Mi piacciono le parole, gli sguardi che durano mezzo secondo di troppo, e le conversazioni che sanno di caffè amaro e verità sussurrate. Credo nei dettagli che nessuno nota, nelle domande che non hanno risposta, e nelle risate che arrivano quando ormai sarebbe troppo tardi per piangere. Sono fatta di contrasti: lunatica come una marea in ritardo. Spesso scrivo per esorcizzare ( perché parlare da sola ha iniziato a destare sospetti ) per tenere insieme le crepe, per dare un nome alle sfumature, per non esplodere (o farlo con grazia). Scrivo perché certe cose pesano troppo per tenerle dentro, ma diventano leggere se dette bene.
Perché ogni tanto mi sento un enigma con le istruzioni perse, e le parole sono il mio modo per smontarmi e rimontarmi ,non sempre in ordine, ma almeno con stile.
Scrivo per chi si sente “troppo”: troppo sensibile, troppo intelligente, troppo stanco di fingere che vada tutto bene.
Scrivo per chi ride mentre si rompe, per chi capisce troppo e dorme poco, per chi ha imparato a proteggersi con una battuta tagliente e un cuore che si finge di ferro.
Non scrivo frasi motivazionali da tazza da tè.
Ma pensieri pensieri veri, vestiti da ironia. E ogni tanto, se capita, anche un po’ di bellezza.
( IlCieloDelleParole)