Viviamo in un mondo dove si esalta la lentezza: cotture a bassa temperatura, slow food, camminate consapevoli… e poi? Poi ci ritroviamo in coda al semaforo dietro uno che scrolla TikTok mentre guida, con il passeggero che fa da copilota digitale per non perdere l’ultimo meme.
Siamo talmente attaccati al telefono che ormai non lo teniamo più in tasca: lo teniamo in mano, come fosse un cucciolo da accarezzare ogni tre secondi. E se ci fosse un blackout di 96 ore? Panico. Gente che cerca il Wi-Fi sotto le panchine. Gruppi di sopravvissuti che si scambiano SMS via piccione viaggiatore. Forse qualcuno proverebbe a parlare… dal vivo. Con voce. Occhi. Pause.
Sarebbe una tragedia? O una benedizione? Forse scopriremmo che il mondo reale ha una risoluzione pazzesca. E che le notifiche più belle sono quelle che non arrivano.