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Doctor Human

Doctor Human
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La prima cosa bella di venerdì 1 luglio 2022 sono i medical drama di nuova generazione. Perché ci piacciono? Credo sia perché il vero dramma è il medico stesso. Provate a pensarci: il dottor House ha una menomazione alla gamba destra, the good doctor ha la sindrome dell’idiota sapiente, Doc ha perso la memoria di un pezzo della sua vita e il più amabile, il dottor Max Goodwin di New Amsterdam, ha il cancro (anche se l’esistenza di 4 stagioni conforta chi sta in pena mentre fa la chemio nella prima). Da bambino diffidavo dei barbieri calvi poi ho capito che il modo migliore per affrontare un problema è averlo sperimentato di persona. Non si offendano i dottori sani, sicuramente altrettanto bravi, ma ora si cerca nei medici un particolare che riveli la loro vulnerabilità, quasi si chiede loro la cartella clinica per essere certi che abbiano passato qualcosa di simile. E, soprattutto, che abbiano trovato il modo di uscirne. Quando, la sera, uno si guarda quattro puntate in fila di una di quelle serie l’effetto è che mentre spegne ha la certezza di avere da qualche parte dentro di sè una malattia rara, ma anche quella dell’esistenza di un medico capace di curarla perché conosce il dolore che provoca. Un taumaturgo, ma umano.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo)
Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi» Mt 9,9-13.

L’accoglienza che Cristo ha prodigato ai peccatori e ai pubblicani ha fatto scandalo. La comunità della tavola è in Oriente una forma di comunione che va al di là della semplice partecipazione al banchetto. Essa implica l’amicizia, la vicinanza, la fraternità; è un modo di offrire all’altro la possibilità di penetrare nella propria intimità. Coloro che si credevano puri e perfetti escludevano dalla loro tavola coloro che facevano parte della massa dei peccatori, secondo il canone del fariseismo.  Gesù, no!

 

(Prego)

Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

 

(Agisco)

Non essere spaventato della gravità delle proprie colpe: saper guardare con fiducia al Cristo che ha già sconfitto il peccato e la morte.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

I primi 100 milioni di followers di Musk

di Riccardo Luna
 

I primi 100 milioni di followers di Musk (reuters)

Ora è vicino al sorpasso su Cristiano Ronaldo, poi toccherà a Rihanna, Katy Perry e Justin Bieber e infine Barack Obama che guida la classifica mondiale

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Elon Musk ha appena tagliato il traguardo dei 100 milioni di followers su Twitter. E’ ad un passo dal riprendere Cristiano Ronaldo, poi toccherà a Rihanna, Katy Perry e Justin Bieber e infine Barack Obama che guida la classifica generale a quota 132 milioni. Questione di qualche settimana e Twitter avrà un nuovo re.

Infatti nell’ultimo mese e mezzo Musk ha guadagnato 20 milioni di followers, l’ex presidente degli Stati Uniti appena uno. Se Musk alla fine davvero comprerà Twitter, comprerà il social network di cui è l’utilizzatore di maggior successo. Questo primato non arriva per caso.

Musk cresce più di tutti perché Twitter lo usa più di tutti. Di più: perché anche grazie a Twitter ha trasformato la sua vita in un reality show: ogni giorno si racconta, esterna, discute, litiga, scherza. Sembra incredibile che in mezzo a tutto questo twittare trovi anche il tempo di lavorare e guidare alcune delle aziende più importanti del mondo come Tesla e SpaceX. Al contrario gli altri ormai praticamente tacciono e hanno affidato la gestione del profilo agli addetti stampa che ne fanno un uso algido e di fatto promozionale e quindi poco interessante.

E’ stato lo stesso Musk qualche mese fa a notarlo, con un tweet ovviamente, in cui si chiedeva: “Twitter sta morendo?”, proprio perché i profili con maggior seguito erano di fatto inerti. La verità è che per le cosiddette celebrities Instagram e Tik Tok funzionano molto meglio, Twitter invece resta il social perfetto per le notizie. Musk è riuscito ad impadronirsene solo perché è diventato lui stesso la notizia: qualche giorno fa uno dei più importanti siti di tecnologia del mondo ha rilanciato una newsletter intitolata “This Week in Elon”, ovvero che ha fatto e soprattutto detto Musk questa settimana. Va detto che non ha scelto la settimana ideale per ripartire: per la prima volta Musk tace da una settimana esatta. Sarà in vacanza? O avrà deciso di chiudere il reality show che aveva inventato?

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Io sogno tu sei

di Gabriele Romagnoli
 

Io sogno tu sei

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La prima cosa bella di giovedì 30 giugno 2022 è quel sogno in cui sei con qualcuno che non c’è più e dopo un po’ te ne rammenti, ma continui come niente fosse, per non svegliarti, per non svegliare l’altro. E’ un sogno che inizia come tutti, in una situazione che puoi aver già davvero vissuto o no. La presenza di chi non dovrebbe più esserci ti sembra naturale. La rivelazione arriva come un soffio, ti passa dentro. Non lasci che ti faccia cambiare espressione, continui a parlare e sorridere, quasi ti convinci che vada tutto bene, che questa sia ancora la vita. Lo stupore ti accende un mezzo sorriso. Nell’altro, di riflesso, affiora un velo di malinconia. E’ come se avesse capito, ma per lo stesso affetto che vi lega continuasse la sua parte. Siete Harrison Ford e il replicante nell’ultima scena di Blade runner e quel sogno è tutto il tempo che vi è concesso, non per farvi domande esistenziali e avere risposte definitive, ma per giocare a come niente fosse accaduto, perché l’avete dimenticato, non l’avete mai saputo, non è successo. C’è solo questo tavolo, questo foglio su cui scrivete programmi per l’estate, con una biro rossa e ogni parola sbiadisce quando l’hai finita, ma tu vai a capo, e a capo e a capo.  Io sogno tu sei.  

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La ritmoanalisi

 
 
 

 Da Lúcio Pinheiro dos Santos a Gaston Bachelard

A volte succede che case editrici periferiche e nate da poco tempo offrono ai lettori interessanti collane  che propongono inediti itinerari di ricerca con la pubblicazione e la traduzione di testi di figure poco note e appartenenti a mondi culturali non al centro dei dibattiti; inoltre, i testi scelti per loro natura transdisciplinari tendono a non scindere le ragioni del pensiero dalle verità della vita  e si distinguono per essere espressione autentica di un  modo particolare  d’essere e di vedere il mondo secondo ottiche spesso in contrasto con quelle in vigore. Si segnala in tal senso la collana MAAT STUDIES, diretta da Enrico Giannetto e ispirata alla dea egizia MAAT, che trovava nella stella polare Vega  della costellazione della Lira, dove passava la Via Lattea, il suo costante  punto di riferimento; come poi avverrà nel mondo greco, la contemplazione dell’universo era fonte di  conoscenza e nello stesso tempo di una verità a cui legare strettamente il modo di vivere. Non a caso MAAT veniva rappresentata con una leggera e diritta piuma di struzzo  che stava a significare la dea della verità, della rettitudine, della giustizia e nello stesso tempo espressione della mitica ‘età dell’oro’ quando ancora il male non era apparso; ma serviva anche  come una bilancia per verificare al momento della morte  se il peso dell’anima o del cuore messi su un lato superava o meno il peso della piuma messo sull’altro.

Con questo intento di verificare il peso veritativo ed esistenziale del non comune percorso di ricerca di una figura  del ‘900, quasi del tutto ignota come il filosofo Lúcio Pinheiro dos Santos (1889-1950) da considerare nello stesso tempo particolare espressione dell’anima di un paese come il Portogallo, sono apparsi, in ottima traduzione da parte Veronica Pozzessere con relative e significative introduzioni,  due testi scritti da studiosi di questa figura come Pedro Baptista (1948-2020), Il filosofo fantasma. Lúcio Pinheiro dos Santos (Catania, A&G – CUEM 2020) e Rodrigo Sobral Cunha, Filosofia del ritmo portoghese (Catania, A&G -CUEM 2020), testi entrambi con prefazione di Enrico Giannetto dal titolo ‘Verso una filosofia naturale della pluralità del tempo’. Quest’ultimo testo si segnala in particolar modo per il fatto che  è ‘seguito dallo studio di Gaston Bachelard sulla Ritmoanalisi’ di Pinheiro dos Santos, la cui opera del 1931 purtroppo è andata perduta; citata e analizzata dall’epistemologo francese nel capitolo VII della sua opera del 1936  La dialectique de la durée ( trad. it. La dialettica della durata, Milano, Bompiani 2010, pp. 318-361), è  la sola fonte che permette di avere una idea di fondo del pensiero di questo ‘filosofo fantasma’ che fu fisico e psicologo, come lo chiama  Pedro Baptista, anche se come viene giustamente chiarito da Veronica Pozzessere la finalità bachelardiana era rivolta a “supportare i suoi studi sull’argomento” e gettare le basi di una filosofia della pluralità dei tempi nel suo incontro-scontro con le tesi di Henri Bergson.

Ma per capire la ‘Ritmanálisi’ è da sottolineare che sia Pinheiro dos Santos che Bachelard negli anni ’30 si stavano confrontando con gli sviluppi delle nuove teorie fisiche del ‘900, quali la relatività e soprattutto la nascente meccanica quantistica che stavano dando una nuova immagine dell’atomismo e del ‘ritmo’ degli atomi e  dei ‘ritmi del tempo, dei tempi’ grazie ‘allo spazio-tempo curvo e alla variabilità discreta, discontinua dei quanti’, come sottolinea Enrico Giannetto che fa riferimento pure ai lavori più recenti degli anni ’80-’90 di Michel Serres rivolti a ‘riscoprire il tempo’ e agli ‘elementi di ritmoanalisi’ e alla ‘conoscenza dei ritmi’ di Henri Lefebvre. Anche se in maniera indiretta e attraverso la mediazione dell’epistemologo francese emergono dai due studi tradotti lo spessore e la statura teoretica di Pinheiro dos Santos col suo “discorso sul ritmo che spazia dalla fisica quantistica alla psicologia, dalla psicoanalisi alla biologia, dall’antropologia all’ecologia”, come evidenzia Veronica Pozzessere  nel fare la storia della ritmoanalisi con l’analisi di altri pensatori portoghesi come Leonardo Coimbra su cui si sofferma il testo di Sobral Cunha; tale importante testo ci permette di prendere atto dell’esistenza di una vera e propria ‘filosofia del ritmo portoghese’, la cui originalità “caratterizza questa terra di confine, il Portogallo, luogo che conserva un rapporto privilegiato con la natura” sino a costituire “una tradizione di pensiero che sin dall’inizio ha messo la natura al primo posto” per Veronica Pozzessere che trova delle forti analogie con lo stesso percorso poetico di Fernando Pessoa nella poesia  Natura tanto indefinibile quanto Dio.

In tal modo si deve prendere atto che esiste un capitolo del pensiero filosofico-scientifico, quello portoghese, oltre alla più nota letteratura, con le proprie peculiarità  che sino ad ora non ha avuto una adeguata attenzione critica nei dibattiti del ‘900  né tanto mano nei manuali di filosofia; i due testi tradotti ci permettono di entrare in un preciso universo teorico dove primeggia la figura di Pinheiro dos Santos con la sua originale teoria basata sul ruolo cruciale assegnato al ritmo ritenuto in grado di essere un principio che genera l’equilibrio e l’armonia universali.  Il testo di Cunha in particolar modo ci permette di trovare delle analogie ‘ritmoanalitiche’  con altre figure come Coimbra, Joaquim Domingues e  Ludwig Klages che si sono soffermati nel trovare diversi punti in comune tra il pitagorismo e alcuni sviluppi del pensiero scientifico del ‘900; in tal modo  si dà al ritmo, significativamente definito O ritmo excelso, una valenza ontologica che costringe a mettere in discussione, come ha fatto lo stesso Bachelard in Le nouvel esprit scientifique del 1934 dove si parla della necessità di una ‘epistemologia non-cartesiana’ e di una ragione complessa più capace di cogliere le diverse nuances del reale, la visione cartesiana del mondo con le sue propaggini meccanicistiche. Pinheiro dos Santos, quasi in analogia con altre figure del primo Novecento come Pierre Teilhard de Chardin che parlava di Inno alla Materia e Alfred N. Whitehead che dava importanza strategica ai processi, ritiene necessario ridimensionare la visione antropocentrica  e ci inoltra in una visione cosmocentrica dove ciò che conta di più è l’ascolto della natura e dei suoi ritmi naturali col dare un senso diverso a “quel ritmo prossimo della vita ed al divenire eracliteo”, come viene sottolineato da Veronica Pozzessere.

I due testi, oltre a fornire una inedita ricostruzione bio-bibliografica di tale ‘filosofo fantasma’, si segnalano per una precisa scelta metodologica portata avanti, come nel caso soprattutto di Pedro Baptista e autore di altri lavori come anche del  progetto di costituzione della prima Facoltà di Lettere di Porto,  “attraverso i fossili di radiazioni del suo spettro”; è da tenere presente che il concetto di ‘spettro’, poco tenuto in debita considerazione nei dibattiti filosofico-scientifici, si trova nello stesso Bachelard che a sua volta lo derivò dalle profonde analisi delle teorie fisiche del primo Novecento, come si ricava da un recente lavoro sull’epistemologo francese (cfr. Charles Alunni, Spectres de Bachelard, Paris, Hermann 2018) proprio per indicare la pluralità, le potenzialità e i fili multipli di un percorso oscillante tra filosofia, scienza e poesia. In tal modo si comprendono meglio la portata ed il senso stesso dell’idea originale compresa nello scritto ‘A ritmanálisi’,  frutto della combinazione di diversi fattori e anche degli stessi stretti rapporti di Pinheiro dos Santos con il pensiero francese dei primi decenni del secolo scorso; nelle pagine dei due testi “lo spettro prende forma” e si irradia sino a poter parlare con Cunha  di una stessa “ragione ritmica germinata dalla ritmoanalisi”, opzione teoretica venuta a galla tra le due guerre e sviluppatasi da una parte insieme cogli apporti decisivi della relatività, della fisica dei quanti e della meccanica ondulatoria e dall’altra con l’emergere del concetto di energia propria della psicoanalisi e del movimento surrealista.

In tale modo, come in Bachelard, scienza, filosofia, poesia e altre costellazioni concettuali come la psicoanalisi, pur appartenenti a mondi diversi, si presentano come universi aperti, dialogano in maniera costruttiva mettendo  in crisi la granitica ragione cartesiana e demolendo i miti di un certa modernità e i suoi ‘assoluti terrestri’  come li chiama Dario Antiseri; ed in Pinheiro dos Santos prende sostanza teoretica la “nozione filosofica di ritmo” che ci permette per Cunha “una rinnovata comprensione del tempo e dell’universo che rinvigorisce le dialettiche con il sapore della vita cosmica e dell’intelligenza arguta, soppiattando logicismi cosisti e binarismi forti, conciliando l’esprit de géométrie e l’esprit de finesse”. In tal modo emerge una visione del ritmo basata non tanto sulla ripetizione, ma sull’innovazione sino ad elevarsi in “senso creazionista” col fornire, quasi analogamente al percorso di Romano Guardini negli stessi anni, “una comprensione dinamica delle polarità su tutti i fronti” col generare così, a dirla con Bachelard, un esprit surrationnelmultiforme dove svolgono un ruolo creativo sia la ragione filosofico-scientifica, soprattutto nella sua veste matematica, che la rȇverie in azione negli universi poetici. E non sarebbe esagerato affermare che la ritmoanalisi, proposta da Pinheiro dos Santos  nutritosi sul piano ermeneutico della presa in carico di diverse costellazioni concettuali del primo Novecento, sia stata la via portoghese della complessità, come è stata del resto quella di Gaston Bachelard   in base alle indicazioni forniteci da Edgar Morin.

Così questi due testi che vanno letti insieme non solo ci offrono attraverso la storia della ritmoanalisi quasi una archeologia del pensiero portoghese con l’offrirne un inedito panorama  dove in questi ultimi tempi, grazie alla riscoperta di tale filosofo fantasma, è in atto un movimento di pensiero che Rodrigo Sobral Cunha chiama Filosofia atlantica del ritmo a cui dare una più adeguata attenzione critica;  ma aiutano anche a capire un momento del pensiero europeo del primo Novecento e ad ‘esumare delle armonie nascoste’, come le chiama Charles Alunni,  tra figure che pure con intenti diversi si sono incontrate nutrendosi a vicenda dei rispettivi punti di vista, una vota abbeveratesi a diverse e comuni fonti di Siloe. E a questo proposito assume un diverso significato storico-teoretico un’altra ‘armonia nascosta’, quel fatto poco noto e relativo alla traduzione in portoghese nel 1934, con relativi dibattiti e con significative risonanze anche in Brasile, di una delle ultime opere del matematico ed epistemologo  Federigo Enriques, La signification de l’histoire de la pensée scientifique; tale opera passò inosservata in Italia e fu invece, grazie a Paul Valéry e  Gaston Bachelard, al centro di animati dibattiti in Francia  che determinarono un crescente interesse nel mondo portoghese verso queste problematiche sino all’organizzazione a Lisbona di un  Congresso Internazionale di Storia della scienza  nello stesso anno e voluto da Hélène Metzger (Hélène Metzger, vittima della Shoah, filosofa della scienza, 27 gennaio 2021).

Bisogna essere grati, dunque,  a Enrico Giannetto e a Veronica Pozzessere che ci hanno proposto una figura degna di essere conosciuta e che può incarnare i nostri sempre più pressanti aneliti veritativi dopo le illusioni del pensiero post-moderno, oltre all’invito a non sottovalutare l’apporto di altre tradizioni di pensiero; in tal modo si può parlare anche di una specifica filosofia portoghese anche perché al suo interno, in questi ultimi decenni, stanno prendendo piede altri significativi percorsi come quello relativo all’Epistemologia da Interdisciplinaridade, portato avanti da Olga Pombo, e nel campo più specifico della filosofia della scienza.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

L’ambita libertà

 
 
 

Ma esiste?

Libertà, desiderata e temuta libertà. Non solo sogno americano, ma di tutti i popoli.

Pagheremmo per essa, ma per comprarla abbiamo bisogno di un lavoro e questo significherebbe rinunciare al tempo, ovvero alla libertà. Ma è possibile essere liberi? Chiaramente no.

Dai primi tempi della nostra vita siamo vittime di liberticidio. Pensate, nasciamo senza che abbiamo parola in merito giustamente, ma già qualcuno decide per noi e questa non è libertà. Siamo obbligati ad andare a scuola, per avere una cultura che ci aiuterà a vivere e interagire con il mondo esterno. Dobbiamo lavorare e dobbiamo studiare, ma già in questo c’è libertà, per sommi capi decidiamo cosa scegliere, almeno per la maggior parte dei casi.

Siamo liberi da noi stessi? La nostra coscienza ha una forma limitata direbbero alcuni vecchi filosofi, limitata dal nostro corpo. Eppure alcune religioni professano la meditazione, un qualcosa capace di andare al di là del corpo. Alcuni, ad esempio, praticano il viaggio astrale: lo “spirito” scinde dal corpo e vola, ovunque vuole. Questa è un apparente libertà, eppure abbiamo bisogno di qualcosa per praticarlo.

Ecco, proprio questo “bisogno di” non ci rende liberi. Fisiologicamente non siamo liberi. Per vivere abbiamo bisogno che il nostro cuore pompi il sangue, abbiamo bisogno di respirare, mangiare e bere. Siamo schiavi del nostro corpo in questo senso.

Cambiamo aspetto, quello psichico. Viviamo dell’approvazione dell’altro, abbiamo bisogno di affetto per stare bene. Se questo ed altro non dovesse avvenire, candiamo in squilibri psichici, capaci di far insorgere disturbi, alle volte incurabili.

Quindi, la libertà non esiste. Per essere liberi dovremmo essere privi di bisogni e dipendenze. Il semplice desiderio di essere liberi non ci rende tali. Analizziamo un attimo il desiderio. Sentiamo il bisogno di qualcosa che non abbiamo e, il bisogno, come detto prima, è liberticida.

Ma andiamo più vicini a noi: i diritti. Questi, che spaventano alcuni partiti politici, oggi non li abbiamo, almeno nella circoscrizione italiana. Pensiamo all’aborto.  In Sicilia c’è l’85% di obiettori, personale medico che si rifiuta di praticare l’aborto.

L’unica volta in cui siamo liberi, una libertà illusiva, è quando sentiamo di essere liberi. La sensazione è capace di alterare la razionalità e realtà della persona. Ma facciamoci bastare questo!

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donmichelangelotondo più di un mese fa

(Leggo)
«Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati» Mt 9,1-8.

Miseria e misericordia. È così che sant’Agostino riassume l’opera redentrice di Cristo. Miseria dell’uomo; misericordia di Dio. Il miracolo di Cristo, che perdona i peccati e dà la salute, proclama che la misericordia di Dio è più forte della miseria dell’uomo.

(Prego)

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
(Agisco)

Perché l'eucaristia, il segno più alto del perdono, sia il nostro ringraziamento per ciò che Egli ha fatto per tutti noi.

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donmichelangelotondo più di un mese fa

L’estate avanza!

 
 
 

Se alle idee si accompagna la serietà, il successo è sicuro.

Progetti sicuri non se ne fanno: oggi è tempo di acuirsi. Visto la stagnazione dei mercati di prodotti energetici, manca la base per lanciarsi con nuove idee. L’energia! Chi ne detiene il monopolio ne fa uso distorto, colla richiesta sui mercati non fa che alzare i prezzi, da scoraggiare investimenti e iniziative. Ci sono anche alcuni settori, poi, dove vi è gran richiesta di prodotti e manodopera che non si riesce a reperire. Sembra quasi che, per mancanza di tessuto confacente, si voglia mettere una toppa inappropriata a delle “disfunzioni” sottomano.

Per ciò che riguarda il personale specializzato, atto a soddisfare la stagione estiva, sembra abbia preso il volo verso altri lidi: all’estero e meglio remunerati, piuttosto che rimanere sul suolo natio, a chilometri zero e mal pagati.

C’è un ricambio però, ma è fatto di precarietà. È dato dagli esasperati che arrivano sulle nostre sponde, spinti dalle avversità del clima e dai conflitti nei loro Paesi di origine. Questi, se da una parte si sobbarcano le imposizioni dei datori di lavoro ai medesimi gli creano degli scompensi d’immagine e di qualità pei servizi resi. Succede poiché non hanno esperienza e attitudine a dove vengono preposti.

L’Italia continua a vantarsi di essere in prima fila per l’afflusso di vacanzieri che arrivano un po’ da tutto il mondo, ma fino a quando? Al turista straniero che arriva in Italia, oltre che le opere d’arte, i tanti musei messi a loro disposizione, gli spaghetti e la pizza, c’è bisogno di mettere in primo piano i servizi e la serietà gestionale: una vera accoglienza civile. Questi “prodotti” sono diventati assai carenti e, in vari casi, assenti nel nostro Paese: bagni pubblici, trasporti, guide turistiche ben preparate e onestà intellettuale degli operatori economici in genere.

In gastronomia è importante che la maestranza sia di pianta stabile e non che ci sia improvvisazione e cambio di soggetti a non finire. Si fa presto, per chi è sul mercato, a prendere la nomea di un posto dove non recarsi. Il risparmio non va mai a pari passo con l’utile finale, ma ne è la conseguenza negativa di una male gestione dell’attività. Se non si tiene conto di un briciolo di professionalità e di serietà nel trattare bene le maestranze, si corre il rischio di bruciare il capitale investito.

Le contese umane sono dappertutto tanto che il mondo sembra rimpicciolirsi. Sembra che ne sia la causa di tutto questo inutile e dannoso scalpitare. Ma è solo uno sconcertante modo di vedere la realtà dei fatti in quanto tali, dove il malcontento nasce appunto dalla disparità: tra il lavoro svolto e la paga che un dipendente percepisce.

Il più delle volte, però, l’insofferenza non ha alcun motivo di essere. È puramente negativo vedersi sempre il proprio bicchiere mezzo vuoto senza avvertirne l’altra metà: bevuta o lasciata evaporare per negligenza o stupida arroganza. Il clima resta torbido dacché le richieste non vengono sostenute dalle offerte. Non si può pretendere che le cose non vadano a pari passo. È vero che ognuno di noi ha quel che si merita: sia per educazione al servizio, sia per saperne abbastanza sul da farsi, dove non basta un bel curriculum di presentazione, ma serve una sana e preparata propensione, una volta assunto, a svolgere la propria mansione con diligenza e serietà.

Mi viene in mente quando, mandato dall’Agenzia colla quale collaboravo e che mi presentavo sul nuovo posto di lavoro. Alla richiesta del titolare che mi chiedeva cosa avevo intenzione di guadagnare, io gli rispondevo: – Fatemi lavorare una settimana con una paga irrisoria, dopodiché potremo più facilmente definirne i rapporti lavorativi e lo stipendio. Funzionava sempre. Se si cerca un buon riscatto sociale e si vuol iniziare dal vendere lupini, bisogna che non si dia adito alla sorte, di affondare la nostra barca che li trasporta: faremmo tutti la fine della famiglia Toscano (i Malavoglia verghiani).

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donmichelangelotondo più di un mese fa

Enjoy Puglia!

 
 
 

Enjoy your life!

La Puglia, terra del sole, del mare, di colline ora brulle ora verdeggianti, di foreste a due passi dal litorale.

Enjoy Puglia!

Qui puoi divertirti come e quando puoi. L’ospitalità è nel nostro DNA, la bellezza la respiriamo ogni giorno, le possibilità ricettive e le opportunità di svago sono praticamente illimitate.

Hotel extra lusso, ma anche per tutte le tasche (insieme a B&B, pensioni, case vacanza), alta cucina e cucina tradizionale, attrezzature sportive di ogni genere, discoteche, escursioni per amanti del trekking, della bici, dei cavalli: puoi disegnare la vacanza dei tuoi sogni e non avrai che l’imbarazzo della scelta.

Lasciati ammaliare dalla magia di Castel del Monte o dai trulli di Alberobello, entrambi patrimonio UNESCO.

Immergiti nella foresta umbra o nelle acque cristalline dei nostri 865 km di coste.

Trova rifugio nelle nostre masserie seicentesche circondate dagli ulivi secolari tra Monopoli, Fasano e Ostuni, la “città bianca”.

Scopri la Valle d’Itria, innamorati del Salento con Lecce, la capitale del Barocco.

Balla la pizzica, a Melendugno come a Gallipoli, i cui locali sono tra i più noti per il turismo LGBT di tutto il mondo.

Puglia, dove è vacanza 12 mesi all’anno.

Enjoy Puglia, enjoy your life!


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donmichelangelotondo più di un mese fa

La dura (e sbagliata) legge del Pos

La dura (e sbagliata) legge del Pos
(ansa)
Solita occasione mancata da parte del legislatore per farci fare un salto in avanti
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E quindi giovedì 30 giugno entra in vigore “la dura legge del Pos”. Pagamenti obbligatori con carta di credito in tutti gli esercizi commerciali. Pena, una multa di 30 euro più il 4 per cento della transazione negata. In un paese ancora legato ai pagamenti cartacei e al nero, cioé all’evasione fiscale, ci sarebbe da esultare. Finalmente. E invece no. La norma approvata in gran fretta dal Parlamento nel decreto di attuazione del Pnrr sembra fatta apposta per diventare la solita occasione mancata del legislatore per farci fare un salto in avanti. Intanto c’è il meccanismo della multa: è il cliente che deve denunciare l’esercente. Immaginate la scena: devo pagare un caffè, quello mi dice che il Pos è rotto, è sempre rotto il Pos in certi negozi, io esco, chiamo una guardia e sporgo denuncia.

 

E poi cambio quartiere probabilmente. Ma il vero punto debole della norma è nell’aver considerato un solo tipo di pagamento digitale: quello con il Pos, appunto, un acronimo che sta per Point of Sale, un oggettino al quale avvicinare la carta di credito per la transazione, pagando ovviamente varie commissioni. Ma lo sa, il ministro dell’Economia Daniele Franco, che questa norma ha voluto, che si possono fare pagamenti elettronici, e quindi tracciati, anche senza carta di credito e con commissioni quasi azzerate? La tecnologia ha fatto passi da gigante in questi anni: avvicini il tuo telefonino a quello dell’esercente, scrivi la cifra dovuta e i soldi si trasferiscono, come per magia.

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