Ci sono persone che entrano silenziose, senza toccarti la pelle,
ma ti abitano i pensieri come se avessero le chiavi di casa, e quando se ne vanno, o semplicemente non restano, non lasciano solo vuoto: lasciano domande senza risposta, film mentali mai girati, possibilità che nessuno ha avuto il coraggio di toccare.
È difficile superare ciò che non è mai successo, perché non puoi dare colpa a niente.
Non c'è stato un litigio, una fine, un addio, solo un silenzio che si è fatto cronico, un legame esistito solo nella mente, ma che la mente ha trattato come reale.
Poi arriva il tempo della guarigione, anche se non si presenta mai come guarigione.
Arriva come stanchezza, come il bisogno di smettere di idealizzare, come la voglia di tornare a sentire se stessi, senza specchi appannati, senza attese.
Guarire, in questi casi, non è dimenticare, è rimettere a posto i confini, riconoscere che quello spazio che avevamo arredato per due era stato abitato solo da noi.
Ma non per questo era meno reale.
E un giorno succede, non sai dire quando, che smetti di cercare il suo volto nei sogni, che una canzone non ti spezza più, che una parte di te si è ricucita in silenzio.
Non come prima, ma meglio: con più consapevolezza, con più cura.
E capisci che non era lui, ma quello che tu sentivi con lui.
E ora, quella parte, è di nuovo tua.