Nun gna' mai dato retta nessuno, mo' tutti a sbattese er petto.
Profilo BACHECA 43
Galleria Sordi ex Colonna
Entriamo e il fresco ci avvolge come una coperta, sento il sudore sulle spalle che attaccato alla maglietta cerca rifugio prima di sparire. Ci sediamo.
Un caffè, uno schweppes al limone e un crodino. Tutto per undici euro e sessanta. Tanto paga lo stato che mi mantiene e ha deciso che non dovessi più lavorare.
Manca lo zucchero per il tuo caffè, mi alzo e lo rubo vicino la cassa. Questo anche per dare un senso a quello strano cucchiaino, schiacciato tipo piccola pala per un forno a legna. Mescoli il nero e la schiuma, mi guardi divertita come avessi i pupazzetti in faccia.
Sei carina, più del dovuto, te lo dico e mi deridi. E' come non ti avessi vista mai.
Piccola, persino minuta nelle mani e nei piedi. Hai il seno gonfio, che nasce improvviso, inaspettato. come un'alta collina in una liscia pianura. Gli occhi vispi e furbetti. I capelli mossi con onde dai colori artificiali. Una fossetta sul mento aggiunge aria sbarazzina e pure un tantino paracula.
Parli fitta, sembri quasi felice o almeno serena nonostante le circostanze. Vorresti una giornata intera con me, dici. Potremmo spostarci ai castelli e mangiare e fare l'amore e camminare mano nella mano. Dove nessuno ci conosce o almeno farebbe finta.
Un giorno intero, chiedi se ci penso. E io, si, ci penso. E mi sembra troppo per quello che posso e per quello che dovrei. Ma in fondo non siamo uomini liberi? Mi domando mentre guardo la cameriera annoiata, che poggia un fianco al bancone per la stanchezza e il ripetere dei gesti e delle situazioni.
Forse guadagnerà cinque euro lordi ogni ora, da poter spendere in qualche locale fuori mano, in segreto, sotto copertura, con il suo amore disoccupato e spinellodipendente. Ehi ma ti sto a sentire? Certo come puoi pensare che non lo faccia, proprio io che ho l'angoscia di non essere ascoltato e capito?
Afferro la tua mano e ti rassicuro. L'animale si sveglia e immagino i tuoi baci. Presto usciamo, che il caldo ci sfregi. Ho una proposta da farti.
Dio, se solo mi ricordassi quale?
E' un periodo in cui i fatti superano di gran lunga le parole che, già stinte di loro, avvizziscono in gola strozzate da un orrido stupore.
Dentro ogni vecchio c’è un giovane che si chiede cos’è successo.
Groucho Marx
Un bel giorno, uno che non pioveva tanto, smetto di fingere e provo ad essere.
Metto giù l'armatura, le brache e mi taglio i capelli.
Ti avvicini come una mosca alla merda, allunghi le mani che sembrano tentacoli con ventose appiccicose e potenti.
"Ma lo sai che i due terzi dei neuroni delle piovre sono proprio nei loro tentacoli?" sparo un tantino impaurito di me stesso.
E' ovvio, tento di distrarti con la cultura appresa dalla tv e appiccicata lì come carta svolazzante sul parabrezza.
Non ci caschi e il duro lavoro che ti sei prefissa vuoi portarlo a termine rapidamente. Hai tanta fame è chiaro e davanti un piatto di spaghetti, anche se non proprio al dente (anzi, diciamolo pure, un po' frollati) non puoi fermarti.
Ti accorgi che qualcosa là sotto si muove. D'altronde è la testa che non va, ti era chiaro da subito. Sapevi che sarei caduto proprio sul più bello.
Una tigre non può far altro che mordere: anche con la dentiera.
Com'era quella storiella dello scorpione e della rana? Neanche a perder tempo a raccontarla. Se uno è stronzo di natura lo è per sempre... come un diamante.
Click
Colpi di testa, è quello di cui hai voglia.
Lui ti parla fitto, ridendo da solo con quel sorriso pazzo
a denti stretti e quella maglietta a righe orizzontali colorate,
inopportune, che disegnano un ex fisico.
Tu fumi aspirando forte, veloce, creando una lunga cenere
che non getti via come vorresti fare con il resto.
Sorreggi la sigaretta con la mano destra avvicinandola alla bocca,
stringendola con il bordo estremo delle labbra.
Mi guardi per un attimo facendo i tuoi conti.
In fondo sei bella con quegli occhi neri e i capelli vaporosi.
Alta e magra, poco formosa e rassegnata.
Lui individua in me il soggetto adatto
e mi chiede di scattargli una foto porgendomi
una di quelle macchinette moderne,
strette come una moneta e leggere come un colibrì
che all’occorrenza si usa per telefonare.
Vi disponete a bordo piscina avvicinandovi,
fingendo divertimento, scatto con forza.
“Ne faccio un’altra per sicurezza”
mi trovo a dire come m’importasse davvero.
Ora lui controlla il risultato con la faccia da saputello,
io osservo te con la faccia del cattivo bambino.
Ricambi sorridendo trattenendo un po’ il respiro.
“Proviamone una senza flash perchè non si vede lo sfondo.”
ordini con quel tuo sorriso idiota che mi sembra,
chissà perchè, di conoscere da una vita.
E’ ovvio, è notte cosa ti aspettavi?
Penso forte tanto che ho l’impressione di averlo urlato.
Scatto di nuovo con la consapevolezza di fare un pessimo lavoro.
Vi allontanate con una sbalorditiva soddisfazione nei sorrisi
tornando ai vostri problemi che una foto non può certo risolvere.
Mi lasciate a bordo vasca vuoto come un serbatoio abbandonato,
le luci riflesse nell’acqua che assiste senza esprimere giudizi.
Domani sarà piena di gente e schizzi umidi si libreranno nell’aria,
tutti, in amara attesa dell’inevitabile caduta
Vago per Roma
lontano da me mi nascondo sempre più negli anfratti profondi nelle grotte buie dell’anima e a volte grido nel rimbombo feroce dell’ego e poi attraverso le strade di questa città fingendomi vivo con la corazza scintillante d’argento dei generali romani con gli addominali finti e i pettorali glabri e la tempesta mi coglie impreparato così corro verso quel bus che sembra proprio il mio in un giallo sfumato di muri antichi e vecchi intenti che mi incitano nella corsa che attira i curiosi e i mostri di pietra dei palazzi con facce di grifo e di leone e le scritte fasciste incise con orgoglio farsesco ancora lì a prenderci in giro grondanti di sangue sbiadito e malamente dimenticato
cazzo, il biglietto del bus
Tutto Sembra misurabile
Sembra tutto misurabile.
Sai, quando ci allontaniamo da qualcuno o al contrario, quando qualcuno si allontana da noi e cambiano le proporzioni? Non sto parlando in senso figurato, parlo proprio di allontanamento fisico, misurabile in metri o yards se preferite. Avete mai osservato qualcuno che conoscete bene dall’alto e lo vedete rimpicciolire mentre si allontana? Sembra prendere forme strane. Un uccello variamente colorato che annaspa sulle due gambette, un bastone simile ad uno stecco in balia del vento, un essere alieno che si è perso nello spazio e forse anche nel tempo. Ma a cambiare non sono solo le proporzioni e la forma, esso sembra confondersi con l’ambiente circostante, sfuma nei contorni e nella sostanza. Non è più la persona che pensavamo di conoscere, è parte essa stessa del tutto che ci inghiotte. Spariscono le parole, i sentimenti, il rumore. Tutto si mescola e la melassa assume colori difficili da decifrare. Come una nebbia possente, come un dipinto di Turner.
Brutto Trip
Sbatto gli occhi per prender tempo, scuotendo un po’ la testa come dovessi soppesare qualcosa d’importante.
So che sei concentrata sulla mia risposta…
ma cosa cazzo mi hai chiesto?
Non sai che vorrei soltanto morire, in modo civile, senza rumore e senza sporcare troppo.
Butti fuori aria, le pieghe intorno la bocca accennano ad un sorriso, le spalle arcuate e protese in avanti.
Forse sono salvo.
“Eeeeehmmmm… posso avvalermi della facoltà di non rispondere?”
“Ma sei scemo?” urli forte.
“Si” taglio corto, così me la tolgo dalle palle.
Peccato sia andata via, avremmo potuto giocare al dottore.
Bombe!
La testa sotto la tua maglietta
il profumo e il tepore della pelle.
Quante volte avrei voluto morir così
chiudere gli occhi e non esserci più
dissolto in quell’ovattato mondo
buio, caldo, sereno, pieno.
Un utero nel quale sprofondare dimentico di me
e dell’esterno accecante
e delle banalità quotidiane assurte a trofei da conquistare
e delle maschere da indossare per non mostrare il vero volto
e delle ingiustizie
e del fango di uomini corrotti dal proprio ego
e di guerre
di bambini malati
di mani tese mozzate senza pietà
di bombe
di sangue
basta!