Le nostre abitudini ci rassicurano: sono un rifugio nella nostra routine quotidiana.
A volte scegliamo di agire consapevolmente, ma molto spesso si trasformano in comportamenti automatici che ci liberano dallo sforzo di dover ripensare o prendere nuove decisioni.
Si trasformano in gabbie dorate che ostacolano il nostro spirito intraprendente, la libertà creativa, la volontà e il desiderio di cambiamento.
E poi, quell'attitudine pericolosa, come diceva Dostoevskij -Ecco, credo, la migliore definizione dell’uomo “Un essere che si abitua a tutto”.
Verissimo!!! Ho visto persone abituarsi a tutto!
L'abitudine può essere considerata come un veleno, poiché si insinua in noi in modo lento e silenzioso, si propaga nel tempo , finendo per influenzare e cristallizzare ogni nostro comportamento.
Ci fa accettare ogni avversità, ogni sofferenza e ogni perdita.
Per abitudine, si tollerano e giustificano persone spaventose, si sopportano simboliche prigioni, si subiscono ingiustizie; ci si abitua al dolore, alla solitudine ….
Abitudini che finiscono con l'anestetizzare emozioni e sentimenti.
L'abitudine cela una forma di rassegnazione che può facilmente trasformarsi in schiavitù, dove il mondo lo si percorre come un semplice solco, l'unico in cui ci vediamo costretti a muoverci.
Ci si adegua anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione; se si tollera qualcosa, ci si abitua, diventa sopportabile e poco tempo dopo anche normale.
Quindi, valutiamo attentamente cosa riteniamo “normale” per vivere appieno la nostra vita è fondamentale “cambiare” e distaccarsi da abitudini opprimenti.
È importante accettare la naturale paura dell'ignoto, affrontarla invece di evitarla, per potersi "tuffare" in nuove e inaspettate avventure.
[La gente si aggrappa all’abitudine come ad uno scoglio, quando invece dovrebbe staccarsi e tuffarsi in mare. E vivere” Charles Bukowski.]