L’invidia affiora quando ci manca qualcosa. Ma quando sei bravo in qualcosa, quando sai di avere costruito il tuo valore con dedizione e fatica, non hai bisogno di guardare gli altri con amarezza: sai quanto costa arrivarci, e rispetti chi ci riesce.
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L’effimero è il respiro della vita: fugace, fragile, eppure capace di accendere interi mondi in un solo istante. Ci insegna che non è nella durata delle cose, ma nell’intensità con cui le viviamo, che si cela il senso vero della nostra esistenza.
In un mondo fatto di fiori, resina e aghi di pino, restare lì con un libro in mano e una tazza di tè caldo diventa un piccolo atto di contemplazione.
Il tempo rallenta, la mente si schiarisce, e ogni respiro sa di natura.
Se immagino il paradiso, lo vedo poco affollato.
Non di vita comunitaria, perché sono un essere solitario.
Lo immagino come uno spazio tutto mio, uno scrigno fatto di natura e di piccole cose.
Un tempo senza confini per dedicarmi a ciò che amo di più: sentire il vento, ascoltare gli uccelli cinguettare e lasciare che il sole scaldi la mia pelle.
Cosa mi colpisce davvero di una persona sono gli occhi.
Perché raccontano molto più di quello che le parole riescono a dire.
Negli occhi si legge la sincerità, la fragilità, la forza, la gioia e perfino il silenzio.
Sono il primo contatto e, spesso, anche l’ultimo ricordo che rimane.
Wow, SORA di ChatGPT deve avere le priorità ben chiare: su 10 foto, 9 sono donne avvenenti… quindi a quanto pare i sogni delle persone si riducono tutti a questo.....
In un mondo ideale, abitato da prati fioriti e corsi d’acqua, spesso si immagina il luogo perfetto dove rifugiarsi con la mente. Il “luogo rifugio” ha questo nome perché, nonostante gli agi, le persone avvertono costantemente il bisogno di rassicurazione. In questo periodo storico, questi luoghi di rifugio devono essere particolarmente affollati.
Già la vita è avara di momenti piacevoli: ogni giorno devi confrontarti con tutto e con tutti.
Poi entri in chat per lasciarti andare un po’, per cercare un attimo di leggerezza…
E invece trovi — o meglio, trovi proprio quella persona — che riesce a farti pentire di esserci entrato.
Quella che scava, fruga, cerca difetti e contraddizioni solo per rimarcarli.
Quella che prova a farti sentire qualcosa che non sei, a farti diventare ciò che non sei mai stato.
Viviana, la Dama del Lago
Nel cuore d’un bosco velato di bruma,
tra specchi d’acqua e foglie tremanti,
vive il silenzio che canta e consuma
segreti antichi, incanti e incanti.
Viviana regna, eterea e fiera,
sospesa tra sogno e verità,
custode d’armi, di sacra frontiera,
sorgente di luce e d’eternità.
Il lago la avvolge come un manto d’argento,
le ninfe l’accolgono al suo passaggio,
e il vento si piega, devoto e lento,
per ascoltarne l’arcano linguaggio.
Nelle sue mani la spada divina,
fiamma che guida cavalieri erranti,
nelle sue labbra promessa che affina
il cuore dei giusti, i cuori vibranti.
E chi la incontra non scorda più mai
lo sguardo che unisce terra e destino:
Viviana, regina d’acque e di guai,
sirena d’incanto, potere divino.