Pazzia abissale. Onde staccate dall'auto dell'immaginazione
che scadono, che cadono a terra schizzando con polvere
e incongruenze l'onda di uccelli che si alzano rapidamente
volo e spariscono in fretta, andando via la città è solitaria
di disagio e la disgrazia.
Cose da pazzi. Graduale. Lune larghezze impossibili popolare.
Terrore, gesto acido, esplosioni di dolore e incertezza
più lontano là delle ore, cuori assediato per aver pianto,
miseria e fame. Risate che appaiono all'improvviso,
dietro un vetro rotto, animato a causa del suono peculiare
di un fulmine dell'illusione che colpisce ─abbagliante,
misterioso─ nel centro uguale agli interni.
Cose da pazzi. Entità inaffidabili del anima che guarda con gli occhi
spalancato ─egli futuro sarà diverso─ in impossibile
mappa il nord promettendo vita e proprietà.
Dilemma crudele rimanere in piedi o marciare. Desiderio, vento, sole,
mari. Sorgenti impossibili, vagare in ore
temibili; distaccamenti o tappe fugaci e definitive
che alla lunga, impreziosito tra i veli neri dell'amore
e di speranza, gemono incessante e impotente circa
il volto nascosto ─polvere tedioso─dell'esilio imprevedibile.
Cose da pazzi. Dilemmi senza uscita. Cavallo bella scappatella
e assetato trottare gravemente ferito in una terribile lotta contro
il elementi, mentre morde la polvere torbida
dall'estesa pianura, -deserto, chimerico-verso il porto
urlando marittimo -canoa fragile nella libertà della sabbia.

