranno a raggiungere
una consapevolezza precoce.
L'ho letto in una manciata di ore
e le emozioni che ho provato mi
hanno portato a riflettere.
Di solito i libri che mi stravolgono
sono un frullato di emozioni.
Ma in questo caso. Non ho
provato mille emozioni diverse.
Ho provato tantissima rabbia
e infinta pietà e poi sdegno.
Una, l'autrice di questo
romanzo,ha tratteggiato
attraverso i suoi
particolarissimi disegni la
sua atroce esperienza di
violenza sessuale.
Si parte dagli anni settanta,
periodo in cui Una è un'adolescente
di 12 anni e si arriva a
quando ormai donna adulta e
con un bagaglio emotivo quasi
stabile, trova la forza e il coraggio
di raccontare a tutti gli anni più
bui della sua vita.
Non mi è mai accaduto, ma
ho riletto il libro tre volte
consecutive dopo averlo
terminato e ancora adesso ho
una voglia matta di rileggerlo.
La voce narrante è ricca di
sfumature da obbligarti a
leggere e a soffrire con lei.
A vivere con lei il mondo
ottuso e indifferente che la
circonda, e che ci circonda
ancora oggi.
Una è ancora una bambina
a dodici anni quando pensa
di conoscere il vero amore.
Si chiama Damien e non
sarà affatto il principe che la
salverà con il suo
cavallo bianco, piuttosto
sarà la bestia che darà
inizio alla sua infelicità.
Questo è l'inizio dell'incubo di Una.
In base alla mentalità del tempo, a
come si veniva considerate...
Se si era violentate, si diventa agli
occhi delle persone come delle
ragazze da recuperare, future donne
da salvare e da far guarire attraverso
gli strizzacervelli.
Ma come si può guarire se la ferita
non si è mai rimarginata?
E così... attraverso la sua
personale storia,
Una delinea una società bigotta,
ancorata esclusivamente a un
mondo di apparenze.
Dove se si era violentate, se si era
scelte per essere violentate,
(cosa assolutamente errata),
la colpa era solo tua.
Una società che non aiuta i più
deboli, ma se può li affossa
ancora di più.
E così, mentre l'Inghilterra
cerca in maniera invana di
trovare lo Squartatore, che in
quegli anni semina il panico;
l'opinione pubblica, i
polizziotti e le autorità
giustificano le sue azioni come:
azioni dovute, perché in
fondo quelle donne
erano la feccia della società.
Le donne violentate e poi uccise
erano delle prostitute e in quanto
tale era giustificato che
morissero.Ma non tutte lo erano!
Ma allora una donna ha dei
diritti solo se è una donna
di casa, una moglie devota,
una madre eccelsa?
E dove finiscono tutte le altre?
E non importa se una di quelle
donne in realtà era una
madre di famiglia, se una
delle ragazze che stava
per essere uccise
aveva poco più di quattordici
anni.
No! Non importa. Perché la
società di quel tempo credeva
solo a ciò che voleva.
E su questo racconto
parallelo del tempo storico
prosegue la storia di Una, che
da una prima violenza subita
ne scaturisce un'altra con
un altrro presunto principe.
Così si comprende che le
bambine violentate devono
essere prima di tutto
aiutate moralmente, per non
farle cadere nella tana del lupo.
Non devono essere abbandonate
dalle famiglie, ma soprattutto
dalla società, la quale
riesce a proteggerle solo
obbligandole a prendere gli
autobus per andare a scuola
e non camminare mai da sole.
Ma si può vivere così?!
E alla fine le bambine come
Una cadono in una spirarle di
violenza e droga dalla quale
non riescono quasi mai a uscirne.
Oltre alla misogenia della gente,
ciò che mi ha fatto riflettere
molto e su cui ancora oggi la
nostra società si perde, è
l'etichettare le persone in un
certo modo.
Sei una ragazza facile?
Bene, allora sei una prostitua.
Sei una ragazza seria?
Bene, allora sei una zitella.
Sei una ragazza dalle larghe vedute?
Bene, allora sei una lesbica.
Con il suo romanzo Una ha aperto
un'immensa voragine di riflessione.
Se la gente negli anni '70 la pensava
in un modo e oggi la pensa allo
stesso modo, come la penserà domani?
Sono passati decenni dagli eventi
accaduti alla protagonista, ma le
donne ancora oggi sono violentate,
screditate, usate e molto più spesso
di quello che si pensi, sono uccise.
Quindi... quanto cambierà la società?
E' sempre la stessa, forse più tecnologica,
ma sempre uguale.
Con Io sono Una.
(Mi verrebbe da dire Una tra le
tante che ogni giorno vengono violentate).
Impari a conoscere cos'è la vergogna.
Eh, sì... perché essere vittima di abusi
ci fa essere anche colpevoli.
E qui mi allaccio a quello che
ho scritto su: ci facciamo
scegliere per essere violentate.
Non siamo le vittime e perciò
dobbiamo vergongnarci di questo.
Comprendiamo cosa voglia dire essere
isolate.
"Sei una ragazza di quel tipo e quindi
nessuno ti potrà mai ùfrequentare se
non quel tipo di persone, ovvero gli uomini
che cercano solo sesso.
Nessuno ti starà mai vicino.
Sei come il lebbroso per le
persone sane."
Conosci l'incredulità della gente.
"Se le hanno fatto quello che
le hanno fatto è perché se lo
è meritato".
E alla fine di tutto si è pure ridicolizzati.
"Perché credere a una ragazzina?"
Tra il fatto di cronaca e il vissuto
personale dell'autrice esce fuori
un romanzo fortissimo, che obbliga
il lettore ad aprire la propria mente,
a capire perché ancora oggi
si guardi alla violenza femminile,
a gli abusi come a uno scandalo.
Su un libro del genere non si può
dare un giudizio.
Farlo sarebbe come essere parte
di quell'opinione pubblica che non
guarda e non vuole punire perché
non vuole farlo.Patteggiamo per le donne.
Per chi è abusato psicologicamente
ogni giorno.
Per i bambini che vengono violentanti,
sia nel fisico che nell'animo.
Sosteniamo la libertà di scelta in
ciò che vogliamo indossare e chi
desideriamo essere: etero o gay.
Oggi non ha più importanza, almeno
non per me.
Gente aprite gli occhi!
Ma a volte è come se vivessimo nel Medioevo.
Perciò, vi lascio con una delle frasi che mi
ha maggiormente colpito di questo libro,
che ASSOLUTAMENTE consiglio a tutte.
"Si crede che un'aggressione fisica ha carattere sessuale, i danni che lascerà saranno talmente gravi da incidere per sempre sulla salute mentale della vittima. [...] L'isterica è una figura interessante. Proprio come la puttana, ha scarso controllo sulla propria immagine. Se rileva l'abuso e viene creduta, è una vittima disturbata. Se lo rileva e non viene creduta, è una bugiarda disturbata".
Andate in libreria e annusate il libro ,
prima di leggerlo.
Quello che sentirete è il profumo
della verità.
Ho da sottolineare un'ultima cosa.
Ho aprezzato moltissimo la scelta
dell'autrice di usare i colori solo
in alcuni momenti.
All'inizio pensavo che usasse il
rosso solo in certe circostanze,
stessa cosa con il verde e via
dicendo. Poi mi sono resa conto
che, almeno credo, l''uso dei
colori è totalmente soggettivo.
Questa è la sua storia, perciò
l'ha colorata dove voleva e
quando voleva.
Questa è la storia di Una,
ma è anche la storia di
qualunque altra Donna
abbia conosciuto la
violenza .
Tutto il materiale , sia scritto che
fotografico, appartiene alla casa
Editrice che ne ha pubblicato il libro:
ADDETITORE e ad ELLA GAI che
ne ha valorizzato con i suoi pensieri
il contenuto,rendendolo emozionante
e da brivido.