AMICIZIA PURA.

Dal web ;
(La Storia Più Bella di Tutte)
Un giorno, al primo anno di liceo, vidi un ragazzo della mia classe che tornava a casa da scuola.
Si chiamava Carlo.
Portava con sé una pila enorme di libri.
Pensai: «Chi si porta a casa tutti i libri di venerdì? Dev’essere proprio un secchione...»
Avevo programmato un weekend fantastico, tra feste e una partita di calcio con gli amici, così feci spallucce e andai avanti.
Mentre camminavo, vidi un gruppo di ragazzi correre verso di lui.
Lo spinsero, facendogli cadere tutti i libri e facendolo ruzzolare a terra.
I suoi occhiali volarono lontano, atterrando nell'erba.
Quando alzò lo sguardo, nei suoi occhi lessi una tristezza così profonda che mi si strinse il cuore.
Mi avvicinai di corsa mentre, a gattoni, cercava i suoi occhiali tra l'erba.
Aveva una lacrima che gli rigava il viso.
Raccolsi gli occhiali e glieli porsei dicendo:
«Quei ragazzi sono davvero dei poveretti... dovrebbero trovarsi una vita.»
Lui mi guardò e mi regalò un sorriso pieno di gratitudine, uno di quei sorrisi che non si dimenticano.
Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove abitasse.
Scoprii che abitava vicino a casa mia.
Mi spiegò che fino ad allora aveva frequentato una scuola privata.
Parlammo lungo la strada e portai per lui parte dei libri.
Man mano che chiacchieravamo, scoprivo che Carlo era un ragazzo eccezionale.
Gli chiesi se volesse unirsi a noi per una partita di calcio nel pomeriggio.
Accettò con entusiasmo.
Passammo insieme tutto il weekend e presto diventò uno di noi.
Anche i miei amici lo accolsero a braccia aperte.
Il lunedì successivo arrivò di nuovo con quella pila enorme di libri.
Lo fermai sorridendo:
«Così ti farai dei muscoli incredibili!»
Lui rise e mi passò metà dei libri.
Nei quattro anni successivi diventammo inseparabili.
Quando arrivò il momento di scegliere il nostro futuro, Carlo voleva studiare medicina, mentre io sognavo di lavorare nel mondo degli affari, senza rinunciare alla mia grande passione per il calcio.
Sapevamo che, ovunque la vita ci avesse portati, saremmo rimasti amici.
Carlo era il primo della classe.
Io lo prendevo spesso in giro, chiamandolo "secchione", ma con affetto.
Alla cerimonia di diploma, toccò a lui tenere il discorso.
Ero contentissimo che non toccasse a me!
Quel giorno lo vidi elegante e sicuro, ma nei suoi occhi c’era un velo di ansia.
Gli diedi una pacca sulla spalla e dissi:
«Dai, campione, andrai alla grande!»
Mi rispose con un sorriso pieno di riconoscenza.
Salì sul palco, si schiarì la voce e iniziò:
«Il diploma è il momento per ringraziare chi ti ha aiutato a superare gli anni difficili: i genitori, gli insegnanti, i fratelli... ma soprattutto gli amici.
Oggi voglio raccontarvi una storia.»
E, davanti a tutti, raccontò del giorno in cui ci eravamo conosciuti.
Disse che quel fine settimana aveva deciso di farla finita.
Aveva svuotato il suo armadietto per non lasciare quel peso a sua madre e stava portando a casa tutte le sue cose.
Poi, guardandomi intensamente, aggiunse:
«Sono qui oggi grazie a un amico che, con un semplice gesto, mi ha salvato la vita.»
Un silenzio carico di emozione avvolse la sala.
Sentii la gente trattenere il respiro.
I suoi genitori mi guardavano, con le lacrime agli occhi e un sorriso pieno di gratitudine.
In quel momento capii davvero quanto un piccolo gesto possa cambiare tutto.
Mai sottovalutare il potere delle tue azioni.
Con un semplice sorriso, con una mano tesa, puoi salvare una vita.
In meglio o in peggio, ogni nostro gesto ha un valore.
Dio ci mette sulla strada delle persone per un motivo.
Impara a riconoscere la sua presenza nei volti che incontri ogni giorno.
Adesso hai due scelte:
Condividere questa storia con chi ti sta a cuore.
Ignorarla, come se nulla fosse.
Io ho scelto di condividerla.
"Gli amici sono angeli che ci sollevano quando le nostre ali dimenticano come si vola."
Non c’è un inizio né una fine.
Ieri è storia.
Domani è un mistero.
Oggi è un dono.
Ti auguro di vivere una vita piena di doni meravigliosi.
E di essere, ogni giorno, il miracolo nella vita di qualcuno.